Gionata Bernasconi, Oceano, Einaudi Ragazzi (Da 11 anni)
«Anche Alice chiuse gli occhi, e i suoi pensieri volarono via risucchiati dall’immensità del cielo. Da lassù vide i loro corpi rannicchiati al centro del canotto. Poi due sagome, sempre più piccole e insignificanti. Infine, vide solo due puntini in mezzo all’Oceano». Uno zoom all’indietro, verso l’alto, apre e chiude questo romanzo, conferendogli una struttura circolare e quasi estatica – due fratellini alla deriva a confronto con l’infinito – perfetta per racchiudere con grande intensità il racconto di quattro giornate. Quattro giornate in mezzo all’oceano (anzi all’«Oceano», con la o maiuscola, perché anch’esso ha la forza di un personaggio), su un canotto, lottando per sopravvivere. La nave su cui viaggiavano si era incendiata, il padre, marinaio, aveva fatto appena in tempo a metterli su un canotto con poche provviste, affidandoli alle onde prima dell’esplosione: un tentativo disperato di dare ai propri figli una chance di sopravvivere. Di sopravvivenza parla infatti questa storia, facendoci vivere e sentire ogni dettaglio: il sapore del sangue sulle labbra riarse e spaccate dal sole, la fatica di procurarsi del pesce, e di mangiarlo crudo, il percepirsi prede, e predatori, l’affrontare la tempesta, il tenere a bada la vertigine cupa dei pensieri. Ma non è solo una storia di sopravvivenza, questo romanzo in cui lo scrittore ticinese Gionata Bernasconi dà prova di una scrittura vigorosa e matura, condotta con accurata essenzialità: oltre alla dimensione avventurosa, di sopravvivenza, è percepibile in filigrana anche una profonda dimensione simbolica. Alice e Milo, dentro il perimetro di quel canotto, devono diventare grandi, da soli. Il padre non può più proteggerli, ora la navigazione è la loro. Ad avere il duro compito di guidare quella navigazione è Alice, personaggio interessante e drammatico di adolescente che non ha più l’ingenuo candore infantile che contraddistingue il fratellino Milo, ma che quel candore si trova a tratti – quando è confrontata con l’angoscia disperante della loro situazione – a rimpiangere. Alice deve indurire il suo cuore, e lottare anche per il fratellino: lo farà in modo pratico e risoluto, con azioni incisive per non soccombere, ma lo farà anche con la tenerezza del gioco, quel gioco simbolico del «facciamo che eravamo», per prendersi cura del fratellino, proteggendolo, con le risorse dell’immaginario, dalla brutalità del reale. Facciamo che eravamo pirati, facciamo che ci salveremo. E questo accudimento farà percepire al piccolo Milo, ma anche ad Alice, commovente personaggio di ragazzina che assume su di sé il dolore, e anche a noi lettori, quanto sia grande la forza dell’amore.
Eleonora Fornasari, Il barattolo dei desideri, Il Castoro (Da 8 anni)
«La magia è dentro di voi. Quando trasformate i desideri in sogni e i sogni in realtà». Sull’importanza di riconoscere i propri desideri, e sul coraggio di perseguirli, s’impernia questo romanzo, e non è il primo, certamente, ma anch’esso si guadagna un posto d’onore nel novero di storie su questo tema: prima di tutto perché è rivolto non agli adolescenti – fascia d’età per la quale il tema è maggiormente declinato – ma ai bambini della scuola elementare, poi perché la vivace scrittura di Eleonora Fornasari ci rende molto credibile il piccolo Lollo, Lorenzo Cecconi, detto Cecco con spregio dal compagno di classe Martino, che lo bullizza, diremmo, perché Lollo balbetta, perché Lollo arrossisce, perché Lollo non è di quelli che Martino inviterebbe alle sue feste. Peccato che di mezzo ci si mettano i genitori, così Martino è obbligato a invitare Lollo, complicando ulteriormente le cose. Lollo può contare tuttavia su Margherita, la ragazzina forte e decisa appena arrivata in classe, e sul maestro Gabriele, che lo capisce e lo valorizza, ancorché osteggiato dalla rigida preside. Una storia di quotidianità scolastica e familiare, con guizzi quasi surreali quando le giornate di Lollo, temibili prima di affrontarle, diventano invece «giornate wow»… Al centro di tutto c’è un barattolo dei desideri che Lollo vince a una pesca di beneficenza. I desideri esprimibili sono tre, Lollo ne formula due, e lascia generosamente il terzo a Martino. Perché anche i «bulli» hanno una sofferenza, nascosta da qualche parte. E anche i grandi, genitori e maestri compresi. L’importante è avere fiducia in se stessi e nel fatto che i propri desideri possano diventare realtà, qualunque sia il barattolo dei desideri che abbiamo tra le mani, anche il meno «magico», o il più ammaccato. Mai dire mai.