«Io sono stato sempre bene di salute, e ho avuto un buon viaggio non avendo mai avuto burrasche e grandi contrattempi eccetto una serata. I viveri mi furono consegnati buoni e abbondanti, ma si faceva grande fatica per cucinarli essendovi solo 12 fornelli per circa 250 persone che erano nel bastimento; poi dopo la prima quindicina il carbone fu scarso. Io ho poi pagato 5 franchi al cuoco per me e per gli altri tre compagni ed esso cucinava per noi due volte al giorno». Così Virgilio Rotanzi, di Peccia, scriveva ai genitori rimasti in Vallemaggia descrivendo il suo viaggio da emigrante in Nord America e lo sbarco a New York. Era il 31 marzo 1861 e qualche giorno dopo Virgilio informava papà Luigi e gli altri famigliari del suo itinerario, durato sei settimane, per approdare nel nuovo mondo a cercare fortuna. La lettera di Virgilio, insieme agli altri scambi epistolari dei componenti della famiglia Rotanzi, potrebbe far parte della documentazione esposta nella futura Casa degli emigranti che il Comune di Maggia vorrebbe realizzare a Someo, nell’ex residenza Tognazzini. Anche la famiglia Tognazzini partì per l’America, in California, e lì fece fortuna, tanto che nel loro paese d’origine, Someo, costruirono una villa in stile liberty, su tre piani, proprio in centro paese. Altri emigranti valmaggesi si stabilirono nel Nuovo Mondo, costruendo poi nel villaggio d’origine un vero e proprio quartiere «californiano» composto da ville e villette.
Era il 9 gennaio 1925, allorquando gli eredi di Antonio Germano Tognazzini (la vedova Maddalena, i figli Clelia, Valerio e Ida con i nipoti Lionello ed Ellid), sottoscrivevano il lascito dello stabile di loro proprietà all’allora Municipio di Someo. Due le condizioni poste: che la municipalità utilizzasse in maniera esclusiva lo stabile quale ricovero per gli abitanti che fossero in condizioni difficili, in secondo luogo che qualora lo stabile non fosse stato destinato agli anziani, la proprietà venisse ritornata ai donatori, o loro eredi o procuratori. Destinazione e funzione sociale e curativa che fu mantenuta per 75 anni, fino a quando cioè non intervenne la pianificazione cantonale che sancì la chiusura del ricovero di Someo in favore dell’ampliamento della Casa anziani di Cevio, più moderna e confacente alle mutate esigenze dell’assistenza agli anziani. Da qui l’idea maturata da qualche anno, di destinare il prestigioso immobile donato dalla famiglia Tognazzini alla comunità ad un’altra funzione pubblica, quella di un museo, di una casa dell’emigrazione, che raccogliesse e mettesse a disposizione del pubblico la copiosa documentazione e le storie di centinaia di famiglie che tra la metà dell’Ottocento e gli Anni ’50 del Novecento partirono dalla Vallemaggia per sopravvivere. «Proprio recentemente abbiamo raggiunto un accordo con gli eredi Tognazzini, che vivono negli Stati Uniti. La loro casa di Someo, che nel frattempo è stata formalmente acquisita dal Comune, potrà cambiare destinazione ed essere trasformata in un centro di ricerca e divulgazione storica. Stiamo anche rimettendo insieme il gruppo di lavoro che fu costituito un lustro fa per valutare i nuovi contenuti. Non vogliamo concepire un museo, bensì un centro di competenza sull’emigrazione, un punto di riferimento storico, che raccolga e diffonda le testimonianze del passato in un contesto dinamico, al fine di davvero onorare la memoria degli emigranti», ci spiega Andrea Sartori, sindaco di Maggia, di cui Someo è frazione dall’aggregazione del 2004.
«L’opera è ancora lungi dal realizzarsi, in quanto vogliamo e dobbiamo seguire il giusto iter per completare il progetto e ottenere il relativo credito in Consiglio Comunale; contemporaneamente, sarà nostra premura comunicare in modo trasparente il progetto alla popolazione. Vi è infatti il timore, presso alcuni abitanti, che si concepisca una casa-museo statica, che è proprio ciò che non vogliamo. Nostro desiderio è di dar vita a un centro dinamico, popolato da ricercatori, studenti, privati interessati, scolaresche».
Il progetto di recupero e rilancio di Palazzo Tognazzini era stato avviato nel 2018 cioè dalla volontà espressa dallo storico Giorgio Cheda di donare alla sua comunità d’origine la ricca biblioteca e l’archivio che egli ha costituito in mezzo secolo di studi e ricerche sull’emigrazione. Si tratta di 12-15’000 volumi da catalogare e dell’inventario del materiale che compongono il Fondo Cheda. «Nelle nostre intenzioni, l’istituto di competenze sull’emigrazione vuole inoltre essere anche un punto di contatto tra le iniziative e i progetti presenti sul territorio che trattano la stessa tematica, eventualmente integrandoli», precisa Sartori.
Tra i servizi che il Centro sull’emigrazione potrebbe offrire una volta aperto, vi sono la possibilità di effettuare ricerche genealogiche e l’offerta di visite guidate. «In valle vi è traccia un po’ ovunque, dall’architettura all’arte sacra, del fenomeno dell’emigrazione e si è dunque pensato di sviluppare una serie di offerte turistiche tematiche, magari avviando una collaborazione con l’Organizzazione Turistica e il Museo di Valmaggia. Il gruppo di lavoro aveva inoltre già individuato l’opportunità di organizzare o di ospitare convegni, conferenze, esposizioni e proiezioni, promuovendo così una divulgazione a tutto campo, non solo per i visitatori ma anche per gli abitanti, gli studiosi e i ricercatori, proponendosi come polo di promozione della ricerca scientifica, anche coinvolgendo gli istituti accademici presenti sul territorio», sottolinea il sindaco di Maggia.
Non tutto però filerebbe liscio per l’apertura delle porte del Centro di competenze sull’emigrazione di Someo nello storico stabile Tognazzini. Un gruppo di cittadini di Maggia e dintorni ha nel frattempo lanciato una raccolta firme per sollecitare il Municipio a considerare altre alternative per il palazzo: da una cellula socio-educativa per i minorenni problematici alla creazione di alloggi temporanei per persone in difficoltà e bisognose di soccorso o ancora una casa protetta per le donne e i loro figli o un bed&breakfast per anziani con limitata disponibilità economica. Tutte destinazioni – a detta dei petizionisti – che creerebbero un maggiore indotto economico. «Nei prossimi mesi sarà nostra premura rispondere in modo circostanziato ai firmatari, portando anche l’argomentazione che Palazzo Tognazzini potrà creare valore aggiunto e un indotto positivo in ambito culturale e sociale, come espresso poc’anzi (nonché evidenziare le oggettive difficoltà di realizzare le varianti da loro proposte). Desideriamo infatti inserire Palazzo Tognazzini in un percorso culturale e storico inedito che ci possa caratterizzare anche internazionalmente come polo d’eccellenza sull’emigrazione», conclude Sartori.