Gli economisti hanno cominciato a farsi conoscere in Ticino a partire dalla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo. Ma pochi sapevano e sanno che cosa sono in grado di fare. A gettare un po’ di luce sulla loro attività è arrivata la bibliografia che Coscienza svizzera ha pubblicato per rendere omaggio a Remigio Ratti, suo presidente onorario, in occasione dell’ottantesimo compleanno. Per il periodo 1969-2024 essa elenca più di 350 pubblicazioni, tra libri, articoli in riviste di vario tipo, interventi a congressi e seminari e altri testi. Accanto a questo lungo elenco, l’attività e la figura di Ratti vengono presentate da persone che gli sono state vicine nel corso della sua carriera. Ratti è stato, dall’inizio degli anni Settanta fino alla fine dello scorso secolo, direttore dell’Ufficio delle ricerche economiche nel Dipartimento dell’economia pubblica del Cantone (in seguito Istituto dell’USI). Successivamente ha diretto, fino al pensionamento, la Radio televisione della Svizzera italiana. Parallelamente ha svolto attività di insegnamento anche nelle università di Friburgo e Lugano nonché al Politecnico di Losanna. Per una legislatura è stato inoltre consigliere nazionale e ha assunto la presidenza di diverse associazioni e organizzazioni a livello cantonale e nazionale.
Nella sua vita, nella sua carriera non ha quindi impersonato la figura dell’intellettuale chiuso in una torre di avorio. Lo provano anche i temi che figurano nella bibliografia appena pubblicata. Il primo, quello che lo tenne occupato nel periodo del dottorato e della tesi di abilitazione, è la ferrovia, anzi, per essere più precisi, la ferrovia del San Gottardo. Ancora oggi possiamo affermare che Ratti è l’economista ticinese con maggiori conoscenze in materia di problemi ferroviari e dei trasporti. Diventato direttore dell’Istituto delle ricerche economiche, si ritrovò a gestire i dossier della politica economica del Cantone. In quel momento al centro dell’attenzione era soprattutto l’aiuto alle regioni di montagna, istituito dalla LIM, la legge federale il cui obiettivo era quello di promuovere gli investimenti in queste regioni. Nello stesso decennio si stava però anche terminando di realizzare l’autostrada del San Gottardo, con il tunnel che avrebbe consentito alle automobili e agli autocarri di accedere al Ticino anche durante l’inverno. Ratti analizzò e commentò questi temi in più di una pubblicazione per metterne in evidenza l’importanza e anche per sollecitare la realizzazione delle opere previste. A partire dagli anni Ottanta egli si propose di ampliare l’attività dell’istituto che dirigeva. Cominciò così a partecipare, coi suoi collaboratori, ai programmi di ricerca nazionale con un contributo sul frontalierato che fece conoscere la piccola unità di ricerca ticinese nel mondo della ricerca applicata della Svizzera. E da qui allo studio degli effetti economici della frontiera e dei problemi di una regione aperta – che sono forse i temi di ricerca in cui Ratti si è maggiormente profilato, anche a livello internazionale – il passo è breve. Accanto a questi temi, l’attualità di quel periodo lo portò a esaminare anche gli aspetti dello sviluppo di medio e lungo termine, come la pianificazione delle attività dello Stato o la formulazione di scenari per lo sviluppo futuro del Ticino, della Svizzera e addirittura dell’Arco Alpino.
A cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta Ratti fu poi attivo nei gruppi di lavoro che dovevano, percorrendo un cammino non facile, sfociare nelle proposte di creazione dell’Università della Svizzera italiana, a metà anni Novanta. Questa sua attività trovò naturalmente riscontro anche nelle sue pubblicazioni di quel periodo. Sempre in questo decennio spuntano però anche due nuovi temi: l’Europa, che allora era un tema importante della discussione politica, e le nuove tecnologie dalle quali, in quel periodo di forte recessione, si sperava potesse venire lo sprone per una più che necessaria ripartenza economica. Passato col nuovo secolo a dirigere radio e televisione, è normale che Ratti si interessasse allo sviluppo di questi media e ai loro problemi. Ma negli anni Duemila egli si occupò anche di globalizzazione e dei suoi effetti a livello locale. Particolarmente a cuore gli stava il ruolo della lingua come segno distintivo dell’identità . Come si può costatare, il ventaglio dei temi ricercati e commentati nella sua bibliografia è molto largo. Bibliografie come la sua rappresentano una validissima testimonianza di quanto fruttuosa possa essere l’attività di un economista al servizio del suo Paese. Resta da sperare che non siano consultate solo dagli addetti ai lavori.