FC Barcelona, lo scorso 29 novembre, ha iniziato i festeggiamenti dei 125 anni dalla sua fondazione con una serie di eventi che si protrarranno fino all’aprile 2025, in attesa della riapertura del nuovo Camp Nou, lo stadio del Barça, oggetto da anni di lavori di ammodernamento.
Così come per l’Inter – fondata a Milano da un gruppo di svizzeri, il 9 marzo del 1908 – anche la nascita del club catalano si deve a uno svizzero, Hans «Joan» Gamper. Terzo di cinque fratelli, orfano di madre morta di tubercolosi e figlio di un uomo d’affari che si occupava di transizioni bancarie, Hans comincia a fare sport sin da giovane, dimostrandosi portato per tutte le discipline che praticava: dal calcio alla corsa, dal nuoto al tennis.
«Mio nonno nacque a Winterthur il 22 novembre 1877» ci racconta Xavier Gamper, chimico di 66 anni e nipote dello storico fondatore. «Dopo alcuni anni di militanza in una squadra locale, l’Excelsior, a 19 anni, nel 1896, fondò il FC Zürich con un amico, Hans Enderli, per poi giocarci nei due anni successivi. In seguito, per motivi professionali, si trasferì dapprima a Basilea giocando nella squadra locale. E poi a Lione dove giocò anche a rugby» aggiunge Xavier Gamper.
La vera svolta, però, arriva un giorno del 1898 quando un amico gli propone di andare a Barcellona a lavorare. Dato che a Barcellona, a quell’epoca, non c’erano squadre di calcio, Gamper pubblica un annuncio sul giornale «Los Deportes» invitando coloro che volevano praticare il futbol a contattarlo. Il gruppo, formato da tre svizzeri, due tedeschi, tre inglesi e sei catalani si riunisce il 29 novembre fondando il FC Barcelona, e dando dunque vita a una delle squadre di calcio oggi più blasonate del mondo. Essendo Gamper ancora minorenne per le leggi spagnole, viene nominato presidente un altro svizzero, Walter Wild. Del club catalano, Hans Gamper farà parte come giocatore disputando 106 partite con una media di un gol a partita. Diventerà poi presidente in cinque momenti diversi.
Ma il merito principale di Gamper, secondo il nipote, fu quello di salvare il Barça quando, il 2 dicembre del 1908, vide i soci riunirsi con un unico punto all’ordine del giorno: sciogliere la società. «Mio nonno era molto carismatico, un leader assoluto ma anche un visionario. E così in quella riunione decise di caricarsi sulle spalle e a sue spese il Barcellona salvandolo dal fallimento».
L’indole visionaria di Gamper si concretizzò quando, appena nominato presidente, capì l’importanza di costruire uno stadio di proprietà. Tema divenuto ormai mantra per le squadre di calcio di oggi a ogni latitudine, di cui Gamper intuì però l’importanza già cento anni or sono. Con soldi suoi, e con l’aiuto di altri, costruì lo stadio del Carrer Industria (Campo de la calle Indústria) realizzato in legno, dando vita alla cosiddetta epoca d’oro del Barça, che schierava i migliori giocatori dell’epoca e che vinceva trofei uno dopo l’altro.
«Nel 1923, visto che lo stadio del Carrer Industria era diventato piccolo, decise di costruire un nuovo stadio a les Corts vicino a dove ancor oggi si trova il Camp Nou, investendo di tasca sua una quantità impressionante di soldi per l’epoca: 970mila pesetas a fondo perduto, la metà dell’intero costo dello stadio che fu costruito in soli tre mesi», tiene a precisare il nipote.
Ma le questioni politiche spagnole e quelle legate all’economia internazionale cominciarono a pesare sul futuro del Barça e su quello di Gamper. A seguito della dittatura di Primo de Rivera in Spagna e per colpa del suo essere praticante protestante, Hans Gamper – nel frattempo diventato Joan Gamper in omaggio alle sue simpatie catalaniste – fu allontanato dal Barça ed espulso dal paese nel 1925. «Quando, dopo qualche mese, fu autorizzato a rientrare a Barcellona, gli venne impedito di ricoprire qualsiasi incarico nel Club. Fu addirittura obbligato a pagare il biglietto per assistere alle partite della sua squadra. La crisi economica del 1929 gli fece poi perdere tutti i soldi». Gamper, a seguito della crisi depressiva in cui era precipitato, si suicidò sparandosi un colpo di pistola il 30 luglio del 1930.
Dopo la sua morte, la moglie friburghese, Emma Pilloud – che Gamper sposò nel 1907 e dalla quale ebbe due figli – vietò che in famiglia si tornasse al suo ricordo: «Mia nonna non voleva che si parlasse del nonno. Noi nipoti non l’abbiamo mai sentita parlare di lui. Una cosa molto triste. Le informazioni le abbiamo prese dallo zio Joan Ricard Gamper e dalle persone che lo avevano conosciuto», spiega Xavier Gamper, che aggiunge: «Noi abbiamo mantenuto i rapporti con la Svizzera, abbiamo la doppia cittadinanza così come anche i nostri figli. Io, mia cugina Emma – che ha scritto un libro sulla vita di mio nonno intitolato De Hans Gamper a Joan Gamper, una biografia emocional e che da qualche anno si è trasferita nel cantone di Losanna – così come anche altri miei famigliari, abbiamo frequentato la scuola svizzera di Barcellona. E il tedesco, insieme al catalano e al castellano, è la nostra lingua materna. Io mi sento svizzero anche se vivo a Barcellona: voto in Svizzera e tutti noi Gamper ci sentiamo svizzeri».
Un legame, quello del Barcellona con la Svizzera, che continua ancora oggi, visto che la confederazione elvetica è il Paese che, dopo la Spagna, ospita il maggior numero di club organizzati di tifosi del Barça al mondo. Ci sono penyas del Barça a Basilea, Bellinzona, Martigny, Ginevra, Sciaffusa, Losanna e Berna. «Sicuramente è per via della sua origine svizzera» chiosa Xavier Gamper, il quale, confessando di voler scrivere una biografia completa sul nonno, ci tiene ad aggiungere che «sarebbe bello se si potesse far disputare prima o poi un Gamper (ndr. trofeo in onore del fondatore che dal 1966 si gioca al Camp Nou nel pre-campionato tra il Barcellona e un avversario che cambia ogni volta) tra Barça e Zurigo. Una bellissima idea per fare un omaggio ulteriore a Hans “Joan” Gamper, fondatore delle due squadre».