Storia e leggende delle sentinelle di montagnac

Se viaggi in treno, ti accorgi di essere in Trentino quando vedi l’Adige: il secondo fiume d’Italia in lunghezza che, sebbene oggi scorra maestoso e tranquillo, in passato causò famose inondazioni. Nasce presso le Dolomiti a 1500 mslm, passa i ponti di Bolzano, Trento, Verona, e tra estensioni di vigneti e alberi da frutta percorre maestoso la pianura Padana per poi finalmente gettarsi nell’Adriatico. Mentre lui, il fiume, dona il suo nome a una delle maggiori province italiane, il Trentino-Alto Adige, dall’altra parte, a Modena, l’autostrada del Sole incontra l’autostrada del Brennero che rapidamente unisce questa regione d’Italia con l’Austria e i Paesi del Nordeuropa.

Se, invece del treno, dunque, si sceglie di visitare la regione partendo da Trento, quando la strada aggredisce la montagna tra curve mozzafiato e improvvisi altopiani, improvvisamente appaiono, al posto del fiume, gli antichi Castelli medioevali. Impossibile non notarli: costruiti in posizioni strategiche per il totale controllo del territorio e dei villaggi sottostanti, addossati alle rocce o circondati da foreste, solitari ma dominanti, sono stati strutture militari fortificate e insieme residenze delle nobili e potenti famiglie.

Hanno torri di guardia cilindriche o a pianta quadrangolare, roccaforti con lunghe mura merlate che proteggevano l’ingresso, scale interne e cortili. Erano il massimo punto di difesa e resistenza per eventuali invasioni, e qui gli abitanti dei villaggi trovavano rifugio nel caso delle non rare battaglie. Nessun’altra regione d’Italia, e forse d’Europa, conta, rispetto alla sua estensione, un tale numero di castelli, oltre cento, affiancati da chiese, abbazie e monasteri. Inevitabile lasciarsi trasportare dall’immaginazione facendo correre i pensieri agli antichi tornei o al clamore delle armi, alle castellane dalle lunghe trecce bionde, alle leggende di fantasmi, tesori nascosti, amori infelici che la fantasia popolare ha raccontato, o forse spesso inventato.

La presenza di questi castelli è giustificata dalla storia secolare di una terra di passaggio che è anche frontiera politica e linguistica, unità geografica e storica nel cuore delle Alpi, punto d’incontro e scontro delle due massime civiltà del continente, la latina e la germanica, materializzate in queste mura. I castelli portano nomi suggestivi: Castel Campo, Castello di Arco, Castello di Corno, Castello di san Michele. Ma più spesso il nome è quello delle antiche famiglie nobiliari che lungo i secoli vi abitarono. Il Castello di Thun, mezz’ora di auto da Trento, si erge davanti a incantevoli montagne, dal 200 a inizio 1900 fu dimora dell’antica famiglia feudale dei Thun; il pubblico può entrarvi, aggirarsi, respirare l’atmosfera dell’epoca tra le stanze rimaste originali, come quella dove abitarono i vescovi.

Castel Beseno, presso il comune di Besanello, era un luogo di massimo potere sulla sommità di un alto colle, e vanta mura di cinta altissime che furono utili per nascondersi e controllare il territorio; si racconta sia stato edificato in una notte di tempesta! Qui, si attraversano grandi sale rimaste arredate come allora, nelle quali il principe concedeva udienza, ma pure si possono provare le armi dell’epoca, gli scudi, gli elmi e le potenti spade per immergersi nel passato. Le sue mura hanno visto combattere le truppe nobiliari, e scendere in campo per la prima volta i terribili Lanzichenecchi.

Alcuni castelli hanno invece aperto le loro porte trasformandosi in eleganti alberghi, dove si possono celebrare incontri e feste o dormire respirando un’atmosfera medioevale, al riparo dai fantasmi. E come lasciare Trento senza visitare il celebre storico Castello del Buonconsiglio? È una cosa unica con la città, cui è strettamente unito. Raggruppa in un’unica grande struttura costruzioni di epoche diverse, ha enormi sale con affreschi, cortili interni, balaustre, logge, porticati, antiche scale medioevali abbastanza impressionanti da salire e lunghi giardini. Nasce con scopi difensivi ai primi del 1200, in posizione chiave tra le terre germaniche del Sacro Romano Impero e l’Italia sede del papato. Fu feudo vescovile e ben presto divenne l’unica sede del massimo potere politico e religioso, vale a dire quello dei Principi e dei Vescovi di Trento, rimanendo tale nei secoli fino all’arrivo dei soldati napoleonici. Qui, durante la prima guerra mondiale furono incarcerati e giustiziati dall’Austria gli eroi del Risorgimento italiano e i martiri dell’irredentismo trentino Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa.

Ricordando che unisce in un insieme sorprendente edifici sorti in tempi molto diversi, alla parte più antica e difensiva, la possente e cilindrica torre militare duecentesca si accostò secoli dopo il palazzo Castelvecchio, fortezza e residenza dei principi-vescovi; nel Rinascimento per celebrare la visita di re Ferdinando d’Asburgo e della regina Anna d’Ungheria fu aggiunto il «Magno palazzo», fastosa lussureggiante residenza principesca, all’interno della quale ci si aggira tra soffitti a cassettoni, fregi, stemmi, insegne araldiche, raffigurazioni mitologiche, bibliche e storiche. Tra cicli di affreschi dei maggiori artisti dell’epoca (Dosso Dossi o Romanino) al servizio del Principe – che illustrarono la storia dei principi – un’immagine del 1535 ritrae Carlo Magno tra i dignitari della sua corte e i vescovi di Trento.

Al termine della visita, all’estremo lato sud del castello, si percorrono lunghi giardini prima di affrontare Torre Aquila, esempio del Gotico internazionale, dove la rappresentazione del ciclo delle quattro stagioni ci restituisce una rara fedele immagine della vita quotidiana di corte del Medioevo al tramonto, nel XIV secolo, un tempo forse non così lontano.

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