Stefania Mariani tiene il violino in mano, mentre Amanda Nesa lo suona con l’archetto.

Parole che entrano nel cuore con leggerezza

by Claudia

Il teatro di narrazione è una modalità che ha una lunga storia. Dalle sue antiche fonti embrionali della tradizione orale passando a grandi balzi tra i fabliaux (ndr: poesie narrative medievali, spesso comiche o piccanti) e le giullarate (ndr: performance dei giullari, che mescolavano musica, danza e battute), per riferirci alla sua forma più affermata del XX secolo dobbiamo senza dubbio prendere Dario Fo come capostipite per poi arrivare a Marco Paolini, Marco Baliani, Ascanio Celestini, Laura Curino, Lucilla Giagnoni, Mario Perrotta, per citarne alcuni e ognuno a modo suo. Ma esercitarsi nel racconto teatrale non è da tutti. Ci vogliono personalità, padronanza della parola e idee.

Da diversi anni seguiamo con interesse e curiosità il lavoro di Stefania Mariani, autrice e attrice di spettacoli per il pubblico di tutte le età. Si è formata alla Scuola di Teatro Dimitri di Verscio dove si è diplomata nel 1998, quando era ancora una scuola – come tiene a sottolineare – e i maestri erano quelli storici, a cominciare dal suo celebre fondatore.

Il suo è un artigianato alla ricerca della parola giusta, incastonata fra fiabe, avventure storiche e poesia, con uno stile semplice e immediato che si snoda lungo spettacoli che già orientano con titoli significativi come Domitilla e la stella delle parole perse (2007), Poetica-Mente Cuore (2021) o altri che sono spesso il frutto di indagini biografiche. Alla Giuliana Musso, per intenderci. O come nel caso di Bello sarebbe… ovvero insolite parole d’auguri, uno spettacolo visto al Teatro Foce di Lugano che nasce dall’esigenza di contribuire alla lettura di problematiche contemporanee attraverso l’interpretazione dell’arte di soggetti come l’ambiente, l’emigrazione, la diversità, il rispetto per il prossimo in relazione con personaggi realmente esistiti.

Ecco quindi il risultato di due anni di lavoro, una ricerca incentrata sulla necessità di ridare valore alle parole, al loro profondo significato, proiettandole sul racconto di biografie eccellenti, un criterio ormai consolidato nella pratica di Stefania Mariani che ha raggiunto uno stile ben definito.

Parole come Coraggio, Cura, Bellezza e Sogno diventano le pietre miliari lungo il percorso del racconto di quattro umanità esemplari. Quella di Beatrix Potter (illustratrice e naturalista britannica), di Barbara «Baba» Uffer (domestica di Giovanni Segantini e modella di molti suoi quadri), di Maria Lai (artista sarda e simbolo dell’emancipazione femminile) e di Mimmo Lucano (sindaco di Riace, emblema di accoglienza e inclusione degli emigrati). Ogni storia viene raccontata con semplicità e leggerezza, con segni distribuiti sulla scena a complemento delle storie, con la musica e con parole sfiorate da intonazioni che riportano al linguaggio dei luoghi d’origine di ogni personaggio.

Dalla britannica inflessione dell’attivismo ambientale della Potter all’essenziale e scarna svizzeritudine di Baba, dalla sarda unicità artistica della Lai al coraggioso sogno calabrese di Mimmo Lucano.

Bello sarebbe… è un lavoro sulla fisicità della parola costruita sapientemente con la consulenza di Antonella Astolfi, aperto alla cura del dettaglio nel discorso sull’arte come gioco e con uno sguardo di meraviglia sui personaggi, su realtà che possono rappresentare lezioni di vita per contrastare certe assurdità di una società così complessa, spesso difficile da decifrare e in continua trasformazione.

Bello sarebbe… completa il suo messaggio con l’inserimento della musica dal vivo con il violino in loop di Amanda Nesa: una presenza tutt’altro che di contorno e commento in quanto aggiunge un racconto parallelo, una dimensione delicata e discreta per traghettare le storie dalla pagina scritta al palcoscenico nella sua dimensione allusiva e coinvolgente.

Uno spettacolo piacevole, scorrevole, educativo, di attualità e adatto a tutti, che tornerà in scena, questa volta al Teatro del Gatto di Ascona per la rassegna Teatro Over 70, giovedì 13 marzo alle 15:30, nella forma gratuita per i pensionati.

Dalla scrittura alla danza con Marta Ciappina

La nuova stagione del Teatro San Materno di Ascona diretto da Tiziana Arnaboldi è interamente dedicata alla danza e ha da poco debuttato con la danzatrice Marta Ciappina in scena con Gli anni, uno spettacolo di Marco D’Agostin vincitore di due Premi Ubu nel 2023: miglior spettacolo di danza dell’anno e migliore performer. Era dunque un’occasione da non perdere.

Nella sua asciuttezza simbolica e con un’indubbia efficacia interpretativa, il lavoro si sviluppa su una geniale trama drammaturgica sul tempo e la memoria attraverso parole criptiche e segni del passato sulla falsariga dell’omonimo libro di Annie Ernaux in cui la scrittrice immagina la vita della protagonista su due coordinate cartesiane, l’orizzontale per gli accadimenti ordinari, la verticale per gli eventi importanti. Belli e a tratti irreali, sono cinquanta minuti di scrittura coreografica destinati a rimanere impressi.

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