Da Leone XIII a Pope Leo, vero figlio del mondo

Ero in America quando è stato eletto il primo Papa nordamericano della storia. Su mio treno da New York a Washington, all’una e 13 ora locale dell’8 maggio 2025, si è alzato un grido di gioia. L’elezione di un Papa «born in the Usa» ha avuto un effetto elettrizzante in tutto il Paese, da Chicago, dove Robert Francis Prevost è nato, alle comunità latine del Texas e della California, sino sulla East Coast, dove italiani e irlandesi sbarcavano nel secolo scorso. Il pregiudizio per cui uno «yankee» non poteva diventare Papa si era rivelato falso. Ma Prevost non è lo «yankee» che abbiamo in mente. Nato a Chicago, Illinois – la città segnata dal magistero sociale dell’arcivescovo Joseph Bernardin, vicino negli ultimi anni al giovane Obama – Prevost ha studiato in Pennsylvania nell’università degli agostiniani, Villanova. Motto: «Veritas, Unitas, Caritas». Papa Leone – per gli americani Pope Leo – è un vero figlio del mondo. Il padre, Louis Marious, aveva radici francesi e italiane; la madre, Mildred Martínez, viene descritta come di origine spagnola. Ma il «New York Times» rilancia una storia straordinaria: la nonna materna del Papa, Louise Baquié, era creola; e il nonno, Joseph Martinez, era nero, piccolo proprietario terriero a Seventh Ward, quartiere di New Orleans tradizionalmente abitato da una comunità cattolica di origini africane e caraibiche. I nonni del Papa lasciarono la Louisiana per Chicago agli inizi del Novecento.

La folla di piazza San Pietro, dopo l’iniziale delusione – si attendeva un Papa italiano – l’ha amato. E non solo perché il Papa si è proclamato romanista, la fede più diffusa nella Città Santa. Il Papa ha la stessa sensibilità sociale di Bergoglio, e un tratto più prudente e misurato. Parla di pace, si rivolge ai poveri, ai deboli, agli ultimi, e nello stesso tempo si presenta con il suo stile, la sua personalità, il suo linguaggio. E il suo nome. Leone Magno fu il Papa che fermò Attila, non con la spada ma con la croce. Il Papa pacificatore. Leone era il nome dell’amico più fedele di san Francesco, restò al suo fianco nell’ora più difficile, quando il santo cercò l’isolamento sulla Verna dove secondo la tradizione ricevette le stimmate, raccolse le sue confidenze e ci ha lasciato su Francesco pagine bellissime. E Prevost, prima di essere eletto dai cardinali nel segreto del Conclave, è stato scelto da Bergoglio, che l’ha trovato in un Paese di missione, il Perù, non a Lima o a Cuzco ma nella remota Chiclayo, l’ha fatto cardinale, l’ha chiamato a Roma nei tempi giusti: al momento dell’elezione Prevost lavorava nella Curia come prefetto della potente congregazione dei vescovi da due anni, abbastanza per conoscere la macchina, ma non per essere sentito come parte integrante della Curia stessa. Però il motivo principale per cui Papa Leone si chiama così è la Rerum Novarum: le cose nuove, l’enciclica del 1891 di Papa Leone XIII, eletto il 20 febbraio 1878. Quaranta giorni prima era morto Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Tredici giorni prima era spirato Pio IX, il pontefice più longevo della storia. Quando Pio IX fu fatto santo da Wojtyla, soltanto il cattolicissimo Francesco Cossiga ebbe il coraggio di notare che veniva fatto un torto all’Italia. Perché Pio IX si era battuto contro l’unificazione del Paese, aveva fatto imprigionare e a talora ghigliottinare i patrioti risorgimentali, aveva fatto cannoneggiare le truppe italiane che entravano a Porta Pia, e quando Roma era diventata la capitale si era chiuso sdegnosamente in Vaticano. Non soltanto Pio IX non aveva accettato la perdita del potere temporale. Dopo un’iniziale apertura, aveva voltato le spalle alla modernità, al liberalismo, al conflitto sociale che esplodeva sotto i suoi occhi.

Leone XIII fu il primo Papa ad avere solo il potere spirituale. E intuì che quella che il suo predecessore considerava una disgrazia era in realtà un’immensa occasione. Il Papa non sarebbe più stato il capo di uno degli Staterelli in cui era divisa l’Italia. Il Papa sarebbe stato un leader spirituale per il mondo intero. Leone XIII fu il primo Papa che tentò di conciliare la cristianità con la modernità. Avvertiva la necessità di confrontarsi con le grandi novità cui assisteva. Da una parte, l’impetuoso sviluppo dell’industria, del capitalismo, dell’economia, che cambiava le vite e financo il paesaggio: ciminiere, fabbriche, fumi, rumori. Dall’altra parte, la nascita del socialismo, la forza del sindacato, le prime lotte sociali. In mezzo, una politica che non aveva la forza di rinnovarsi, che non reggeva il passo della società. Era il tempo della rivoluzione industriale. Ora Leone XIV deve affrontare un’altra rivoluzione: quella dell’intelligenza artificiale.

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