Geometrie del possibile

Una parete bianca è lo sfondo sul quale verranno via via scritte a mano delle cifre predisposte per essere calcolate secondo formule prestabilite. Una fune gialla pende lunga dal soffitto con dei segni colorati a cadenzarne la lunghezza. Infine, delle carte contrassegnate Bi, le rosse e , le blu. Quelle carte verranno mostrate su indicazione dell’artista durante la sua esibizione e inizialmente nascoste sotto le sedie della platea. Sono gli elementi che appartengono in buona parte alla struttura scenografica (Prisca Grandi) che accompagna l’esibizione di Bianca Berger, danzatrice locarnese laureanda in Matematica all’Università di Bologna, alle prese con il suo spettacolo-performance Bi-Tà.

Dopo la pre-education di un anno presso la Copenhagen Contemporary Dance School e la formazione allo Studio XL di Reggio Emilia, Bianca Berger consegue la laurea in Danza e Coreografia alla Scuola Nazionale Danese di Performing Arts a Copenaghen sotto la direzione di Rasmus Ölme. Già ospite nel 2023 del Teatro San Materno con Fermati al limite, una sua prima produzione sempre legata alla matematica, nel 2024 è in cartellone con Bi-Tà al Festival Internazionale del Teatro di Lugano. Più recentemente l’abbiamo incontrarla allo spazio Elle di Locarno.

Corporatura minuta, sguardo vivace e intelligente indice di una spontaneità gioiosa e contagiosa, la giovane Bianca Berger (1998) ci accoglie al termine del suo spettacolo, 45 minuti danzati (benissimo, con una precisione diremmo matematica) e anche raccontati per mettere in campo la sua visione della probabilità con la complicità di una materia che, insieme con la danza, da sempre la coinvolge: lo studio della matematica.

Cominciamo dal titolo.
Bi-Tà è un estratto della parola probabilità. L’esibizione è nata dall’idea di voler fare entrare il pubblico in uno spazio astratto di probabilità dove ci fosse il minor riferimento possibile a un teatro o a una casa, da qui la scelta di fare tutto bianco o grigio; ma volevo anche mettere qualche colore così ho scelto il giallo, il rosso e il blu che sono molto semplici.

Oltre alla danza, lo spettacolo si avvale di cifre, formule e calcoli: non tutti però hanno molta famigliarità con la Matematica…
Infatti, prima di tutto cerco di spiegare che cos’è un concetto matematico in generale facendo degli esempi. Nel mio caso, oltre alla probabilità c’è la funzione, nel caso specifico ho scelto quella binomiale (nella teoria della probabilità è una variabile usata per dare una dimensione di probabilità al numero di successi ottenuti eseguendo un certo numero di prove di uno stesso esperimento, NdR). Una funzione che calcola la probabilità di avere un evento, dato un certo numero che ho determinato in base alle persone presenti in sala. L’altra variabile è legata al numero delle carte rosse che ci sono, quanti spettatori si alzano in piedi mostrandole e quanti poi scelgono l’ordine rosso-blu. I valori che saltano fuori vengono ulteriormente divisi per due, che è la probabilità di avere un rosso o un blu. Il tutto elevato alla potenza equivalente al numero di spettatori in sala. L’intero calcolo, che è laborioso, viene eseguito precedentemente dal computer analizzando le cifre che ho già inserite, sulla base dei biglietti venduti, quindi le presenze, con il numero delle carte colorate messe a disposizione.

E la fune gialla che incombe sulla scena?
Siccome mi rendo conto che è difficile far capire al pubblico che cosa sto facendo, ho inserito un riferimento fisico. La fune rappresenta un intervallo di numeri che vanno da 0 a 100%. I segni colorati sulla fune corrispondono a una frazione e ognuna di esse corrisponde ai miei movimenti nello spazio. Quindi c’è una relazione fra quei segni e la danza.

Una coreografia, dunque, che si scompone e assume una caratteristica precisa in base ai segni colorati sulla corda che sono il risultato del calcolo delle probabilità nello spazio. Si assiste così a una somma di sequenze calibrate, studiate nei dettagli accompagnate da una suggestiva presenza musicale (Metunar).
C’è una danza legata a uno stile, a una qualità, che rappresenta i numeri da un terzo a due terzi e un’altra che rappresenta i numeri da zero a un terzo.

Uno spettacolo di danza dove la matematica in un certo senso è un alibi complesso, intelligente e funzionale…
La Matematica è legata alla mia formazione ma entra nella mia danza anche perché quando creo una coreografia devo trovare una giustificazione e quella materia mi aiuta molto nel definire quando fare una cosa e quando interagire con il pubblico.

In questo spettacolo a un certo punto si parla di verità…
La verità di questo spettacolo è quando, danzando, sento di essere veramente in connessione con questo spazio di probabilità. Spero proprio che il pubblico riesca a entrarvi lasciandosi alle spalle la dimensione quotidiana per interagire con la matematica in un modo diverso.

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