Viale dei ciliegi

by Claudia

Sid Sharp, L’abito non fa il lupo, Giralangolo (Da 6 anni)

Divertente, profondo e originale questo graphic novel dell’autrice canadese Sid Sharp. Divertente perché umorismo e delicata ironia illuminano dialoghi e parti narrative; profondo perché affronta, con encomiabile leggerezza, temi come la paura, la diffidenza, il sentirsi indifeso, l’importanza della relazione con gli altri e della solidarietà tra pari, l’accettazione di sé; originale perché non è il solito libro sullo stereotipo del lupo buono di cui è piena la letteratura per l’infanzia contemporanea. Qui i lupi sono ciò di cui ha terrore la pecora protagonista, l’adorabile e solitario Greg De Pecoris, che conduce una pacifica esistenza nella sua casetta al limitare della foresta, cucendo trapunte, bevendo tè, accennando passi di danza, considerando «sé stesso una compagnia eccellente». Il mondo là fuori, però, ossia la foresta, è un po’ meno perfetto della sua domestica comfort zone, poiché, sebbene della foresta gli piacessero le more da mangiare, il canto degli uccelli da ascoltare e i fiori da annusare, non gli piaceva proprio per niente pensare a eventuali lupi nascosti là dentro. Lupi terribili, affamati, ringhianti, ululanti, che Greg sente da dietro la finestra di casa, o che gli capita addirittura di scorgere quando si avventura fuori in cerca di more. La sua casa diviene sempre più un «rifugio» in cui barricarsi, tanto che la tenda alla finestra resta rigorosamente chiusa e Greg non guarda neanche più all’esterno. Ma la sua pancia reclama, le more sono là fuori, in qualche modo la foresta va affrontata. E allora lui, come i protagonisti delle fiabe migliori, deve trovare il modo, e il coraggio, di affrontarla, la sua foresta. Lo farà ricorrendo alle sue abilità sartoriali, e si confezionerà un fantastico travestimento da lupo. E così «invece di sé stesso, era qualcun altro». Un terribile, spaventoso (e spaventato, ma questo lo sappiamo solo noi lettori, oltre a lui) lupo. L’incontro con gli altri lupi sarà inevitabile e (per noi lettori, non certo per lui) anche spassoso. La storia procede serrata, si volta pagina con la curiosità di vedere dove andrà a parare l’autrice, a un certo punto Greg nota, e noi in ansia con lui, che «le cuciture del suo bellissimo abito da lupo stavano cedendo» (metafora bellissima del tema centrale del libro, che ci porta ad allentare l’asserragliamento isolato, all’avere fiducia in sé e al cercare la solidarietà degli altri) e il finale, vi assicuro, sarà sorprendente!

Jairo Buitrago- Juan Camilo Mayorga, La festa del leone, Caissa (Da 5 anni)

Restiamo in tema «travestimenti» con questo albo di due autori colombiani, di Bogotà, che ci porta in un giardino, «un gran bel giardino», dove si sta svolgendo una festa in costume. Ci sono persone travestite da gorilla, marziani, dinosauri, tutti costumi che comunque lasciano trasparire il volto umano, sotto la maschera. A un certo punto arriva un leone, e il testo di Buitrago lo introduce con quella deliziosa imperturbabilità della letteratura per l’infanzia, come se questa new entry fosse la cosa più normale del mondo: «Un leone che passava di lì vide le lucine e le empanadas sulla tavola. Aveva fame e freddo e decise di intrufolarsi». Antesignani celebri sono ad esempio il leone che come niente fosse arriva a casa di Mauro, nel romanzo di Pinin Carpi Mauro e il leone; o Il leone in biblioteca di Knudsen-Hawkes; o Il cenone del Signor Leone, di William Marshall, in cui il Signor Leone fa addirittura l’animatore a un elegante veglione di Capodanno. Davvero, il leone in uno scenario urbano è la perfetta sintesi di quel magico sovvertimento del senso comune, tipico dell’infanzia, che vivifica lo sguardo e lo apre all’inatteso. Qui, ne La festa del leone, gli astanti lo scambiano però per un umano con un travestimento molto ben fatto, e saranno quindi i piccoli lettori e le piccole lettrici i più aperti all’inatteso, perché loro già sanno che lui è un leone vero, il che farà scaturire anche vari effetti comici (tutti gli invitati, presi dall’entusiasmo e dall’ammirazione per questo nuovo invitato, mangiano con le mani come fa lui, tutti ballano saltando e dando spintoni come fa lui…), finché, a sera, il simpatico leone se ne andrà via, indisturbato, tornando nella sua «giungla» con non pochi generi di conforto presi alla festa (empanadas, torte, caramelle). Le colorate, espressive immagini di Mayorga ben si sposano con l’andamento scanzonato del testo, e ci ricordano che se manteniamo uno sguardo bambino possiamo immaginare meravigliose giungle non lontane da noi, anche nei pressi delle nostre grigie e stanche città.