Magnifico e gigantesco cantiere, quello dedicato alle edizioni di Pinocchio tradotto e pubblicato in tutti i luoghi del pianeta
In Narrate, uomini, la vostra storia, Alberto Savinio si sofferma sugli ultimi attimi di vita di Carlo Collodi, la sera del 26 ottobre 1860. «Il capitolo dedicato a Pinocchio è un testo esemplare, per acume e forza letteraria. Savinio nel corso delle pagine racconta un suo pellegrinaggio a Collodi e, rammentando il celibato di Lorenzini, sottolinea come – in assenza di figli carnali – lo scrittore abbia generato con la sua penna un figlio eccezionale». Forse è proprio questa immagine universale della filiazione a giustificare l’interesse dell’intera comunità mondiale alla vicenda del burattino di legno, certo con diverse fortune e adattamenti, ma di sicuro con adesioni quasi naturali presso culture che per altri motivi paiono così esotiche. Accoglienze che ne fanno con la Bibbia il libro più letto dell’umanità.
Di questa penetrazione così diffusa e capillare rende conto, in misura che si potrebbe dire definitiva, il colossale Atlante Pinocchio, coordinato per Treccani Editrice da Giovanni Capecchi e da un comitato promotore, e retto da un comitato scientifico e da una squadra di centoquaranta corrispondenti internazionali. Settecento pagine in forma di sistema geografico, nelle quali il nostro burattino viaggia nei Paesi del mondo, quelli più familiari ma anche quelli meno probabili, e convince tutti della bontà del suo destino, pur cambiando qua e là pelle a seconda dei costumi locali.
Libro «più internazionale della letteratura italiana», la Storia di un burattino ebbe da subito in Italia tirature di rilievo: mezzo milione di copie nel 1907, un milione nel 1921 e sei milioni nel 1951; numeri incrementati con regolarità dal crescere dell’alfabetizzazione nel Paese, se è vera – come è vera – l’immagine che viene da Gianni Rodari di un esordio editoriale, nel 1883, come «capolavoro inesistente», a fronte di una comunità di analfabeti quale era quella italiana dell’epoca.
Il carattere di una specie di parabola della vita e di vero e proprio romanzo di formazione della storia, e l’idea che una narrazione quasi ideale come questa potesse rappresentare una sorta di viatico perfetto per la diffusione dell’italianità nel mondo hanno decretato e sviluppato nei decenni una capillarità quasi perfetta. Che ha diffuso in varia misura Pinocchio nei cinque continenti, vestendolo di volta in volta dei costumi regionali e linguistici più vari, cambiandogli nome e affiancandolo a umani e animali via via diversi, facendogli pronunciare metafore e modi di dire locali, mangiare cibi del posto, cedere a climi, a usi e costumi, religioni, credenze popolari, consuetudini più familiari ai lettori delle varie parti del Globo.
Un paio di esempi sugli infiniti possibili. A partire da quello dei nomi dei personaggi: per inserirlo qua e là, il nome di Pinocchio ha assunto varie forme e grafie: Bengel «monello di legno» o Punzel o Kasperl in Germania; Tăndărică «scheggia di legno» o Vasilache «burattino» in Romania. In Slovenia si è chiamato Oztržek ancora «scheggia di legno», in Islanda Gosi «giovane allegro e scherzoso», in Etiopia Afincho «nasuccio», in Madagascar Isariolona «riproduzione di uomo».
E in Svizzera, nella versione in francese del 1936 dell’editore Livressor, all’originale scansione è aggiunto un capitolo supplementare, il ventiquattresimo, dove si racconta di un «viaggio movimentato» di Pinocchio nel nostro Paese: il volo a cavallo di una colomba è interrotto dal vento, ma Pinocchio è salvato sulle Alpi da un’aquila e riesce comunque a guadagnare il mare, mentre l’aquila ha modo di spiegargli la ragione del biancore delle montagne.
È un’opera entusiasta e monumentale, l’Atlante Pinocchio, dove si respira la forza illimitata di una parabola semplice eppure così profondamente condivisibile dal genere umano. «Pinocchio e le sue avventure – scrive Benedetto Croce nel 1937 – raccontano la vita umana, fatta di bene e di male, di errori e ravvedimenti, di tentazioni e capricci ma anche di resistenze e di riprese, di sventatezza e di prudenza, di egoismo e di generosità: “Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”».