«Uno sguardo alla carta geografica ci mostra la Verzasca come la sola valle del Cantone Ticino completamente circondata da territorio ticinese: Valmaggia, Leventina, Riviera e Locarnese. E come già venne notato, se paragoniamo il Ticino a una dolce pesca, la Verzasca ne sarebbe il nocciolo scabro e duro».
Così scriveva Giovanni Bianconi che Giuseppe Brenna cita all’inizio del suo volume Alpi di Val Verzasca scritto insieme alla moglie Chiara e pubblicato nella collana «Sui sentieri dei padri» da Salvioni Edizioni. Giuseppe Brenna a 72 anni rimane un punto di riferimento per chi ama la montagna e la civiltà contadina, un pozzo di conoscenze ed esperienze che non smette di trasmettere, alimentare, osservare e indagare con vera passione e dedizione. Nel tempo ne sono nate opere monumentali dedicate al nostro territorio, come quest’ultimo volume che raccoglie 157 itinerari per 247 tra alpi con i relativi corti e altri luoghi particolari, documentati da un apparato iconografico costituito da ben 738 fotografie e 39 cartine.
Il viaggio che Brenna ci invita a seguire è in senso orario: si parte dal luogo più a sud del versante destro della Val Verzasca, ossia Mergoscia, e si termina con gli alpi di Vogorno. Ad accompagnarci nel cammino racconta Brenna sono alcuni libri «che ci hanno trasmesso passione e grandi, specifiche conoscenze» come appunto quelli dell’amato Bianconi. Il volume è ricchissimo di notizie storiche legate ai luoghi e alla vita della popolazione che li abitava. Si parla dell’emigrazione che ha segnato così tanto la valle e sono riportate e analizzate alcune lettere degli emigrati. Ma si sofferma anche su particolari curiosi come le iscrizioni scolpite sulle rocce o l’origine dei nomi di luoghi. Aròca, ad esempio, è l’Alpe Rocca nel dialetto di Mergoscia con un ovvio riferimento al termine rocca da attribuire alla parte rocciosa che sovrasta le cascine e le protegge dalle valanghe.
Non c’è dubbio che Chiara e Giuseppe Brenna la Verzasca ce l’abbiano nel cuore. D’altronde Chiara per vent’anni ha anche gestito un’azienda agricola con capre a Brione Verzasca e all’Alpe Rozzera «provando così un po’ le fatiche e le emozioni degli antenati». Questo volume è il loro omaggio non solo a questa terra impervia e bellissima ma soprattutto, scrivono, «all’opera monumentale dei Verzaschesi realizzata sulle montagne». Il loro sguardo ci invita a ricordare gli antenati e a rispettare le terre che ci hanno lasciato, perché come scrive Anna Gnesa: «La valle è casa nostra. Se sappiamo conservarla, in un tempo sempre più affollato e avvelenato vi potremo, con consapevolezza nuova, ritrovare le sorgenti»