Viale dei ciliegi

by Claudia

Przemek Wechterowicz – Emilia Dziubak, Cosa è successo, Piccolo Robot?, Sinnos (Da 4 anni)

La casa editrice Sinnos si distingue per la sua capacità di trovare talenti stranieri da proporre in traduzione italiana, come è il caso di questa coppia di autori polacchi che già si sono fatti apprezzare per precedenti albi illustrati (Per sempre amici, Chi vuole un abbraccio? e Amore di mamma). Altrettanto, se non ancor più, riuscito, è questo nuovo albo, con protagonista un tenero robottino sconsolato perché ha perso una vite. Vari animali provano ad aiutarlo a cercarla, ma senza successo, la vite non si trova. Gli animali sono certamente gentili, ma il punto è che si limitano a tentare di «risolvere il problema», senza arrischiarsi ad andare più in là, a mettere in gioco il loro cuore un po’ di più. In buona fede, beninteso, solo per paura di non essere apprezzati: ognuno di loro vorrebbe alleviare la tristezza di robottino, ma non ci prova neanche, perché, si sa, robottino non gradirebbe, lui è un robot, è troppo diverso da ognuno di loro. Orso, per esempio, potrebbe proporgli una bella corsa sulla sua groppa ma «a un robot, di sicuro non piacerebbe…», Lepre è brava a far ridere, ma pensa «non conosco nessuna storia da robot per farlo ridere», Coccodrillo pensa di non poter dare «a un robot un bell’abbraccio di consolazione», mentre Gufo presume «che i robot non ascoltino dolci ninne nanne», e così via, finché arriva Castoro, che aiuta davvero il Piccolo Robot, e non solo perché gli costruisce una vite, ma perché, oltre a quello, offre un plus, gratuito, di amore, senza fermarsi sulla soglia della presunta diversità del robottino, così alieno da tutti loro. E gli chiede (proprio come il nonno di Heidi, la prima volta che vede la nipotina, aliena anche lei per lui, vecchio dell’Alpe, nel suo essere così piccola, così bambina): «c’è qualcos’altro che posso fare per te?» . Castoro, dunque, si mette in gioco, e ciò permetterà a Piccolo Robot di farlo a sua volta: «mi faresti fare un giro sulle tue spalle? Ti andrebbe di raccontarmi una storiella divertente?», e si scoprirà che il robottino apprezza eccome queste cose, e pure gli abbracci, e le ninne nanne…

Una storia dolce e profonda, che tocca anche gli adulti (quante volte ciò di cui abbiamo bisogno non è un problem solving ma solo un po’ di empatia, di ascolto, di tempo).

Raffinata la scelta dell’illustratrice nel differenziare lo stile delle immagini a seconda che esse si riferiscano a una vicenda della storia oppure a un pensiero dei personaggi. Inoltre, le sue immagini calde sono capaci di illuminare allo stesso modo i paesaggi naturali e lo sguardo di un’adorabile intelligenza «artificiale».

Marco Magnone – Lorenzo Sangiò, Leggi ancora Nanà, Mondadori (Da 6 anni)

Marco Magnone è uno scrittore abituato a rivolgersi ai ragazzi, ma è la prima volta che si rivolge ai bambini, e lo fa con efficacia rendendo loro accessibile questa storia su un tema non facile. Lo aiutano le belle immagini di Lorenzo Sangiò, e l’idea di trasformare in animali antropomorfi i personaggi, che peraltro sono tratti da una storia vera (di umani), ossia la cosiddetta Guerra del Chaco (1932-1935) combattuta tra Bolivia e Paraguay. Alcuni tratti geografici e culturali vengono sapientemente mantenuti nel libro di Magnone e Sangiò, come l’ambientazione in un villaggio isolato tra le montagne, o la scelta degli animali tipici di quei luoghi, o il poncho indossato dal condor Coco, che ogni giorno legge agli altri abitanti del villaggio le notizie dal giornale arrivato dalla pianura. E già questo è un tema della storia: il valore della lettura ad alta voce, della condivisione e del senso di comunità che essa comporta. Coco è l’unico a saper leggere, ma ha bisogno di un erede, così insegna alla piccola Nanà, che inizierà a scoprire la magia della lettura ad alta voce, fino al giorno in cui le toccherà di leggere la notizia che mai avrebbe voluto: è scoppiata la guerra. Coco, e molti altri, partono per unirsi ai ribelli, e sarà quindi Nanà a sostenere chi è rimasto, con la forza e la «cura» della lettura ad alta voce e della fantasia. Perché, Nanà ce lo conferma, le storie sono salvifiche: alimentano la speranza e tengono in vita.