L’appuntamento con l’allenatrice nazionale Katja Schweizer è presso la pista di ghiaccio di Sursee, nel Canton Lucerna. Un luogo simbolico per parlare del curling in carrozzella. È infatti qui che nel 2002 si è tenuto il primo Campionato mondiale di curling paralimpico. Una disciplina ancora poco nota e praticata in Ticino, diventata sport per atleti con disabilità ai Giochi invernali di Torino nel 2026.
Ed è proprio Katja Schweizer a spiegarci in poche parole questo sport: «Il Curling paralimpico è una variante del curling adattata agli atleti in particolare con difficoltà motorie agli arti inferiori. Si gioca sul ghiaccio con squadre miste di quattro giocatori. A differenza del curling per atleti normodotati, nel curling giocato in carrozzella non esiste la fase dello sweeping, ossia lo spazzolamento del ghiaccio per far scivolare la pietra dopo ogni lancio. Gli atleti spingono le pietre da fermi, direttamente dalla sedia a rotelle, attraverso una speciale asta di lancio. In questa fase, per ottenere una maggiore stabilità, il giocatore che lancia la pietra può farsi tenere ferma la carrozzella da un compagno di squadra. L’obiettivo è di avvicinare le proprie pietre il più possibile al centro del bersaglio».
Rimaniamo nelle regole e nei tecnicismi, e approfondiamo alcune informazioni in merito al curling adattato: «Ci sono due differenze significative rispetto al curling classico», aggiunge Schweizer. «Mentre il pedone parte da una sorta di blocco di partenza per scivolare verso il bersaglio con la pietra, il giocatore su sedia a rotelle rimane fisso in una posizione seduta. Nel primo caso circa il 90% della velocità della pietra proviene dalla gamba del pedone e solo il 10% dal braccio. Il giocatore in sedia a rotelle spinge il sasso in avanti con la sola forza del braccio. È quindi più difficile per lui calibrare con precisione i movimenti di spinta». Una volta che la pietra è stata giocata, non è più possibile correggere nulla in quanto, come già detto, non esiste la fase di spazzolamento.
Queste particolarità richiedono un’impostazione degli allenamenti, dove l’aspetto di rafforzamento e stabilizzazione degli arti superiori e dei muscoli del tronco assume un ruolo centrale. Inoltre, una componente molto importante è l’allenamento tattico e mentale.
Capacità, queste, che Katja sa trasmettere nel migliore dei modi grazie al suo bagaglio professionale. Vediamolo: Schweizer, 46 anni, inizia la sua carriera in questo ambito come responsabile dello sviluppo dell’Associazione tedesca di curling durante il suo periodo di attività come giocatrice e soldato sportivo. Durante questo periodo, avvia il curling in carrozzella in Germania e costruisce la prima squadra nazionale attorno al famoso skip Jens Jäger. Come allenatrice nazionale guida per sei anni la Germania e per quattro anni l’Austria, sia a livello juniores sia élite, portando le due nazioni ai Campionati europei e mondiali. Nel 2017, Schweizer torna nuovamente agli sport in carrozzella e accompagna la squadra tedesca alle Paralimpiadi di Pyeongchang come co-allenatore insieme al padre Bernd Weisser. Dall’agosto 2024 lavora come allenatrice della nazionale paralimpica presso l’Associazione svizzera dei paraplegici.
E fra un anno andranno in scena i Giochi paralimpici di Milano Cortina. Un’occasione persa per la nazionale rossocrociata: «Purtroppo, la Svizzera negli ultimi tre Campionati del mondo non ha ottenuto nessun punto. Non si è quindi qualificata per i prossimi Giochi», spiega Schweizer.
La parola d’ordine utilizzata dall’allenatrice è quindi ricostruire: «Abbiamo molto lavoro davanti a noi. Come prima cosa stiamo cercando di capire il motivo della debacle ai tornei di qualificazione. Si dovrà ricostruire un’infrastruttura solida in cui potranno allenarsi e crescere nuovi atleti, con l’idea di dare alla nazionale una nuova prospettiva. Al momento, oltre che a concentrarmi sulla prima squadra, sto lavorando per rafforzare i club esistenti, con i quali mi incontro regolarmente per gli allenamenti in varie piste di curling della Svizzera».
E a questo proposito, chissà che fra un anno il nuovo palazzetto dello sport attualmente in costruzione a Sigirino, in cui è previsto anche uno spazio dedicato al Curling, il tutto inserito in una struttura completamente accessibile anche alle persone in carrozzella, possa diventare uno dei centri di riferimento per la nazionale rossocrociata? Lo scopriremo nei prossimi mesi.
Ma curling paralimpico non significa necessariamente sport di competizione. Ne sa qualcosa Vroni Forrer. La quarantaduenne di Coira si è infatti avvicinata quasi per caso a questo sport nel 2009, in occasione di una giornata di sensibilizzazione tenutasi a Wetzikon: «Ciò che mi piace particolarmente di questo sport – spiega Forrer – è la combinazione del gioco con la tattica e la capacità di pensare in anticipo. Inoltre, mi piace giocare in una squadra e farne parte. Si impara a conoscere i punti di forza e di debolezza dei compagni. Mi piace anche il fatto che posso rafforzare la mia testa mentalmente per mantenere la concentrazione il più a lungo possibile. Un aiuto, questo, per affrontare la vittoria e la sconfitta nel gioco e, fuori dal campo, per affrontare con maggiore forza le numerose sfide di tutti i giorni con le quali noi persone in carrozzella siamo costantemente confrontate. Infine, trovo che scivolare in carrozzella sul ghiaccio sia liberatorio; è una sensazione che a parte quando andiamo a sciare con il monosci, difficilmente riusciamo a rivivere».
Sensazione e desideri: «Voglio divertirmi il più a lungo possibile. Un obiettivo è quello di entrare nei quadri. Ci sto pensando, ma non ho ancora deciso; il mondo del curling resta aperto per me».
E chissà che nel frattempo, nella nuova squadra nazionale possa accedere anche qualche giocatore ticinese.