Viale dei ciliegi

Arne Svingen, Vita da cani, La Nuova Frontiera Junior (Da 12 anni)

Una vita «da cani» non è come una vita «da cane», ci avverte subito Basse, l’io narrante di questa storia. È titolato per dirlo, visto che Basse è un cane. Quindi è ovvio che conduca una vita da cane, ma si sente autorizzato a sperare che la sua vita possa smettere di essere «da cani», giacché è così che gli umani definiscono «una vita in cui mancano tutte le cose belle», e quella di Basse, all’inizio del romanzo, avrebbe molti margini di miglioramento. L’umano di Basse, «il suo migliore amico», si chiama Kjell Il Tossico, e il nome dice tutto. Kjell in fondo ha un cuore d’oro, come dimostra il fatto che abbia adottato Basse quando era un cucciolo abbandonato nella spazzatura, ma vive nell’inferno della tossicodipendenza, fatto di furtarelli, frequentazioni pessime, crisi di astinenza, cronica mancanza di forze e di soldi. Ed è Basse a prendersi cura di lui, come può ovviamente. La svolta avviene con l’ingresso di Gusto, il fratellino di Kjell, rimasto fino ad allora a vivere con la mamma, alcolizzata e inadempiente. Da tempo i due fratelli non si vedevano, Kjell se ne era andato per la sua strada di disagio, ma ora la mamma, gravemente malata, è ricoverata in ospedale e Gusto si rivolge a Kjell chiedendogli di poter abitare con lui. Certo Kjell non è quello che i servizi sociali definirebbero un adulto responsabile, ma mai dire mai… e soprattutto mai sottovalutare l’intelligenza di un cane! È una storia bellissima e sì, anche umoristica, nonostante i temi citati possano far pensare il contrario. È una storia leggera e profonda, che certo commuove, ma fa anche sorridere, principalmente grazie alla prospettiva «canina» da cui è raccontata. Arno Svingen, uno dei più importanti autori norvegesi (che avevamo già apprezzato per La ballata del naso rotto) qui si supera in finezza, perspicacia e ironia nel dar voce all’adorabile Basse. Non è certo la prima volta che in un romanzo per ragazzi si affida a un animale la funzione di narratore, e spesso con esiti molto felici, proprio perché uno sguardo diverso, in senso sia visivo sia valutativo, opera un interessante effetto di straniamento sulle pratiche degli umani: la letteratura per ragazzi annovera sguardi non umani di cavalli, ad esempio, sin dal classico di Anna Sewell Black Beauty, del 1877, fino al celebre e più recente War Horse di Michael Morpurgo; o di gatti, come la storia di emigrazione Una gatta in fuga, di Vanna Cercenà; fino alle scimmie, come nell’intenso punto di vista del gorilla nel romanzo di Katherine Applegate, L’unico e insuperabile Ivan. E decisamente, il cane di questa storia s’inserisce a pieno titolo nello scaffale dei più bei romanzi di questo tipo.

Jörg Mühle, Decidi sempre tu!, Terre di Mezzo (Da 4 anni)

L’artista tedesco Jörg Mühle riesce sempre a dare ai suoi personaggi un’espressività vigorosa e tenera al contempo, e quando illustra per altri autori conferisce immancabilmente alle loro storie un valore aggiunto, come nelle sue collaborazioni con Ulrich Hub, ad esempio nei racconti di Anatra Zoppa e Gallina Cieca. Ma Mühle è efficacissimo anche come autore a tutto tondo, sia di immagini sia di testi, e questo Decidi sempre tu! ne è un’ulteriore prova. Il tema è quello dei conflitti infantili in situazioni di gioco ed è declinato con modalità divertenti e vivaci, in grado di arrivare con immediatezza ai bambini, che rideranno gustando questa storia, ma anche molto si riconosceranno. Ancora una volta, come già nell’altrettanto umoristico Due a me, uno a te, troviamo al centro la coppia di amici (conflittuali) orso e donnola, e ciò che qui scatena la polemica è la gelosia del compagno di gioco: «Il tasso è amico mio!» dice donnola a orso, «Non puoi giocare con lui!». Si trova un accordo, si prova a giocare tutti e tre insieme, ma non appena stabilita la situazione di gioco («Giochiamo alla famiglia!») ecco che i ruoli stabiliti dal fatidico uso simbolico dell’imperfetto («Io ero la mamma, il tasso era il papà, e tu eri il bambino») creano ulteriori dissidi («Perché devo farlo sempre io il bambino?» brontola orso), tanto più che il bambino deve andare a letto, così gli altri due possono giocare indisturbati. Una storia deliziosa, che affronta con humour e franchezza tutte quelle emozioni poco deliziose ma molto vere come la rabbia, la gelosia e il desiderio di comandare.

Related posts

Viale dei ciliegi

Fierezza e inconciliabilità con il mondo borghese

Satira editoriale