Un’immagine tratta dalla miniserie "Ceux qui rougissent"

La vita in scena

by Claudia

La miniserie drammatica creata da Julien Gaspar-Oliveri, Ceux qui rougissent (La vita in scena), ci porta con uno stile documentario all’interno di un liceo durante le prove di uno spettacolo teatrale. Una palestra fredda e ostile. Un monologo tratto da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, recitato in maniera poco ispirata. Attorno, gli altri studenti sembrano annoiarsi.

Ci stiamo annoiando? È proprio con questa domanda che un supplente, interpretato dal regista stesso, si presenta e scopre un gruppo disunito. Ha solo un mese di tempo per stare con loro e inizia a sviluppare esercizi incentrati sul movimento del corpo e l’improvvisazione. L’unica cosa che conta è liberare le proprie incertezze attraverso gesti personali, con l’obiettivo di formare un gruppo di attori, che si fidino gli uni degli altri e che possano immaginare mondi nuovi. Utopie in cui ci si possa lanciare nel vuoto o accogliere un abbraccio, e in quel piccolo lasso di tempo, il supplente riesce ad accendere la creatività.

Un piccolo lasso di tempo, solo dieci minuti, è anche quello che compone ciascuna delle otto puntate: frammenti circolari e pieni di intensità, a volte senza un inizio e una fine definita.

La serie si prende però anche lo spazio per fermarsi e rimanere sospesa. Tale contrasto è una metafora del vero volto del liceale di oggi, alla ricerca di dinamismo e immediatezza, ma allo stesso tempo fragile e sensibile, con il desiderio di rallentare il mondo fuori. Un esterno che non viene mai mostrato, nemmeno attraverso le finestre. Rimaniamo dunque tra le mura della palestra, testimoni di una recitazione che mescola i codici della finzione e del documentario e che confonde i confini tra immaginazione e realtà, facendoci precipitare nella vertiginosa età dell’adolescenza.

Il formato denso, divertente e alle volte folle, si rivela un dispositivo immediato ma ricco di profondità sia in termini di contenuti sia di forma stilistica, creando un linguaggio cinematografico raffinato e minimalista raramente utilizzato per una serie.

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