Questa volta iniziamo dalla Costituzione svizzera, e dal suo articolo 84, quello che si occupa del transito attraverso le nostre Alpi. In questa norma si legge tra l’altro: «Il traffico transalpino per il trasporto di merci attraverso la Svizzera avviene tramite ferrovia. Il Consiglio federale prende le misure necessarie. Eccezioni sono ammissibili solo se indispensabili». Questo articolo è stato approvato da Popolo e Cantoni nel 1994, dopo essere stato proposto dalla cosiddetta «Iniziativa delle Alpi», lanciata per proteggere le regioni di montagna dal traffico di transito. Una votazione storica, che diede una svolta alla politica svizzera dei trasporti, anche se quell’articolo 84 rimane ancora oggi lettera morta, di fatto quella disposizione non è applicata nella realtà.
Dopo quella decisione popolare la legge in materia ha fissato un obiettivo: ridurre a 650mila all’anno il numero di veicoli pesanti che attraversano le Alpi svizzere. Negli anni questi transiti sono diminuiti costantemente: nel 2000 erano circa un milione e 400 mila, nel 2020 erano scesi a 860 mila. Da lì in poi il loro numero è tuttavia tornato ad aumentare, nel 2023 sono stati più 900mila gli autocarri in transito nel nostro Paese. Cifre che ci dicono come la strategia di trasferimento del traffico merci transalpino, dalla strada alla rotaia, sia ancora da migliorare, con il rischio che rimanga una sorta di «eterna incompiuta» della politica dei trasporti elvetica. Un quadro che ora si è fatto ancor più preoccupante, perlomeno agli occhi di chi cerca di promuovere la politica di trasferimento del traffico merci. E questo perché da lunedì 5 maggio si sa che la cosiddetta «autostrada viaggiante» ha ormai i mesi contati. La società che gestisce questo tipo di servizio, la RALpin, ha comunicato che, per motivi finanziari, si vede costretta a chiudere questo trasporto su rotaia alla fine del 2025.
L’autostrada viaggiante, chiamata anche «rola» – dal tedesco «rollende Autobahn» – è un servizio che permette agli autocarri di viaggiare sui vagoni ferroviari, senza dover staccare il rimorchio. Durante il viaggio i camionisti prendono posto in un vagone passeggeri, a volte anche in cuccette per la notte. In questi ultimi anni i veicoli pesanti vengono trasportati su una sola tratta, tra Novara e Friburgo in Bresgovia, lungo il Sempione e il Lötschberg. Dal 2011 e per qualche anno era stato aperto anche un secondo collegamento, poi abbandonato, da Basilea a Lugano. Tra pochi mesi la «rola» verrà chiusa del tutto, dopo aver trasportato 80mila camion nel 2024. Per RALpin la situazione si è fatta insostenibile dal punto di vista economico, questo perché a causa di parecchi cantieri, soprattutto in Germania, ha dovuto cancellare diversi collegamenti. In altri termini si tratta di un problema importato: i cronici ritardi nella realizzazione e nella ristrutturazione di linee ferroviarie veloci in terra tedesca stanno azzoppando una parte almeno della politica di trasferimento svizzera.
L’anno scorso è stata registrata una perdita pari a oltre 2 milioni di franchi, dovuta al fatto che il 10% dei treni «rola» era stato soppresso. Una tendenza che a quanto pare è irreversibile, nei primi tre mesi del 2025 dai previsti 1000 convogli si è dovuti scendere a soli 800, un calo del 20%. A sostegno di questa società, due anni fa il Parlamento aveva dato il proprio via libera ad un sussidio pari a 106 milioni di franchi per prolungare fino al 2028 questo tipo di trasporti, aggiungendo due anni rispetto a quanto previsto in un primo tempo dal Consiglio federale. Governo che in un suo comunicato stampa di allora così definiva la «rola»: «l’autostrada viaggiante fornisce un contributo al trasferimento del traffico merci transalpino dalla strada alla rotaia, ha un impatto positivo sul clima e sull’ambiente, e sgrava la rete stradale nazionale».
Va detto che la «rola» aveva comunque gli anni contati, la sua infrastruttura era ormai arrivata a fine vita, dopo oltre 30 anni di navette ferroviarie attraverso le nostre montagne. La sua chiusura anticipata ha suscitato l’immediata reazione anche tra i parlamentari, il deputato ticinese Bruno Storni ha inoltrato una interpellanza sostenuta da altri 17 consiglieri nazionali. A suo dire la decisione di chiudere la «rola» è «anacronistica e inopportuna». Per l’Iniziativa delle Alpi, associazione che ora porta il nome di ProAlps, quanto annunciato mette in pericolo la politica di trasferimento, da qui un appello al Governo a presentare «con urgenza una strategia efficace per evitare il ritorno sulla strada di decine di migliaia di camion». Strada, o meglio, l’autostrada del San Gottardo che la settimana scorsa è stata al centro di diversi dibattiti in Consiglio nazionale, riunito per una sessione speciale di soli tre giorni.
Da discutere diversi atti parlamentari che mirano a ridurre il fardello del traffico di transito che pesa sulla popolazione locale e sull’ambiente, in particolare in Ticino e nel Canton Uri. I deputati hanno accolto due mozioni di carattere tecnico. La prima chiede al Governo una modifica di legge per permettere la chiusura delle uscite autostradali, nei giorni da bollino rosso. Una misura che impedirebbe agli automobilisti di riversarsi sulle strade cantonali, fatto che oggi causa imbottigliamenti a danno dell’utenza locale. Si tratta di un passo in più rispetto alle norme attuali, oggi è possibile chiudere gli accessi alle autostrade, come succede regolarmente da una parte e dall’altra del San Gottardo, ma non le uscite. La seconda mozione riguarda gli strumenti di navigazione satellitare, per la maggioranza del Consiglio nazionale si deve fare in modo che abbiano l’obbligo di segnalare queste chiusure. Respinti invece due atti parlamentari che chiedevano per l’ennesima volta l’introduzione di un pedaggio per poter accedere alla galleria del San Gottardo. Per un solo voto di scarto questa misura è stata bocciata. Il pedaggio in questione era stato immaginato in modo flessibile, con una tariffa variabile a seconda del traffico di giornata, il passaggio è gratuito se non ci sono colonne ed è a pagamento man mano che le code aumentano. Sul tema però anche Popolo e Cantoni potrebbero essere chiamati ad esprimersi, ProAlps sta infatti va soppesando l’idea di lanciare un’iniziativa popolare. In altri termini, il transito lungo le Alpi rimane un osservato speciale.