C’è un luogo incantato sulla costa nordorientale degli Usa che è abbracciato dai venti del Canada e dalle gelide acque dell’Atlantico. Si tratta del New England, la Nuova Inghilterra in cui nel XVII secolo i padri pellegrini in fuga dalla madrepatria scrissero il primo capitolo della storia di questa nazione.
Non sbaglia chi definisce magica la regione che include ben Sei stati, ovvero New Hampshire, Maine, Vermont, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut. Un’area attraversata, sì, dalla maestosità degli Appalachi, ma addolcita da colline, laghi, parchi, coste frastagliate e affacci mozzafiato sull’oceano. A imprimere carattere al territorio sono decine di villaggi che sembrano essere riusciti a fermare il tempo. Qui, sorsero le colonie britanniche da cui sarebbe poi scaturita la federazione che oggi chiamiamo Stati Uniti d’America.
Nell’infinita varietà di climi e paesaggi, quel che rende il New England così speciale è la presenza di quattro distinte stagioni, con i propri colori caratteristici. Certo, l’incognita maggiore in un’avventura in questi luoghi è sicuramente legata alla mutevolezza delle condizioni meteorologiche. Un vecchio adagio popolare del posto, attribuito a Mark Twain, recita: «Non ti piace il tempo? Aspetta qualche minuto». Se l’estate è generalmente stabile, così non è per autunno, inverno e primavera.
In particolare, la stagione invernale tende a essere parecchio rigida a causa dei venti provenienti dall’Atlantico. Ma la neve e il gelo con la gamma di colori argentei che li segue, non fanno che vestire di mistero questa terra. Il periodo più amato, però, è senza dubbio quello del «foliage» (da fine settembre a dicembre) che dona infinite gradazioni d’arancio alle foglie degli alberi di pino, acero, betulla, olmo, quercia e cicuta. Una gioia per gli occhi e per le fotocamere degli smartphone.
Il fascino europeo del New England
Incastonata nel fascino europeo del New England, c’è una perla di rara armonia: la penisola rocciosa di Cape Ann, a nord-est del Massachusetts. Bastano poco più di cinquanta chilometri di auto da Boston sulla Route 128, per immergersi nello charme delle sue pittoresche città marinare. Cape Ann è oggi la destinazione prediletta soprattutto dai turisti nazionali che la scelgono per le loro fughe d’amore, gite avventurose, ma anche per le vacanze in famiglia. Per godersi appieno la bellezza della sua costa frastagliata, è essenziale concedersi una lenta traversata della Essex Coastal Scenic Byway che regala la vista di paesaggi naturali, cottage retrò e vivaci comunità costiere. Tra esse, la menzione d’onore spetta a Gloucester e Manchester-by-the-Sea: due cittadine che negli anni hanno attirato non solo turisti in cerca di relax, ma anche artisti desiderosi di trovare ispirazione.
«Sin dall’inizio del XX secolo, gli artisti americani sono stati sedotti dal fascino di Cape Ann per un motivo speciale, ovvero la luce che questi posti riescono a riflettere, dall’alba al tramonto. La luminosità è incredibile. Crea soggetti meravigliosi da catturare e dipingere». È così che Oliver Barker, direttore del Museo di Cape Ann nella cittadina di Gloucester, ci descrive l’unicità dei luoghi.
«Sono australiano. Prima di venire qui, ho visto i dipinti che tanti artisti hanno realizzato a Cape Ann durante i miei anni di formazione alla scuola d’arte. Mi sembravano perfetti, troppo belli», racconta il direttore. «Quando sono arrivato qui e ho visto il tramonto a Gloucester, mi sono reso conto di quanto quei quadri fossero accurati. I colori filtrati dalla luce sono semplicemente spettacolari».
Merito del granito – presente praticamente ovunque nelle costruzioni – che rifrange la luce in maniera unica. Nel periodo di massimo splendore, si parla degli anni Novanta del XIX secolo, Gloucester ospitava il più grande porto d’America dedicato alla pesca commerciale. La cittadina ha celebrato lo scorso anno il quattrocentesimo anniversario dalla fondazione del porto marittimo che ancora oggi è quello in attività più antico degli Stati Uniti.
La Gloucester del Ventesimo era un crogiuolo di culture, risultato della consistente presenza di immigrati arrivati in gran parte dall’Italia e dal Portogallo in cerca di lavoro, soprattutto nel settore della pesca. «Al tempo c’era un’enorme immigrazione dall’Europa in cerca di lavoro. Ma c’erano anche tanti artisti, ispirati dai paesaggi e dal basso costo della vita».
Edward Hopper
Tra i più noti, stregati dalla penisola, c’era sicuramente il celebre pittore americano Edward Hopper (1882 – 1967), che con i suoi giochi di luci e ombre riuscì a raccontare la solitudine della modernità, fermando su tela l’epica della «pastorale americana» e la più autentica solitudine urbana. Pur essendo nato a Nyack, nello Stato di New York, Hopper scelse Cape Ann e in particolare il villaggio di Gloucester come suo luogo dell’anima.
Nel 2023 una straordinaria mostra allestita presso il museo cittadino ha celebrato i suoi viaggi a Gloucester. La retrospettiva del Cape Ann Museum si è avvalsa, tra le altre risorse, di un prestito senza precedenti di ventotto opere del Whitney Museum of American Art. In tutto sessantacinque dipinti, disegni e stampe provenienti anche dal Brooklyn Museum e il Museum of Fine Arts di Boston. Un tributo alla fascinazione di Hopper per la tranquillità marittima della città, che si tradusse in disegni di case, navi a vela, pontili e barche da pesca.
Il pittore arrivò qui nel 1912. Per Hopper fu il buen retiro che gli permise di immergersi nella pittura senza altre distrazioni. Ci tornò nel 1923 con Josephine «Jo» Nivison, che poi diventò sua moglie, un incontro che gli cambiò la vita. La giovane pittrice e attrice incontrata proprio quell’anno nel circolo artistico bohémien del West Village, a New York, non solo fu compagna di vita, ma anche la più fidata confidente e il più essenziale punto di riferimento artistico. Edward e Jo vissero in varie case di Gloucester. Entrambi amarono soggetti come il porto e il quartiere italiano. Ma adorarono soprattutto Nostra Signora del Buon Viaggio, la chiesa portoghese, ancora oggi uno dei luoghi più eleganti della cittadina. I due campanili bianchi sono tra i monumenti più fotografati dai turisti in visita in città.
I lavori legati al periodo di Gloucester sembrano quasi restituire la brezza marina che avvolge le case dei pescatori e dei capitani dei pescherecci. Hopper ne rimase ammaliato, spiega Barker, perché «l’architettura locale era molto simile a quella con cui era cresciuto a Nyack». D’altra parte, l’artista diceva: «Tutto quello che ho sempre voluto fare è dipingere la luce del sole sulla parete di una casa». E a Gloucester riuscì a farlo, tornandoci numerose volte fino al 1928.
Una passeggiata per i vicoli del villaggio regala al viaggiatore la sensazione surreale di farsi strada in una tela. E non si tratta di una forzatura lirica. Il bianco predomina, accompagnato da infinite variazioni di panna e ocra. Le villette monofamiliari prediligono colori tenui, mai accesi o eccessivamente vistosi: grigi traslucidi, verdi timidissimi, azzurri appena accennati. «Molte delle case che Hopper dipinse sono ancora qui e sono abbastanza riconoscibili. Alcune sono state ristrutturate, altre hanno subito qualche modifica nel tempo, come il dislocamento delle finestre, ad esempio. Ma per la maggior parte le abitazioni sono ancora intatte», assicura il direttore del museo, Barker.
A pochi passi dal Cape Ann Museum, si allunga la vibrante Main Street – il viale principale che attraversa il centro storico – punteggiata di negozietti, boutique, caffè e ristoranti. La cittadina continua a rispettare la sua vocazione artistica ospitando diverse gallerie d’arte in cui i turisti potranno trovare, a prezzi non sempre accessibilissimi, oggettistica e stampe dedicate alla magia di Cape Ann, incluse le riproduzioni delle opere di Hopper concepite in questa terra.
Quando l’oceano non è ostile, dalle spiagge locali si possono osservare tramonti tra i più belli di Cape Ann. La Good Harbour Beach, ad esempio, è nota per la sabbia bianca e sottile. Passeggiando sulla battigia, si ammirano in lontananza i due fari della vicina Thacher Island, costruiti sull’isolotto nel 1861.
A competere per il podio del litorale più incantevole c’è la vicina comunità balneare di Manchester-by-the-Sea, che sorge una manciata di chilometri a sud di Gloucester, lungo la North Shore, ovvero la costa del nord che collega Boston allo stato del New Hampshire. La cittadina è nota per la sua Singing Beach, la spiaggia che canta. Il nome, assai poetico, è legato al delicato suono che sprigiona la sabbia quando viene calpestata a piedi nudi. D’estate, il lido richiama centinaia di visitatori, attirati anche dal promontorio Eagle Head, perfetto per le arrampicate sportive ed escursioni. Ma è forse l’inverno la stagione più suggestiva per far gorgheggiare sotto i propri passi la renella cangiante, quando il lungomare è deserto e la città è popolata dai soli locali che si godono in tranquillità le altre sei meravigliose spiagge e le numerose aree protette come il Masconomo Park.
Con una popolazione di poco più di cinquemila anime, Manchester-by-the-Sea è esplorabile a piedi. Solitamente la passeggiata inizia partendo dalla Trask House, l’edificio che oggi è sede dell’Historical Museum. La pinacoteca celebra l’evoluzione della cittadina. Se sin dalla fondazione (nel 1645 con un atto del Commonwealth) la cittadina basava la sua economia sulla pesca, a metà dell’Ottocento fu scoperta per il suo fascino e divenne la destinazione preferita del jet-set bostoniano ma anche newyorkese (la Grande Mela dista meno di quattro ore) che durante la cosiddetta Gilded Age, l’età dell’oro, qui edificò mansion e case vacanze. Gradualmente mutò in una colonia estiva popolata da celebrità, artisti e industriali che ne cambiarono il volto. Alle radici storiche di Manchester-by-the-Sea sono dedicati numerosi scaffali sia della biblioteca cittadina sia della libreria poco distante, Manchester-by-the-Book, una miniera per tutti gli amanti della lettura.
Una gita in città non può non includere il porticciolo che accoglie lussuosi yacht e pescherecci. L’area è ben servita da un sostanzioso numero di ristoranti che propongono i piatti tipici della tradizione soprattutto a base di pesce.
Al Cala’s di Beach Street, una trattoria molto amata dai locali, si ritrovano spesso i pescatori della zona che ancora oggi continuano a prendere il largo ogni giorno. Seduti al bancone ci sono Alfred e i suoi due colleghi. Sorseggiano la birra che accompagna il loro panino – semplice ma saporitissimo – farcito con aragosta sbollentata, maionese e burro. Indosso hanno ancora gli abiti da lavoro. «Non siamo più così tanti come un tempo qui a Cape Ann. Quella dei marinai resta una vita dura, nonostante oggi le attività pescherecce possano contare su strutture industrializzate». Il pescatore confessa il suo rammarico per un’arte che piano piano sta scomparendo anche a causa del disinteresse dei più giovani. «Non capisco come non si possa amare questo mestiere» dice perplesso. Alfred e i suoi amici non rinuncerebbero mai alla gioia di respirare dalle loro barche la brezza salata dell’Atlantico.