Laddove l’anarchia si sposa con l’eco-creatività

by Claudia

Tra le colline che sovrastano Rimini, esattamente a Santarcangelo di Romagna, esiste un museo a cielo aperto particolare e scenografico, chiamato Parco Artistico di Mutonia. Correvano gli anni Novanta, quando un gruppo di artisti e performer della scena underground londinese conosciuti come Mutoid Waste Company gettava le sue fondamenta in una ex cava abbandonata. In quel periodo il gruppo si trovava in Italia proprio per seguire la meta dove li portava la loro arte. Finirono tra le colline riminesi, stabilendosi a Santarcangelo, e da allora non se ne sono più andati.

La materia prima

Tutta la produzione artistica dei mutoidi si basa su un principio fondamentale: usare per le loro opere materiale di recupero e di scarto. Riciclare e trasformare in sculture gli oggetti inutili o destinati a essere distrutti. Filosofia che si percepisce subito appena si arriva a Mutonia, nella campagna fuori Santarcangelo, circondati da alberi e prati. Si tratta di uno spazio davvero grande, quasi quanto un campo di calcio. All’ingresso, subito danno il benvenuto sculture che rappresentano robot, animali futuristici, cani con sei zampe, draghi in metallo e ominidi che ricordano marziani. E tutti, nessuno escluso, sono fatti di ferro, acciaio o plastica recuperata da vecchie auto, moto, frigoriferi, lavatrici e qualunque oggetto destinato a una discarica.

Il bello di Mutonia è che i suoi artisti vivono all’interno del museo stesso. Accanto alle statue, roulotte, van e camper alloggiano coloro che hanno deciso di scegliere questa vita comunitaria. Ma Mutonia è anche un luogo aperto a tutti quegli artisti che vogliono sperimentare e conoscere la magia di creare con materiale di riciclo. Uno spazio libero dove la circolazione di idee è importante per alimentare l’arte del movimento. Perché Mutonia, oltre a essere un museo, una cittadella artistica residenziale, è anche un grande laboratorio creativo dove la fantasia regna sovrana all’insegna di opere dall’estetica eco-cyberpunk.

Sedicimila metri quadrati

Basta fare una passeggiata tra i quartieri di Mutonia – che conta 16mila metri quadrati – per vedere quanto materiale di scarto è a disposizione delle sculture; materiale che per una mente meno attenta e artistica avrebbe valore zero qui diventa prezioso. In fondo, in un angolo, una serie di manichini in fila come una truppa di soldati, sembra pronta per essere usata in futuro da mastri ricreatori. Poco più avanti un vecchio pannello elettronico aspetta di essere smontato per vivere una seconda vita in un’opera d’arte. E ancora, i telai di due camion d’antan sono stati issati a mo’ di vertice di un triangolo che ricorda un arco di trionfo.

Qui, riciclare vuol dire creare, dare vita a una forma d’arte potente e innovativa. Viene messa in mostra la capacità dell’uomo attraverso la fantasia di rigenerare quello che viene considerato ormai inutile. E la fantasia non ha limiti a Mutonia. L’ingresso in questo museo è totalmente libero. L’importante è non disturbare e non essere invadenti con gli artisti. Si possono ammirare le opere, guardarle da vicino e, se si è fortunati, scambiare quattro parole con gli scultori. Come la donna al lavoro in cima a un ponteggio dove con l’aiuto della fiamma ossidrica unisce pezzi di lamiere per realizzare un grande gallo. Nessun disegno o schizzo dell’opera; è tutto nella sua mente. E quando le dico che è molto bello, mi risponde che andrà ad adornare una piazza di un paese qui vicino.

Di fatto, le sculture di Mutonia hanno un mercato ben solido e vasto. Oltre ad essere state esposte in musei e festival di tutto il mondo, come il Burning Man o la Biennale di Venezia, sono anche state vendute a prezzi che variano dai 15mila ai 50mila euro. Sono opere che si sposano bene con l’ambiente, sono futuristiche, originali, etiche. Riescono a riempire da sole grandi spazi, stimolano la curiosità, perché quando si vede una scultura di Mutonia non si può rimanere indifferenti. Oggetti trasformati in qualcosa di straordinario, nati in un ambiente dinamico.

L’arrivo dei mutoidi

Ma come sono arrivati qui, su queste dolci colline attraversate dal fiume Marecchia, e non lontano dalle spiagge di Rimini i componenti della Mutoid Waste Company? Il nucleo che ha dato vita al movimento, formato da inglesi e scozzesi, era da un po’ che si spostava in Europa. Dopo Londra erano andati a Berlino, Parigi e poi Barcellona. In giro con i loro spettacoli e sculture. E proprio da questo girovagare vennero invitati nel 1990 a partecipare al Santarcangelo dei Teatri. Quando arrivarono, con i loro camper e caravan, i capelli a cresta, vestiti di pelle, nel più puro stile cyberpunk, chiesero dove potevano sistemarsi con veicoli e attrezzature. Venne loro indicata la vecchia cava abbandonata. Dovevano rimanere per poco e invece sono quasi 35 anni che hanno messo radici a Santarcangelo.

D’altronde questa terra è abituata all’arte: qui è nato il poeta Tonino Guerra. E la popolazione deve aver subito percepito che nonostante l’aspetto, in quei ragazzi «strani» c’era un’anima in cui regnava l’arte e il piacere per il bello. Oggi, e non solo da oggi, fanno parte integrante della regione che li ha adottati, per cui molti artisti sono diventati stanziali. Certo, non sono sempre stati rose e fiori. Nel 2013, per problemi burocratici, hanno rischiato di essere sfrattati dalla cava. Ma le proteste, prima a livello locale e poi a livello nazionale, hanno spinto la Soprintendenza a riconoscere Mutonia come «un’esperienza rilevante che è entrata nell’identità e nella storia sia di Santarcangelo sia della nazione».

Anarchia creativa controllata

Mutonia è una comunità autonoma, dove l’anarchia si mischia alla creatività e al rispetto per l’ambiente. Uno stile di vita che attrae visitatori da tutto il mondo, una meta turistica non convenzionale. È aperto tutti i giorni dalle 09.30 alle 19.00 e se non si paga il biglietto non vuol dire che sia un parco senza regole. Bisogna essere rispettosi delle opere, della privacy degli artisti, e dell’intero microcosmo all’interno del quale coesistono anche delle sculture interattive e dinamiche. Robot giganti, animali grotteschi, automezzi strani di un periodo post apocalittico che ricordano quelli che si vedono nei film di fantascienza come Mad Max.

Processo creativo

Per la realizzazione di queste opere serve un impegno lungo e laborioso. Prima di tutto bisogna trovare i materiali nelle discariche, nei depositi di rottami o nelle fabbriche abbandonate.

Materiale che a sua volta diventa forma di ispirazione, perché un vecchio tubo arrugginito può trasformarsi nella zampa di un cane oppure nella base su cui far sviluppare un’opera astratta. Una volta raccolto il materiale inizia il lavoro manuale: tagliare il ferro, assemblarlo, saldarlo, fino a quando quello che era solo «roba inutile da buttare in discarica» riprende una nuova vita e diventa un’opera d’arte.

Passeggiare all’interno del Parco porta certamente a pensare al rapporto che abbiamo con gli oggetti che ci circondano. Ed è fuori dubbio che viviamo in una società consumistica dove spesso i prodotti hanno una vita breve e la loro dismissione il più delle volte comporta un impatto devastante sull’ambiente. A fronte dello stupore che provocano le tante istallazioni, pure consola, dunque, constatare come realmente sia possibile riciclare molti materiali in modo creativo e innovativo.

Per concludere, è indubbio che a Mutonia, oltre alla sfida delle convenzioni tradizionali vi sia anche quella estetica, e si accenda così un faro sull’arte contemporanea, facendo al contempo un atto di resistenza contro lo spreco. Trasformare gli scarti in bellezza deve portare a una riflessione su come affrontare le sfide ambientali del nostro tempo. E l’arte del riciclo di Mutonia può diventare un modello da seguire, non solo nelle sculture e istallazioni, ma anche nella moda, nell’architettura, nel design. Perché qui siamo davanti non solo a un’espressione artistica, ma a uno strumento di cambiamento sociale. Un’azione concreta che ci dimostra come tutti gli oggetti possano avere una seconda vita e come in qualcosa che si riteneva inutile possa invece celarsi la bellezza.

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