Vedere il presidente americano (1) vestito da Papa mi ha fatto venir voglia di travestirmi da Donald Trump, di indossare la sua stessa cravatta rossa e il suo abito scuro gessato, di applicarmi in testa un parrucchino biondo-platino con ciuffo cadente sulla fronte e di metter su il suo simpatico grugno (-1). Poi mi è venuta voglia di imporre dazi a destra e a manca (soprattutto a manca) e di comunicare al vicinato che nelle prossime ore avrei siglato la pace tra Ucraina e Russia, tra Israele e Hamas, tra India e Pakistan, tra Chiara Ferragni e Fedez. In preda a un’insana euforia, ho filmato un video, l’ho mandato agli amici più fidati, ma qualcuno ha preso l’iniziativa, non certo autorizzata da me, di farlo circolare sui social. Inaspettatamente la mia buffonata è diventata virale, milioni e trilioni di follower hanno giurato che mi avrebbero candidato come amministratore di condominio, come premier o come papa. Non nego che, sotto sotto, mi sarebbe piaciuto, più che salire alla Casa Bianca, essere il successore di Bergoglio (6+), giusto il tempo di indossare la veste talare, la mantellina di velluto rosso, la fascia e lo zucchetto, di pronunciare qualche omelia dalla finestra dell’Angelus e di scrivere un paio di encicliche. Mi sarei dimesso dopo due-tre mesi al massimo. Purtroppo, come si sa, il conclave decide diversamente.
Devo confessare che ogni tanto, in questi giorni, mi è venuto il dubbio di essere stato contagiato da una forma di megalomania o dall’epidemia narcisistica che caratterizza i nostri anni inquieti. Ma ho subito scacciato quel brutto pensiero quando mi sono ricordato che Salvini è vicepremier e ministro dei trasporti.
Quanto a megalomania narcisistica, gli esempi ben più significativi della mia modesta aspirazione al Soglio pontificio sono numerosi. La prima volta che mise piede (con scarpa rialzata) in Parlamento, Berlusconi (3 – alla memoria) si guardò intorno e dall’alto della sua bassa statura disse ai giornalisti: «Vi confesso che ho un complesso di superiorità». Gli fece eco un altro supremo modello di umiltà, Vittorio Sgarbi (4+): «Io invece sono superiore senza complessi».
Senza complessi di superiorità né di inferiorità né di medietà, facendo schioccare più volte la lingua Meloni ha dichiarato il Primo Maggio: «Vogliamo essere ricordati come il Governo che ha aumentato il lavoro, ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza sul posto di lavoro». Verrebbe da rispondere: buuuum!!! Anche a me piacerebbe essere ricordato come il più bel figo di Lambrate o come lo scrittore più geniale del XXI secolo, ma mi rendo subito conto che dovrei vedermela con Gianrico Carofiglio (6), Maurizio De Giovanni (6) e Mauro Corona (6), che da anni sono giustamente in attesa di ricevere il Nobel (2).
Continuando sul tema del narcisismo patologico, basta affacciarsi per pochi minuti su un talk show a scelta per trovarne esemplari da manuale a iosa: chi è visibilmente fiero della barba ispida, chi del pizzetto filiforme, chi del mini tatuaggio sul collo, chi dello sguardo lattiginoso, chi dei capelli fluenti e del filler alle labbra, chi della erre moscia, chi della rara intelligenza, chi della capacità di spaziare, chi della severità brutale, chi dell’aria da latin lover, chi della libreria che tiene alle spalle, chi della bandana, chi della treccina, chi della cresta, chi del mezzo sorriso ammiccante, chi del crocefisso pendente sul petto, chi delle maniche di camicia arrotolate fin sopra il gomito, chi appena sotto il gomito, chi dell’orecchino nel lobo sinistro ma non nel destro, chi dell’orecchino nel lobo destro ma non nel sinistro, eccetera.
Tornando al Vaticano. Fossi stato uno dei cardinali del conclave (me lo sarei meritato, dopotutto), come nuovo pontefice avrei scelto Yann Sommer (voto 7 come le paratone che ha fatto contro il Barcellona). Circolavano del resto su WhatsApp, la scorsa settimana, vari meme che ritraevano il portiere dell’Inter con la mitra e con la papalina. È il minimo che si potesse auspicare dopo la semifinale di San Siro, ma i tristi porporati hanno pensato a soluzioni meno originali. Del resto, si sa, tra i numerosi pregi della curia vaticana non c’è la fantasia. Nessuno dei cardinali che si sia fatto ritrarre con la chioma bionda di Meloni o con il parrucchino platino di Trump. (Voto ai 133 cardinali votanti: -133).