L’imperdibile Suzanne Valadon

Chi non ha mai visto il Centre Pompidou di Parigi, chi lo vuole vedere prima che chiuda per cinque anni per ristrutturazione, chi è troppo anziano per poter aspettare, deve assolutamente fare una capatina a Parigi e osservare una mostra spettacolare per ampiezza e qualità delle opere dedicata a Suzanne Valadon (1865-1938). Il Centre chiuderà progressivamente, settore dopo settore, e definitivamente in settembre.

Parliamo di donne. Forse sarete stupiti, ma le donne artiste sul finire dell’Ottocento sono parecchie. Ne cito alcune a mo’ di esempio, così per incuriosirvi: Angelika Kauffmann, Asta Norregaard, Kitty Kielland, Gwen John, Paula Modersohn-Becker, Henrietta Ward, Mary Cassatt, Rosa Bonheur, Louise Breslau, Marie Bashkirtseff, Berthe Morisot, Eva Gonzalès…

Dopo le mostre dedicate ad Alice Neel, Georgia O’Keeffe, Dora Maar e Germaine Richier, ora al Centre Pompidou tocca a Valadon alla quale per la prima volta viene dedicato un catalogo esaustivo. Una parte delle opere sono state esposte al Centre Pompidou di Metz nel 2023, al Musée d’arts di Nantes e al Museu Nacionale d’Art de Catalunya di Barcellona nel 2024. A Parigi sono presentati oltre 200 fra dipinti, disegni e acqueforti.

In un momento particolarmente difficile per le artiste, Valadon viene riconosciuta dalla critica e dai suoi pari. Una sorta di legittimazione. Il suo percorso è particolare. Figlia di padre sconosciuto si arrabatta, come la madre, in umili lavori. Si esibisce persino al circo come acrobata. Qui una caduta la costringe ad abbandonare l’attività e a 14 anni inizia a posare nuda per i maggiori artisti dell’epoca: Pierre Puvis de Chavannes, Henri de Toulouse-Lautrec, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir… Si fa chiamare Maria.

Nel 1882 conosce Miquel Utrillo i Morlius e l’anno dopo nasce suo figlio Maurice del quale Utrillo accetta di diventare il padre legittimo. Maurice Utrillo è affetto da schizofrenia e la balia lo calma con del vino. Diventa così alcolizzato.

Valadon, mentre posa, osserva il lavoro degli artisti, ascolta e impara il loro modo di dipingere e le diverse tecniche sia pittoriche sia incisorie. Il mestiere, insomma. Sarà proprio Degas a insegnarle l’acquaforte. Tempo prima lo scultore Albert Bartholomé mostra i disegni di Suzanne a Degas, che esclama impressionato: «Vous êtes des nôtres!». Nel 1886 ha una relazione con Toulouse-Lautrec. Nel 1893 ne ha un’altra con il compositore Erik Satie. Nel 1896 sposa Paul Mousis dal quale divorzia nel 1913. Nel 1909 incontra André Utter, di vent’anni più giovane, che diviene il suo amante. Nel 1914 lo sposa prima che parta per il fronte. Sino al 1931 rimangono insieme.

Il suo primo autoritratto lo realizza nel 1883; un pastello delicato che mostra tutta la sua bellezza giovanile con gli occhi blu e i capelli ramati. Ma, come si può intuire, Valadon è un tantino sfacciata, così nel 1931 a 66 anni si fa l’autoritratto a seni nudi. Stesso viso, stesso bocca, stesso sguardo grifagno.

I primi dipinti sono ritratti di famiglia. Nel 1912 la troviamo al centro di una composizione nella quale appaiono la madre Madeleine vecchia e segnata, il figlio e l’amante André Utter. Il ritratto di Erik Satie del 1892 mostra tutti i tormenti della breve relazione. Erik, dopo essere stato lasciato, compone Vexations, una musica assillante nella quale la melodia viene ripetuta 840 volte per 24 ore.

Ma è Utter la sua ossessione. Lo ritrae nudo diverse volte. La prima nell’olio Adam et Ève del 1909. Per la prima volta nella storia dell’arte una donna dipinge un uomo nudo frontalmente con il sesso ben in vista. Un’audacia mai vista. Naturalmente tutto si ridimensiona sempre. La sua voglia di successo è il contraltare della provocazione. Infatti, per partecipare al Salon des Indépendants del 1920, è costretta a ricoprire i genitali con foglie di vite.

Nel 1911 dipinge La Joie de vivre, una grande tela che riprende un tema caro agli artisti: le bagnanti in un paesaggio campestre. Qui le donne nude sono osservate da un uomo, sempre nudo, con le braccia conserte. Ma è del 1914 il dipinto sicuramente più interessante: Le Lancement du filet. Il corpo di Utter mostra tre gesti da altrettante angolazioni diverse in un movimento di rotazione. Per l’epoca una delle «rare rappresentazioni del desiderio femminile per un corpo maschile».

Poi, corpi di donne senza l’idealizzazione maschile, né pretese estetiche, senza le costrizioni di sguardi indiscreti.

Dipinge a mosaico con piccoli tratti di pennello che lasciano percepire la volumetria dei corpi e lo scalare dei toni e mezzitoni. Il tutto contornato da una sicura linea nera.

Negli anni espone in mostre, personali e collettive, in Francia e all’estero. Dopo la prima personale nel 1911 alla Clovis Sagot partecipa ai vari Salon d’Automne des Indépendants e dalla gallerista Berthe Weill. Nel 1920 viene nominata membro del Salon d’Automne.

Oggi la consacrazione definitiva.

Al Musée de Montmartre è possibile visitare il suo atelier-appartamento dove ha abitato dal 1911 al 1925 e magari la mostra temporanea dedicata a Maximilien Luce.

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