Quando si parla di boccia, l’immaginario collettivo si riempie di ricordi di bocciodromi all’aperto, sfide accese tra amici e una tradizione radicata nella cultura ticinese. Ma oltre a questa versione classica e alla sua declinazione per atleti con disabilità intellettiva – già protagonista agli Special Olympics – esiste un’altra forma di boccia, ancora poco conosciuta in Svizzera: la boccia paralimpica.
A portare avanti la diffusione di questo sport nel nostro Paese è Damiano Zemp, PhD in Scienze Motorie e specialista in sport adattato. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua esperienza e le prospettive di sviluppo di questa disciplina.
«Nel 2019 sono entrato nel comitato del Gruppo Paraplegici Ticino e ho anche iniziato a partecipare a eventi organizzati dall’Associazione svizzera dei paraplegici (Asp), ricoprendo diversi ruoli: da volontario ad autista, fino a monitore e formatore in occasione di eventi sportivi. Durante un campo organizzato al Centro Sportivo di Tenero (Move on) ho scoperto la boccia paralimpica e me ne sono subito appassionato», racconta Zemp.
Da quel momento, il suo impegno non si è mai fermato. A fine 2024, l’Asp ha deciso di rilanciare alcuni sport, tra cui la boccia paralimpica, e ha affidato a Zemp il compito di coordinarne lo sviluppo su scala nazionale. Il progetto denominato «Rivitalizzazione Boccia paralimpica», patrocinato dall’Asp attraverso un fondo di Swiss Olympic, prevede cinque giornate di promozione in diverse località della Svizzera, tra cui anche a Chiasso, dove a fine primavera si terrà un evento dedicato.
Per garantire una crescita solida del movimento, Zemp ha stabilito un contatto con Maurizio Dalle Fratte, allenatore della Nazionale Svizzera femminile di bocce normodotati e membro del Comitato centrale della Federazione svizzera di bocce. Grazie a questo collegamento, ha avuto l’opportunità di formarsi come istruttore tecnico paralimpico presso la Federazione italiana bocce, che si è mostrata disponibile a supportare il progetto elvetico.
Un gioco per pochi,ma aperto a tutti
La boccia paralimpica ufficiale è riservata ad atleti con disabilità motorie severe che coinvolgono tutti e quattro gli arti e il tronco, come tetraplegia, spasticità o amputazioni multiple. Gli atleti sono suddivisi in quattro categorie (BC1, BC2, BC3 e BC4), in base al livello di autonomia e alla necessità di assistenza. Tuttavia, a livello amatoriale, il gioco si apre a un pubblico più ampio, permettendo anche a persone senza disabilità di partecipare.
«Il nostro obiettivo è far crescere la boccia paralimpica in Svizzera, partendo proprio dalla base, creando occasioni di gioco e allenamento accessibili a tutti», spiega Zemp.
A differenza della boccia tradizionale, che si gioca nei bocciodromi, la versione paralimpica si svolge in palestra su un campo di 12,5 x 6 metri. Ogni atleta ha un’area di lancio di 1 metro per 2,5 metri, e non può oltrepassare le linee con la carrozzina o la rampa. Le competizioni possono essere singole, a coppie o a squadre, con regole che garantiscono equilibrio fra i team.
Le bocce utilizzate sono più morbide rispetto a quelle tradizionali: rivestite in pelle e riempite con microsfere di plastica, sono progettate per adattarsi meglio alle esigenze degli atleti. L’obiettivo è semplice: posizionare il maggior numero di bocce vicino al jack, la boccia bianca che funge da punto di riferimento.
Un elemento distintivo della boccia paralimpica è la categoria BC3, in cui gli atleti utilizzano una rampa per il lancio, con l’aiuto di un assistente che, per regolamento, non può comunicare con il giocatore durante la partita. L’assistente, su indicazioni dell’atleta, posiziona la boccia sulla rampa. Successivamente l’atleta lancia la boccia dandole l’impulso con una bacchetta, che può essere tenuta in mano, in bocca o sulla testa.
Il panorama internazionale
Nel mondo, la boccia paralimpica è dominata dai Paesi del Sud-Est asiatico come Hong Kong e Corea del Sud. In Asia, infatti, sono finite 22 delle 33 medaglie in palio alle Paralimpiadi di Parigi 2024. In Europa, il principale protagonista è il britannico David Smith, considerato una leggenda di questo sport, con un team di allenatori, terapisti e analisti che lo supportano in un programma di allenamento intensivo: cinque giorni a settimana, sei ore al giorno.
La boccia paralimpica ha fatto il suo debutto ai Giochi di New York 1984, mentre in Italia è stata introdotta a livello regionale solo nel 1992, per poi essere riconosciuta ufficialmente dal Comitato italiano paralimpico nel 2012. La nazionale italiana ha partecipato al suo primo Mondiale nel 2018, ma non ha ancora conquistato una medaglia mondiale, né ottenuto la qualificazione paralimpica.
E la Svizzera? Al momento, siamo ancora in fase di sviluppo, ma il lavoro di Zemp e del suo team potrebbe presto dare i suoi frutti. Il sogno? Vedere, tra pochi anni, atleti ticinesi pronti a gareggiare alle prossime Paralimpiadi.
La strada è lunga, ma il primo passo è stato fatto. Ora tocca agli appassionati e agli atleti cogliere questa opportunità e contribuire alla crescita della boccia paralimpica nel nostro Paese. Chissà, magari tra qualche anno potremo tifare per un campione svizzero sul palcoscenico internazionale.