Tra le conseguenze del riscaldamento globale anche l’aumento degli eventi meteorologici estremi: alluvioni, ondate di calore, uragani, incendi ecc. (Keystone)

«La Svizzera deve impegnarsi di più»

by Claudia

Il 9 aprile 2024 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha decretato che, non impegnandosi abbastanza per contrastare il riscaldamento globale, la Svizzera viola i diritti delle persone anziane. In particolare l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo o CEDU (diritto al rispetto della propria vita privata e familiare). Il tribunale internazionale ha dunque riconosciuto lo status di vittima all’associazione Anziane per il clima che, sostenuta da Greenpeace, l’aveva interpellato. Una vittoria storica per le attiviste: era la prima volta che Strasburgo sosteneva esplicitamente il diritto alla protezione del clima.

Ma cos’è successo da allora? «I giochi restano aperti», afferma Norma Bargetzi-Horisberger, classe 1955, nel comitato di Anziane per il clima dal 2020 quale rappresentante della Svizzera italiana. «Dopo la sentenza che ci ha dato ragione c’è stata una forte reazione da parte della politica. Alcuni hanno addirittura chiesto alla Confederazione di abbandonare il Consiglio d’Europa: i giudici si sarebbero fatti manipolare… Sono state interpellate le Commissioni giuridiche delle due Camere del Parlamento e, a dominare, è stata la volontà di negare il monito di Strasburgo. Siamo pertanto costernate. La Corte europea dei diritti dell’uomo è l’istanza superiore a cui chiunque può rivolgersi, dopo l’esaurimento delle vie di ricorso interne, in caso di violazione della CEDU che – lo ricordo – è stata ratificata dalla Svizzera nel 1974. Le sue sentenze sono definitive e vincolanti. Non dar loro seguito significa violare lo stato di diritto».

In pratica, Berna ha stilato un rapporto sulla sentenza, sottolineando i passi compiuti sulla questione climatica e chiedendo sostanzialmente di «chiudere il caso». Il documento verrà esaminato a inizio marzo dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa (organo con la funzione appunto di garantire che i 46 Stati membri diano esecuzione alle sentenze della Corte). Ma, secondo Anziane per il clima e una trentina di altre Ong, la Svizzera è ben lungi dall’avere posto rimedio alla violazione dell’articolo 8 della CEDU: «Le modifiche legislative apportate dopo la sentenza – e indipendentemente dalla sentenza – non soddisfano i requisiti per una protezione del clima rispettosa dei diritti umani».

Come dovrebbe muoversi, quindi, la Svizzera? «In primo luogo considerare più seriamente cosa dice la scienza», osserva Bargetzi-Horisberger. «I dati sono allarmanti». Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e il primo a oltrepassare la soglia di +1,5°C rispetto all’era preindustriale, ha dichiarato il Servizio europeo sui cambiamenti climatici di Copernicus. Secondo i suoi calcoli, l’aumento è stato di circa 1,6°C. La soglia di 1,5°C è stata superata anche nel biennio 2023-2024, a dimostrazione di un riscaldamento che non ha precedenti nella storia moderna. Se non si pone rimedio, sostiene l’Emission Gap Report 2024 delle Nazioni unite, la crescita della temperatura potrebbe essere di 2,6-3,1°C entro questo secolo. L’umanità è stata avvertita, hanno osservato diversi esperti, tra cui Johan Rockström, direttore dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico: «Abbiamo avuto un primo assaggio di un mondo oltre la soglia di 1,5°C, con sofferenze senza precedenti per le persone e costi notevoli per l’economia globale legati all’aumento degli eventi meteorologici estremi». Ovvero ondate di calore, alluvioni, uragani, incendi ecc. Tornando a Bargetzi-Horisberger: «In questo contesto legiferare non basta. I tempi di attuazione delle nuove norme sono troppo lenti. Bisogna mettere in atto azioni e strategie efficaci il più in fretta possibile. Non ci si può permettere di aspettare». Altro elemento da considerare, per l’intervistata, è la sostenibilità dei progetti in cui la Svizzera, le sue banche e le assicurazioni investono: «Non si può chiudere gli occhi per questioni di mero interesse».

Sappiamo che le emissioni di gas serra dovute alle attività umane (dall’energia ai trasporti, dall’industria agli allevamenti) stanno contribuendo al riscaldamento globale a livelli che minacciano l’equilibrio del nostro pianeta, continua la nostra interlocutrice. «La Svizzera deve definire tempestivamente sia un carbon budget (bilancio di CO2) compatibile con l’idea di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come auspica l’Accordo di Parigi sul clima, sia un corrispondente adeguamento degli obiettivi climatici. E il suddetto bilancio deve essere realistico, deve cioè comprendere sia le emissioni entro i confini nazionali sia quelle necessarie a produrre ciò che importiamo».

Intanto dal mondo arrivano notizie poco rassicuranti. Un esempio: con l’ordine esecutivo firmato nel giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump ha portato gli Stati Uniti – il secondo maggior produttore mondiale di emissioni di gas serra, dopo la Cina – fuori dall’Accordo di Parigi contro il cambiamento climatico. Ha inoltre abolito molti dei limiti e degli incentivi per ridurre l’uso dei combustibili fossili. Per tornare nella Confederazione: lo scorso 9 febbraio l’iniziativa «per la responsabilità ambientale» promossa dai Giovani Verdi è stata respinta dal 69,8% della popolazione; una decina di giorni prima il Consiglio federale ha affossato il fondo per il clima… «Quando si tratta di individuare delle misure concrete la popolazione ha paura», afferma Bargetzi-Horisberger. «Non piace l’idea di dover fare delle rinunce. Si punta alla crescita economica senza limiti. L’interesse domina il discorso politico, ha priorità assoluta. Ho l’impressione che ci sia molta rassegnazione: “Cogliamo quel che si può e del futuro saranno altri ad occuparsene”. Molti non hanno capito che non si tratta di rinunciare a qualcosa, ma di cambiare paradigma rispetto ai propri atteggiamenti di consumo, per contrastare quello che di terribile sta avvenendo e non è ancora stato colto. Non vogliamo di certo tornare all’età della pietra, ma sviluppare progetti di lavoro, sviluppo e creatività sostenibili e innovativi. Si può insomma far funzionare l’economia – e bene – in un altro modo!».

Questo discorso non è promosso solo dalle Anziane per il clima ma da molti altri movimenti e tanti giovani che si rimboccano le maniche per far capire anche ai «grandi» la necessità di agire in fretta. I segnali ci sono anche in Ticino e, da un paio di anni a questa parte, si sono fatti più forti, dice l’intervistata. Qualche esempio? «Si parla Verde alle giornate autogestite nelle scuole, a Bellinzona si svolge il Greenday, un’iniziativa in collaborazione con la Società ticinese di scienze naturali per approfondire il tema della sostenibilità e della conservazione della natura. A Lugano si tengono regolarmente dei Caffè climatici, incontri con il fine di sensibilizzare la popolazione e mettere in rete persone sensibili al tema (su Instagram trovate le informazioni). Promotore un docente in pensione, attivista di Extinction Rebellion. Prossimamente organizzeremo una serata di sensibilizzazione insieme a IAMCLIMATE, associazione di giovani fondata nel 2022, impegnata nella difesa e protezione ambientale».

«È necessario fornire informazioni, invitare le persone al dibattito e sensibilizzare le giovani generazioni», conclude Bargetzi-Horisberger. «Solo cambiando mentalità si possono cambiare i comportamenti. La natura ha una forza incredibile: bisogna imparare ad osservarla e rispettarla partendo da piccoli gesti quotidiani. Come chiudere i rubinetti per tempo o spegnere la luce quando non serve, riscaldare gli ambienti domestici a 21°C massimo, optare per i mezzi di trasporto pubblici, prestare attenzione a come sono fatti e confezionati i prodotti che si acquistano. Senza dimenticare di allargare lo sguardo, entrando nel campo della giustizia climatica: un approccio all’azione per il clima che si concentra sugli impatti ineguali dei cambiamenti climatici sulle popolazioni più o meno vulnerabili. Già, perché oltre alla natura bisogna rispettare le persone».

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