I ragazzi della IV D della Scuola media di Camignolo nella sala del Consiglio nazionale. (Foto Lukas Buser, @Lukas Buser)

Dall’aula scolastica alla sala del Consiglio nazionale

by Claudia

Fondare un partito, dibattere al suo interno su temi di interesse generale, promuovere un’iniziativa popolare da presentare al Consiglio federale (che la commenterà in un Messaggio), andare a Berna e diventare un deputato che partecipa ai lavori di una Commissione e a una sessione del Consiglio nazionale a Palazzo federale.

È questa in estrema sintesi l’esperienza che hanno vissuto i ragazzi di una classe di quarta media dell’istituto scolastico di Camignolo. Me la raccontano due giorni dopo il loro rientro in Ticino, sono ancora stanchi per la trasferta, che si è svolta il 4 e 5 febbraio, ma si percepisce che hanno voglia di condividerla e che ne vanno, giustamente, orgogliosi. A coinvolgerli è stata Valentina Schenkel, la loro insegnante di italiano e storia (oltre che docente di classe) che, in accordo con la direzione, ha iscritto la classe al gioco di simulazione «Gioca alla politica!» ideato dall’associazione «Scuole a Berna» e reso possibile dalla collaborazione con il Zentrum für Demokratie di Aarau. Il progetto mira a promuovere l’educazione civica e approfondire le conoscenze dei processi democratici degli alunni, consentendo loro di sperimentare dal vivo la vita politica nazionale.

Ma torniamo ai ragazzi della scuola media di Camignolo e alla loro iniziativa. Durante la fase preparatoria, Costituzione svizzera alla mano, affiancati dall’insegnante, gli studenti hanno messo a fuoco alcune tematiche che per loro risultavano interessanti legate ai trasporti e al traffico. «Il difficile – spiega Valentina Schenkel – è riuscire a indirizzare i ragazzi perché facciano più possibile da soli, accompagnarli ma non influenzarli; alla fine il tema dell’iniziativa lo hanno democraticamente scelto all’interno del partito che hanno costituito per l’occasione». E così a Berna gli allievi ticinesi hanno presentato un’iniziativa per l’introduzione di pedaggi alpini al San Gottardo e al San Bernardino. Il lavoro è stato molto impegnativo e in questa fase preparatoria è stato anche invitato a scuola il deputato Alex Farinelli, membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni che li ha aiutati a capire alcuni dettagli piuttosto complicati legati agli accordi bilaterali. Un incontro molto proficuo, racconta Valentina Schenkel, «raramente ho visto i miei allievi così impegnati a prendere appunti e coinvolti da un interlocutore».

Una volta giunti nella capitale i ragazzi della scuola di Camignolo hanno incontrato gli allievi dell’altra classe che partecipava alla stessa sessione. Questi ultimi provenivano da una scuola privata del Canton Argovia e proponevano un’iniziativa per regolare l’inizio dell’orario scolastico per le scuole secondarie di primo grado alle 9.00 del mattino (posticipandolo insomma di mezz’ora o poco più). Come detto le due iniziative sono state discusse in due commissioni dove i giovani si sono confrontati. In entrambi i casi hanno elaborato un controprogetto da presentare al Consiglio nazionale.

Ma che cosa è piaciuto di più ai ragazzi della due giorni a Berna? C’è chi non esita a rispondermi. Ad Ardi ad esempio è particolarmente piaciuta la visita guidata a Palazzo federale, «ero stupito dalla struttura architettonica e poi ogni scultura e ogni dipinto aveva una storia da raccontare», a Enrico e Devin è piaciuto «mettersi in gioco parlando davanti a molte persone nella sala del Consiglio nazionale». Più di un ragazzo mi conferma di aver apprezzato «l’organizzazione perfetta, era tutto previsto per facilitarci, perfino i mezzi di trasporto pubblici, tutto molto efficace», Aurora valuta positivamente la possibilità di «parlare con gli altri partecipanti, capire cosa pensano» e c’è chi più prosaicamente ma molto genuinamente ha apprezzato andare in giro per Berna con gli amici. Sul fatto che l’organizzazione fosse perfetta nessuno ha dubbi, neanche la professoressa Schenkel che si dice soddisfatta per l’opportunità data ai ragazzi di avere a loro disposizione due interpreti per superare lo scoglio linguistico, per il coinvolgimento del consigliere nazionale Simon Stadler (rappresentante del Canton Uri a Berna) che ha fatto le veci del Consiglio federale durante la sessione e di Samuel Bärtschi, rappresentante dell’associazione «Schweiz debattiert», che ha aperto la sessione e ha ricoperto la carica di presidente. Il resto lo hanno fatto gli allievi, tra di loro hanno dovuto scegliere uno scrutatore e la maggior parte sono intervenuti con le loro osservazioni parlando dal pulpito. Per molti è stato emozionante, confidano, ma si erano preparati accuratamente e tutto è filato liscio, e anche chi di solito è piuttosto reticente o timido nell’esprimersi a scuola, a Berna ha «rotto il ghiaccio». L’unico rammarico espresso dai ragazzi è quello di aver avuto poco tempo libero per esplorare la città, un giorno in più a Berna avrebbe fatto piacere a tutti, inoltre avere più tempo avrebbe aiutato la socializzazione con i ragazzi del canton Argovia.

E tutto sommato i giovanissimi cosa ne pensano del lavoro dei politici? «Pesante» mi dice schietto Enrico, David lo trova un po’ «snervante, perché nonostante avessimo discusso a lungo con i membri dell’altra classe che sembravano convinti delle nostre ragioni, alla fine loro sono rimasti della loro opinione». Aurora osserva anche che «i politici hanno una grande responsabilità perché prendono delle decisioni che toccheranno la vita di altre persone», per Ardi con questa esperienza si sono resi conto che «c’è un grande lavoro da parte dei politici per mantenere la Svizzera stabile e democratica».

Tornati a casa gli allievi di Camignolo si rimettono i panni dei «normali cittadini», che presto saranno chiamati al voto su alcune delle iniziative presentate nelle cinque sessioni previste dal gioco. In tutto «Gioca alla politica!» ha coinvolto una ventina di classi provenienti da tutta la Svizzera, per ora niente è trapelato sugli argomenti che saranno in votazione.

Ma i ragazzi dopo questa esperienza cosa pensano dell’andare a votare? Lo faranno quando avranno 18 anni? Aurora mi dice che «questa esperienza mi ha fatto capire che se voglio votare devo essere informata sull’argomento, dunque prendermi del tempo per capire e formarmi un’opinione», David invece osserva «che con questo progetto abbiamo capito quanto quello che voti va ad influenzare la tua vita». E del diritto di voto ai 16enni? Loro che lo saranno l’anno prossimo sembrano titubanti, secondo David «se venisse trattata la politica un po’ di più nelle scuole, si potrebbe anche votare a 16 anni, se invece non hai mai affrontato temi politici potresti sentirti impreparato», per Aurora invece «a 16 anni è un po’ presto, è un’età in cui si è appena usciti dalle scuole medie, voteremmo su argomenti basandoci sulla nostra esperienza che ovviamente è limitata». Molti 16enni poi, mi dicono, non sono interessati alla politica perché hanno altre preoccupazioni come trovare un posto di tirocinio o una formazione che li soddisfi.

Il bilancio molto positivo che trapela dalle parole dei ragazzi è condiviso anche dalla professoressa Schenkel e dalla direttrice dell’Istituto, Claudia De Gasparo. Da un lato sottolineano come il gioco sia un modello ideale e stimolante per affrontare l’insegnamento della civica e per migliorare competenze richieste nel quarto anno delle medie come la capacità argomentativa e la scrittura, dall’altro è certamente un modo per i ragazzi di mettersi in gioco in situazioni diverse che richiedono responsabilità, abilità diplomatiche e oratorie, coinvolgimento emotivo. L’Istituto ha già deciso che l’esperienza sarà riproposta anche l’anno prossimo sempre con una quarta media, come ci conferma la direttrice che nella valutazione complessiva non può fare a meno di tenere conto anche dei costi molto contenuti del progetto, «oggi con i previsti tagli dei finanziamenti cantonali, ogni istituto di scuola media è confrontato con un budget ridotto circa del 20% per le attività culturali, purtroppo tutti saremo sempre più in difficoltà nel proporre attività extra scolastiche anche se di grande valenza didattica».

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