Il 17 novembre è stata la Giornata Mondiale della Prematurità (World Prematurity Day). Viene celebrata dal 2011 in oltre sessanta Paesi con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei parti pretermine e sulle problematiche del neonato prematuro. Per comprendere la portata delle nascite annuali dei neonati pretermine bisogna fare un distinguo che tenga conto delle settimane di gestazione: «Un bambino su dieci, al mondo, nasce prematuro.
Di questi, il 70% è definito “pretermine tardivo” o “late preterm”, cioè di età gestazionale compresa tra le 34 e le 36 settimane e 6 giorni. La Svizzera è allineata a questa statistica». Così esordisce la dottoressa Chiara Arrizza, pediatra responsabile del reparto di neonatologia e del Medicentro Pediatrico Clinica Sant’Anna di Sorengo, che pure vanta una profonda esperienza come capoclinica di neonatologia maturata all’Inselspital di Berna: «Uno dei “Centri di terzo” livello specializzati nella presa a carico di neonati con grave prematurità, nei quali il personale medico-infermieristico è molto esperto nella presa a carico delle criticità di questi piccoli, e dove si agisce inoltre in modo multidisciplinare, anche con aiuto psicologico per i genitori che permette alle puerpere di confrontarsi con psicologhe appositamente formate per il puerperio, dunque abituate alla donna che ha partorito e ancor più attente ad eventuali depressioni post parto, a maggior ragione in situazioni complesse come queste».
Nascere prima del termine presenta diverse criticità, tanto più importanti quanto più precoce è la nascita e quanto più basso il peso: «Il vero problema è la criticità dei gravi prematuri (24 settimane, per circa 450 grammi di peso), la cui sopravvivenza è aumentata proprio grazie alla presa a carico specialistica e multidisciplinare ed è ora del 70% (a fronte comunque di un’elevata percentuale di probabili comorbidità)». Quindi, a seconda dell’età gestazionale alla nascita e del decorso clinico della gravidanza, il neonato prematuro presenta problematiche che devono essere gestite: «Sarà un neonato di basso peso, con immaturità polmonare che può essere causa di stress respiratorio tanto più importante quanto più bassa è l’età gestazionale alla nascita. Presenterà difficoltà alimentari, instabilità nella termoregolazione e problemi di tipo metabolico, neurologico e infettivo». Insomma, più nasce prematuro e più il neonato sarà globalmente immaturo. Ma, secondo la specialista, «la maggior parte di questi bimbi risolve la sua problematica polmonare nel primo anno di vita, anche se potrebbero restare deboli dal punto di vista bronchiale e, ad esempio, avere rischio maggiore di sviluppare decorsi severi di bronchioli e altre affezioni del tratto respiratorio anche per patogeni coi quali altri bambini guariscono con pochi giorni di sindrome influenzale». Si può intuire che un bimbo prematuro potrebbe essere destinato ad avere problemi di salute nel tempo. «Ci può essere una cronicità, anche se non tutti sono destinati ad avere problemi, ma la prematurità potrebbe comportare alcune patologie che possono avere effetto per tutta la vita come le disabilità legate a complicanze neurologiche. Diciamo che più la prematurità è grave, e più possono presentarsi situazioni che vanno seguite dagli specialisti nel tempo».
Molteplici le cause del nascere anzitempo, anche se non sempre individuabili: «Esistono condizioni preesistenti la gravidanza o legate ad essa che potrebbero favorire una nascita pretermine. Inoltre, possono predisporvi, ad esempio, infezioni locali dell’apparato riproduttivo del tratto uro-genitale, malattie della placenta, malformazioni o distensione dell’utero (ndr: come può accadere nelle gravidanze multiple). In alcuni casi, può rendersi necessario un parto anzi termine per preservare la salute della madre o del nascituro (come gravidanza gemellare, plurigemellare o un’inadeguata crescita fetale). Infine, esistono cause collegate a condizioni esterne disagevoli che potrebbero portare ad anticipare la nascita: un sovraccarico di lavoro, la mancanza di protezione della maternità soprattutto negli ultimi mesi di gravidanza e situazioni di stress materno». A tema prevenzione, l’OMS ha lanciato una sfida per cercare di ridurre le nascite pretermine (stimate in circa 15 milioni al mondo), come pure la maggiore morbilità e mortalità dei bimbi che nascono in queste condizioni e vivono nei Paesi a basso sviluppo: «In questi Paesi il fattore socioeconomico, le dipendenze, le infezioni materne, incidenti e lavori pesanti anche in gravidanza rappresentano le principali cause di nascite premature. La sfida è ginecologica ed è indispensabile mettere in atto tutto quanto sia possibile per individuare i fattori di rischio, favorendo controlli regolari e una gravidanza il più serena possibile. Fermo restando che essere gravida non significa assolutamente essere ammalata, ma bisogna ricordare che dalla ventiquattresima settimana la donna inizia ad accusare maggiore fatica, il corpo cambia e il peso andrà pure monitorato».
Nelle patologie neonatali, e nelle nascite premature, i genitori sono di fondamentale importanza: «Il loro ruolo è curativo e la relazione con il bimbo deve essere instaurata sin dall’inizio. È inoltre importante sottolineare che quando nasce un neonato pretermine, anche la sua mamma e il suo papà diventano tali prima del tempo stabilito. Perciò, è fondamentale affiancarli in questo percorso. Dopo gli anni della pandemia, neonatologia e terapie intensive neonatali hanno riaperto le porte a genitori, ristabilendo il necessario e insostituibile rapporto parentale fin dalle prime ore dopo il parto».
Un’esperienza di questo tipo porta anche a chiedersi se a un parto pretermine ne succederà un altro del genere: «Dipende dalle cause che hanno scatenato la prematurità: se dovute a condizioni locali dell’utero materno c’è la possibilità che questo possa ripetersi. Se invece si tratta di un evento isolato, probabilmente non si ripeterà e la mamma potrà portare a termine una prossima gravidanza senza rischi». Ad ogni modo, la specialista ricorda che è bene indagare tutta la storia clinica della mamma: «Sarà necessario un monitoraggio sulla base del primo parto prematuro e delle sue cause».
Infine, superato il periodo di degenza ospedaliera, neonato e genitori saranno assistiti in un follow-up che li accompagnerà anche a casa: «La cura e il prendersi cura del neonato con criticità e della sua famiglia copre l’aspetto pediatrico, ma anche neurologico, in modo da seguire il bimbo e i genitori nel complesso, secondo le linee guida internazionali. Inoltre, a livello multidisciplinare si lavora in équipe composta da specialisti di differenti discipline sanitarie come infermieri, psicologi, perinatali, fisioterapisti che convergono nella presa a carico e personalizzando ad ogni caso le decisioni diagnostiche e terapeutiche».