Un’anatra tuffatrice alleata dei nostri laghi

by Claudia

Mondoanimale: la moretta, questo il suo nome, contrasta il progressivo impoverimento della biodiversità lacustre

«La moretta è un’anatra tuffatrice diffusa in tutta l’Europa settentrionale, ma il suo areale si estende ben oltre, considerato che occupa l’intera Siberia fino al mare di Bering». Sono le parole di Gianni Marcolli, collaboratore monitoraggi ornitologici per Vogelwarte CH e fotografo naturalista, che presenta una delle anatre tuffatrici la cui popolazione europea conta oltre cinquecentomila coppie «concentrate principalmente in Russia, Svezia e Finlandia».

Luoghi climaticamente più rigidi rispetto al nostro territorio, ragione per cui l’anatra tuffatrice (Aythya fuligula) li ha scelti quale ambiente dove mettersi al riparo dal freddo invernale. La moretta è di fatto un’anatra migratrice che viene per l’appunto a svernare in Svizzera nei mesi di novembre e dicembre, rimanendo nei dintorni dei nostri laghi fino a marzo. Ma in realtà la sua importanza trascende ogni suo spostamento, anche perché «in generale, essa nidifica molto poco in Svizzera e, per rapporto all’Europa, registra quantitativi irrisori. Basti pensare che i conteggi europei di Birdlife International si situano tra le 551mila e le 742mila morette nidificanti, a fronte delle 160/280 coppie che nidificano in Svizzera (delle quali pochissime si presume nidifichino alle nostre Bolle di Magadino)».

Dati più specifici e ufficiali inerenti alla media degli ultimi dieci anni indicano che, per quanto attiene al Canton Ticino: «Sul Verbano, dove risulta crescente, si sono contate in media 163 morette, mentre sono 120 quelle sul Ceresio, dove però il quantitativo tende a diminuire». Malgrado la sua modesta presenza e l’esiguo tempo in cui essa si ferma in Svizzera a nidificare, la moretta riveste una grande importanza nella regolazione della nostra biodiversità lacustre, e proprio qui sta il suo immenso pregio: «Così come il moriglione (ndr: un’altra anatra tuffatrice), la moretta è la principale antagonista dei mitili lacustri invasivi che hanno recentemente infestato i laghi svizzeri, con danni alle infrastrutture subacquee e con un progressivo impoverimento della biodiversità lacustre».

Pensiamo subito alla cozza quagga (vedi articolo «Azione», Mondoanimale, del 5 agosto 2024) e riceviamo conferma dal nostro interlocutore che è anche della quagga che si nutre la moretta: «Per la ricerca di cibo, essa si immerge solitamente a 4 o 5 metri di profondità, anche se occasionalmente può spingersi fino a 14 metri». Marcolli spiega che l’immersione dura solo tra i venti e i quaranta secondi, ma è sufficiente a fare razzia di cozze quagga (Dreissena rostriformis bugensis) e Zebrata (Dreissena polymorpha): «Una moretta ha attività sia diurna sia notturna e nelle 24 ore si immerge più di cinquecento volte, fino a catturare complessivamente più di tremila mitili pari a un chilogrammo e mezzo di cibo, corrispondente a più del doppio del suo peso corporeo».

Ciò la rende preziosa alleata della regolazione dell’ecosistema lacuale per quanto attiene all’invasiva cozza quagga: «Nel corso di un singolo inverno monitorato da Vogelwarte, le anatre tuffatrici (oltre alla moretta, alcuni moriglioni, folaghe e altre migratrici più rare) hanno pescato più del 90 percento di cozze, fino a quattro metri di profondità. Ma si è pure notato, ad esempio, che nel lago di Costanza sono riuscite a raggiungere i dieci metri laddove potevano, malgrado l’irregolarità del fondo lacuale».

Ad ogni modo, l’esperto sottolinea che si è constatato come a fine inverno le cozze presenti a quattro metri di profondità erano davvero pochissime: «Queste si ripopolano in parte a primavera, quando le morette migrano per altri lidi, salvo poi ritornare ad autunno inoltrato e riprendere a nutrirsene». Anche se si è osservato che alcune di esse sono diventate stanziali e non partono per la migrazione. Una situazione che «fa gioco» alla regolazione della quagga, anche durante i mesi in cui la maggior parte di morette emigra altrove: «Durante l’inverno, quest’anatra tuffatrice deve sostenere un viaggio di 4–5 mila chilometri e perciò prima deve riuscire a nutrirsi anche per accumulare grasso. Si è notato però che a fine stagione alcune morette avevano addirittura perso peso e questo avrebbe impedito loro di effettuare la lunga migrazione che le aspettava. Sono proprio questi individui a restare qui e a nidificare da noi; in un certo senso, possiamo dire che decidono di non partire perché sentono di non essere né pronte né in grado di affrontare un viaggio così lungo, perché richiederebbe una grande energia assicurata dall’accumulo di grasso che non sono state in grado di fare. Dunque, restano qui da noi, anche se soffrono il caldo, e continuano a nutrirsi di mitili come la quagga».

In definitiva, si può affermare che questo è un chiaro esempio di come la natura riesca ad attuare strategie per regolare l’habitat e il suo ecosistema: «Siccome moretta e moriglione risultano essere naturali antagonisti molto importanti contro la prevista espansione della quagga, sono due specie che dovrebbero essere tutelate». Così conclude Gianni Marcolli.

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