Germania, la rivincita di Friedrich Merz?

by Claudia

L’annuncio delle elezioni anticipate sono piombate sulla Germania inattese, nei giorni in cui gli occhi del mondo erano puntati altrove, cioè sulla vittoria di Trump in America. Nella distrazione generale, nel novembre scorso c’era stato un litigio interno alla coalizione al Governo a Berlino – che unisce i socialdemocratici dell’Spd, i Verdi e i liberali dell’Fdp – ma non era la prima volta ed era sembrato risolvibile, pur nell’insofferenza. Invece no, i liberali hanno rotto il patto di coalizione e così il cancelliere, Olaf Scholz, si è ritrovato a dover fare una conta incerta che ha portato alla decisione di votare il 23 febbraio. Scholz, che è ancora il candidato del suo partito, arriva mesto all’appuntamento, dopo aver governato in modo a tratti incerto, di sicuro cauto, senza alimentare grande entusiasmo neppure nei suoi sostenitori, a volte ingiustamente. È arrivato al potere nel settembre del 2021, dopo il lungo regno di Angela Merkel, e nel giro di pochi mesi è cambiato tutto perché Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina e ha costretto l’Occidente, e particolare la Germania, a ripensare il proprio posto del mondo. Non è nemmeno partito male, Scholz, con il discorso più citato del suo cancellierato, quello sulla Zeitenwende, il momento della svolta, e non ha nemmeno sbagliato molto visto che la Germania si è emancipata dalle risorse russe da cui era dipendente ed è il più generoso sostenitore dell’Ucraina dopo gli Usa, ma si è mosso riluttante e poco convinto, senza prendere l’iniziativa, senza fare il leader. Il prezzo di questa riluttanza lo paga lui e tutto il suo partito, l’Spd, che non ha voluto o forse potuto sostituirlo – il ministro della Difesa, Boris Pistorius, si è ritirato dalla corsa – e che ora viaggia attorno al 15% nei sondaggi, dieci punti in meno rispetto alle elezioni delle 2021, al terzo posto. Prima di lui i conservatori della Cdu/Csu (Unione) e l’estrema destra dell’AfD.

Già prima che le elezioni anticipate si rendessero inevitabili, Friedrich Merz, leader della Cdu, era dato per il futuro cancelliere della Germania. La Cdu ha vinto le elezioni europee nel giugno 2024 e il suo consenso è cresciuto, arrivando a essere il doppio del partito di Scholz. Merz, 70 anni il prossimo novembre, è un avvocato, da sempre attivo nella Cdu, che ha tentato più volte di guidare, ma sulla strada aveva trovato Angela Merkel, cancelliera per più di un decennio: la loro rivalità è una delle storie politiche più chiacchierate della Germania. Non è mai stato popolare, Merz, ha subito anche umiliazioni pubbliche negli scontri diretti con Merkel, ma questo è il suo momento, la sua rivincita. Sulla sua strada ora però c’è l’estrema destra dell’AfD, che ormai è al 20% dei consensi (la Cdu al 30), e che è come tutti questi partiti radicali (in un modo particolarmente intollerabile, avendo venature neonaziste) allo stesso tempo un partner impossibile ma un partito che non si può non considerare. Merz ha escluso più e più volte di voler formare un’alleanza con l’AfD, il «cordone sanitario» con lui terrà, ma alla fine di gennaio al Bundestag, in un voto non vincolante sull’immigrazione, l’AfD è stata decisiva. Essendo una prima assoluta, molti si sono chiesti se quello fosse il preludio di un cambiamento, la credibilità di Merz si è ammaccata, le piazze si sono riempite. Presentando di recente il suo programma, il leader della Cdu ha ribadito il fatto di non poter mai formare una coalizione con l’AfD perché c’è un distacco valoriale incolmabile su temi quali la democrazia o la Russia.

Gran parte degli analisti tedeschi dice che non c’è da temere sull’affidabilità della promessa di Merz. Ma il problema della governabilità non si risolve. Molti hanno accarezzato la possibilità di una coalizione moderata tra la Cdu e i Verdi, che non è naturale (la Cdu ha in programma di smantellare alcune proposte ambientaliste introdotte dai Verdi) ma che esiste già in alcuni Lander. Ora però i numeri non ci sono. L’alternativa sarebbe la grande coalizione tra conservatori e socialdemocratici, che è un matrimonio forzato ma con anche tante possibilità di essere stabile. Ma nemmeno l’alleanza Cdu e Spd ha la maggioranza. Si dovrà quindi trovare, se così poi saranno i numeri, una nuova combinazione ed è questo che preoccupa di più visto che nel frattempo la Germania si è trasformata nel grande malato d’Europa e non necessita solo di stabilità, ha bisogno di levarsi cautele, tentennamenti e dotarsi di un po’ di coraggio.

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