Sebbene, da un punto di vista sociologico, gli ultimi anni ci abbiano abituati a parecchi eventi più o meno spiazzanti, si può dire che nel mondo della cultura pop vi siano stati pochi terremoti paragonabili a quanto recentemente accaduto nell’ambito della musica R’n’B e hip hop di matrice americana – dapprima con la condanna a un totale di 31 anni di reclusione del cantante R. Kelly (tra il 2021 e 2023), e, solo pochi giorni fa, con i gravi capi d’accusa presentati a carico del popolarissimo performer e produttore Sean Combs, già noto al grande pubblico come Puff Daddy e, in seguito, semplicemente «Diddy».
In entrambi i casi, i reati in questione sono di stampo sessuale, e vanno dalla tratta di esseri umani alla coercizione e sfruttamento di innumerevoli vittime a scopo di abuso; nel caso di Combs, le indagini si sono infatti concentrate sull’abitudine, da parte del cantante, di indugiare in periodici festini orgiastici (noti come freak offs), i cui partecipanti risultano essere stati perlopiù non consenzienti. E questo è solo l’inizio, dal momento che il percorso legale a cui due figure pressoché mitiche della musica statunitense si sono dovute sottomettere nell’arco di un paio d’anni, sembra dimostrare come qualcosa sia definitivamente cambiato perfino nel dorato universo delle «intoccabili» superstar musicali.
Ma allora, cosa si cela dietro all’improvviso «disvelamento» e condanna mediatica di fatti tanto sordidi, dei quali la maggior parte dei fan era del tutto all’oscuro? Di certo, alla base vi è una nuova, rinnovata consapevolezza, da parte dell’opinione pubblica, nei riguardi di quel senso di onnipotenza tipico dell’universo delle rockstar (e, in fondo, dei divi in generale), e che da sempre pervade il mondo dalla forte connotazione sessuale nel quale tali star si muovono; del resto, si sa come i «favori» in tale ambito costituiscano spesso il mezzo più semplice per guadagnarsi l’ingresso tra le cosiddette beautiful people.
Tuttavia, il caso di Diddy presenta ramificazioni ben più ampie, dal momento che le innumerevoli denunce firmate da centinaia di vittime (e accumulatesi, nel giro di poche settimane, sul tavolo del procuratore federale di New York) daranno presto luogo a un processo nel quale l’accusato rischia, come massima pena, l’ergastolo; il che ha spinto molti a rimarcare come l’immunità alla quale lo status multimiliardario della star sembrava darle diritto sia ora stata revocata.
In più, l’effetto «domino» di tale scandalo promette di lasciare una lunga scia dietro di sé, a partire dall’imminente pubblicazione della lista di «complici» di Diddy – tra cui molti colleghi superstar, che presto sconteranno il prezzo del loro silenzio; mentre molti whistleblower hanno già profetizzato che le ripercussioni dell’arresto di Diddy si faranno sentire su tutta Hollywood, date le profonde connessioni tra il mondo della musica da classifica e quello degli studios cinematografici.
Ma ora che, come si suol dire, il re è nudo, c’è da chiedersi come potrà la scena musicale statunitense – per intenderci, quella dei grandi nomi internazionali – riprendersi da un tale shock: in altre parole, come restituire agli ascoltatori una qualche sorta di fiducia nei riguardi dei propri beniamini, o presunti tali?
Forse la risposta sta proprio nella speranza che ciò non sia del tutto possibile: perché se è vero che il «Diddygate» sembra suggerire come i giorni dell’impunità – in cui le star potevano indugiare in qualsiasi perversione o inconfessabile desiderio, senza nessuna conseguenza – siano finiti per sempre, è altrettanto vero che anche il grande pubblico ha dei doveri al riguardo: primo fra tutti, evitare di idealizzare personaggi che, per quanto celebri, e (a volte) talentuosi possano essere soggetti alle medesime tentazioni – e, in questo caso, abiezioni – dei «comuni mortali», con in più l’aggravante rappresentata dal fatto che i guadagni miliardari rendono assai più facile soddisfare tali pulsioni. E se la rovinosa caduta in disgrazia di Diddy e dei suoi accoliti dovesse infine permettere ai fan (e non solo) di comprendere tutto ciò, allora si potrà affermare con certezza che almeno un risvolto positivo ci sarà stato.