Mostra cinematografica: due esposizioni commemorano il decennale della morte dell’artista grigionese
Non solo Alien. Se il film di Ridley Scott del 1979, dando inizio a una popolare e duratura saga – l’ultimo capitolo, Romulus, è giunto nelle sale durante l’estate – fece conoscere al mondo la creatività di Hans Ruedi (H.R. come si firmava) Giger, l’opera dell’artista grigionese non può essere limitata al lavoro che lo rese celebre.
Il decennale della sua morte (avvenuta il 12 maggio 2014 in seguito a una caduta) è stato l’occasione per una serie di iniziative anche per una rilettura della sua importanza e del suo ruolo di grande artista degli ultimi decenni del Novecento.
Giger, nato a Coira il 5 febbraio 1940, fu fin dagli anni Sessanta interprete e anticipatore di temi che si manifestarono solo più tardi, nonché influente sulla fantascienza successiva. Poco noto è il mediometraggio Swiss Made 2069 (1968) realizzato con il coetaneo Fredi M. Murer, un altro destinato a diventare grande (Pardo d’oro 1985, per il capolavoro Höhenfeuer), con il sottotitolo intrigante «o dove i futurologi e gli archeologi si stringono la mano». Il filmato, avanguardistica combinazione di documentario e fantascienza, è facilmente ritracciabile in Youtube e mette in mostra alcune opere di Giger (come la «Macchina del parto») tra le scenografie.
Disegnatore tecnico e designer di formazione, con solide conoscenze della storia dell’arte, l’artista ha sfruttato queste abilità anche nell’uso di nuovi materiali e della tecnica dell’aerografia, fino a concepire il «biomeccanico», commistione di biologico e metallico che lo avvicina ad altri esponenti del simbolismo e del surrealismo. In particolare si possono trovare sintonie con lo scrittore britannico J. G. Ballard (La mostra delle atrocità, Crash e L’impero del sole), del resto Giger era fin da giovanissimo un avido lettore di fantascienza.
Alle origini dell’artista grigionese appartengono la sensazione di paura e di mistero e pure la passione per l’antico Egitto nata da ragazzo, quando ogni domenica mattina si recava al Museo Retico a visitare la mummia di Ta-di-Isis, che lo influenzò profondamente. La casa di famiglia divenne luogo di sperimentazioni che rivelarono un talento, tanto che alcuni suoi lavori furono pubblicati sulla rivista scolastica «Sprachrohr».
La sua città natale gli ha dedicato l’«Anno Giger a Coira» che si conclude con la mostra al Bünder Kunstmuseum dal titolo HR Giger – Gli anni di Coira: resterà aperta fino al 24 novembre, e include le foto originali della recente pubblicazione HR Giger. I primi anni di Charly Bieler. In aggiunta, Coira Turismo propone una visita guidata della città nei luoghi legati alla vita e all’opera di Giger: la scultura Torso con cranio lungo, detta Alien, posta di fronte al Museo d’arte, la targa commemorativa sulla casa di famiglia nella Storchengasse dove i genitori avevano la farmacia, la piazza a lui intitolata con l’imponente fontana della cicogna dotata di ventun lastre di alluminio con un motivo biomeccanico. Oltre al Centro Kalchbühl che ospita il Giger Bar da lui disegnato (versione ridotta di quello progettato per New York) e dove era prevista pure la Fontana dello Zodiaco, che ora l’associazione Pro HR Giger intende realizzare nel centro cittadino.
Altra città, altro spazio espositivo. Molto importante e ricca è la mostra Beyond Alien: HR Giger curata da Marco Witzig, il massimo esperto dell’artista, al Mastio della Cittadella di Torino e aperta fino al 16 febbraio 2025. Un’esposizione sorprendente per quantità di opere e allestimento e che apre scenari nuovi sull’importanza di Giger, anticipatore per temi e stile, e punto di incontro dell’arte alta e della cultura pop che stava nascendo. Un universo oscuro che spaventa e affascina (l’ispirazione per la bocca di Alien furono le labbra di Michelle Pfeiffer), con una visione nuova anche dell’erotismo, dell’amore, della nascita e della riproduzione, che spesso attingeva anche dall’autobiografia, come il suicidio della prima moglie, l’attrice svizzera Li Tobler.
A Torino sono esposti quadri, sculture e altre opere come le copertine di dischi che realizzò per vari artisti e i lavori preparatori per pellicole mai realizzate come Dune di Alejandro Jodorowski; tra questi, un trono e un tavolo, che hanno influenzato i film successivi. E ci si accorge che nell’immaginario che ci siamo costruiti attraverso i media c’è più Giger di quel che pensiamo.