Gentile signora,
da qualche tempo ho difficoltà di memoria e faccio fatica a trovare le parole giuste quando mi esprimo. Ho difficoltà a formulare un pensiero lineare e chiaro. Perdo il filo del discorso. Inoltre dormo male, mi sveglio sovente la notte e al mattino sono molto stanco, faccio fatica ad andare al lavoro. Vorrei solo dormire per ore e ore. Sogno tantissimo, faccio molti sogni disturbanti. Forse per mancanza di affetto o di amore mai ricevuto. Però sento di avere tanto amore da dare. Purtroppo a 30 anni sono single, non trovo la persona giusta. Mai avuto una relazione seria e duratura. Sono cresciuto in una famiglia dove regnava la violenza, la paura e il controllo. Ho avuto un padre violento, che non auguro a nessuno. Sono anni che non lo vedo. Mia madre è succube di mio padre, ma complice in quanto non ha fatto nulla per cambiare la situazione.
Ho consultato diversi psichiatri mi hanno detto che sono depresso. Ma io non sono depresso. Io ho voglia di vivere e di avere una famiglia e di dare ai miei figli amore e di essere un padre migliore.
Credo che tutti i miei problemi derivino dalla mia infanzia infelice. Come se ne esce dai traumi infantili e famigliari?
Con i migliori saluti. / Alex
Caro Alex,
i tuoi problemi non sono soltanto tuoi ma caratterizzano la generazione dei giovani adulti cui, al limite, appartieni. La caduta di un orizzonte storico, la mancanza di ogni aspettativa collettiva, stagna la corrente della vita. Nel tentativo di comprendere le cause del tuo malessere, le attribuisci al fatto di essere cresciuto in una famiglia conflittuale, contraddistinta da un padre violento e da una madre sottomessa. Un’infanzia traumatica e infelice rende particolarmente difficile il percorso verso l’età adulta, ma non impossibile. Conosco molte persone che ce l’hanno fatta.
E come? Innanzitutto interrompendo l’atteggiamento recriminativo nei confronti dei genitori, assumendosi le proprie responsabilità, concentrandosi sul presente piuttosto che sul passato: quello che è stato è stato.
Imprimere una svolta alla propria vita richiede una grande forza d’animo. Ma tu hai le risorse per farlo. Contrariamente ai veri depressi, sei pieno di desideri. Vuoi vivere, vuoi amare, vuoi diventare un padre migliore di quello che il destino ti ha assegnato. Sono queste le energie su cui contare, il potenziale da attivare.
Abbandona la condizione di figlio per assumerti quella di padre di te stesso, per metterti al mondo. Ma diventare soggetto della propria vita accade soltanto nella relazione con l’altro, nelle comunicazioni reciproche. Noi ci riconosciamo nello sguardo altrui. Perciò smetti di compatirti. La passività aumenta il narcisismo negativo mentre esiste un narcisismo positivo, quello che in passato era denominato «amor proprio». Un amore che richiede uno scambio affettivo: un dare e ricevere. Per una particolarità dell’amore, quello che si dona ritorna indietro di rimbalzo nella forma di amore ricevuto. Uno scambio che avviene soltanto mettendo in atto l’empatia: la capacità di mettersi nei panni del prossimo, di provare i suoi sentimenti, di accogliere le sue domande.
Vedrai che nel profondo dell’animo ci assomigliamo tutti, che gran parte delle nostre vicende appartengono alla famiglia umana. Lavorare su se stessi, rievocare la propria biografia, ritrovare il senso di quelli che possono sembrare eventi casuali, è necessario ma non sufficiente. Il corpo detiene il segreto della nostra identità e occorre coinvolgerlo direttamente. Perciò alzati, vestiti bene, sorridi alla tua immagine, apri la porta ed esci.
Ogni uomo ha bisogno dell’aiuto degli altri, non genericamente ma nella realtà di un contesto, nella particolarità di una forma di vita. Non conosco abbastanza la tua storia per consigliarti, né vorrei farlo.
Il volontariato offre mille opportunità, sta a te scegliere. Sarà una presa di responsabilità e di autonomia. Ti ringrazio per la stima che mi dimostri e ti auguro ogni bene.