Dall’Europa sonnolenta del 1825 al terribile 1925 nazifascista: uno sguardo al passato per vedere meglio il futuro
Questo 2024 che sta per lasciarci non ci riempie certo di buoni ricordi, a parte le auspicabili eccezioni individuali. È stato un anno di grandi inquietudini, di catastrofi climatiche e di crisi economiche e finanziarie. È stato soprattutto un anno di guerra sul duplice fronte del Medio Oriente e dell’Europa orientale, due conflitti ottusamente prolungati oltre ogni limite. Ma lasciamoci alle spalle l’anno che muore e guardiamo piuttosto avanti, al 2025 cui tocca il compito di chiudere il primo quarto di questo secolo, che come ricordiamo molto bene fu segnato per sempre, a meno di due anni di vita, dall’orrenda strage di New York.
Ebbene, chiunque si azzardi a pronunciare pronostici e tentare previsioni sembra concludere su un unico punto: l’anno che viene sarà ancora peggiore di quello che se ne va. Niente da fare: nell’immaginario pubblico gli indicatori puntano verso il basso. Si parla di scenari che procedono e si trasformano con movimenti simili a quelli di piani inclinati, verso un futuro apocalittico fatto di guerre spaventose in cui la salvifica deterrenza nucleare fondata sulla reciproca minaccia di distruzione totale sarà roba del passato. Nessuna deterrenza, c’è da pigiare il pulsante atomico, così dicono i profeti di sventura sospinti da un vento a favore.
In realtà forse ci converrebbe insistere sull’ottimismo della volontà, piuttosto che rinchiuderci nel pessimismo della ragione. E trarre dal passato, perché no, qualche efficace termine di paragone che ridimensioni lo stato attuale delle cose e dunque delle previsioni. Per esempio andiamo a vedere come si concluse il primo quarto di secolo che precedette l’attuale. Nel 1925 Adolf Hitler pubblicò Mein Kampf, in cui elencava con spietata lucidità le fasi della sua imminente campagna di dominio e di sterminio. Inoltre rifondò il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori che era stato sciolto d’autorità dopo il fallimento del Putsch di Monaco.
Lui stesso in seguito a quel fiasco fu condannato a cinque anni di carcere, poi largamente scontati e trasformati in una sorta di rituale esoterico. Infine quell’anno epocale Hitler si concesse un altro strumento di potere, le Schutzstaffeln, le micidiali SS. Gli farà molto comodo negli otto anni che ancora lo separavano dal potere assoluto. Proprio nella cella del carcere di Landsberg am Lech in cui scontava quella parvenza di pena Hitler aveva avviato la stesura del Mein Kampf. Lo aiutava un fedelissimo segretario, il compagno di prigionia Rudolf Hess. Ancora nel 1925, proviamo a spostare l’attenzione dalla Baviera a Roma. Nei primissimi giorni di quell’anno fatale, Benito Mussolini pronunciò un durissimo discorso parlamentare che conteneva una dichiarazione capace di sciogliere molti dubbi. Sostenete che il fascismo è un’associazione a delinquere? Ebbene, «a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato». Erano i giorni del delitto Matteotti e schierandosi al fianco degli assassini Mussolini si bruciava i ponti alle spalle inaugurando di fatto la stagione della dittatura. Al discorso del 3 gennaio fece seguito la promulgazione delle «leggi fascistissime»: il Parlamento sottoposto al Governo, all’Esecutivo le nomine nelle amministrazioni locali, soppressione della libertà di stampa, della libertà sindacale, della libertà di associazione, inasprimento della normativa sulla sicurezza pubblica.
Stando così le cose del recente passato, questo 2025 potrebbe forse essere peggiore? D’altra parte perché le cose cambino bisogna che qualcosa accada, altrimenti la storia si ferma. Ecco un altro fra gli anni che condividono con quelli fin qui considerati la singolarità di chiudere il primo quarto del loro secolo. È il 1825, l’anno, uno degli anni, in cui la Santa Alleanza vegliava su un’Europa pigra e sonnolenta. Di fatto inerte o quasi, ma non per questo priva di elementi che un giorno o l’altro avrebbero innescato l’inversione di tendenza. In quel caso furono le ricadute dell’illuminismo e le sferzate inferte alla società, nei decenni precedenti, dalla rivoluzione francese e dall’avventura napoleonica a determinare la reazione, sia pure a scoppio ritardato.
Ai nostri giorni nulla di questo genere si affaccia alla ribalta del mondo prestandosi alla nostra necessaria ricerca di fattori ottimistici. Se non la fortissima fame di futuro che ci attanaglia di fronte a tante cronache sanguinanti e apparentemente immutabili. Di fronte a tutto questo si impone una catarsi, radicale e umanitaria. Ecco, il 2025 potrebbe essere l’anno della grande catarsi… Certo, non è pretendere poco ma almeno proviamoci. Ne abbiamo abbastanza di incomprensioni fatali e di fatalità incomprensibili, di ghiacciai che arretrano e di oceani che salgono, di guerre talmente inutili da costringerci a considerare la possibilità che una guerra possa essere utile. Così non può continuare e allora leviamo i lieti calici e brindiamo per un 2025 davvero diverso da tutti gli anni che l’hanno preceduto.