Mancano pochi mesi al giro di boa dell’attuale legislatura delle Camere federali ed è già tempo di tracciare un primo bilancio. Che partito ha il vento in poppa, quale rimane fermo al palo e quale, invece, deve cominciare a preoccuparsi in vista delle elezioni nazionali dell’autunno 2027? «Il quadro attuale, segnato da forti incertezze a livello geopolitico, nella politica di sicurezza e nei rapporti commerciali rafforza l’UDC che sa capitalizzare il bisogno di sicurezza e controllo», osserva il politologo Lukas Golder e co-direttore dell’Istituto gfs.bern. «Una situazione che penalizza soprattutto il PLR, partito che condivide in parte lo stesso spazio tematico con l’UDC. Tuttavia, non mi aspetto nel prossimo futuro significativi spostamenti di elettrici ed elettori dal partito di Thierry Burkart a quello di Marcel Dettling».
L’analisi dell’esperto si basa sui risultati emersi dalle elezioni per il Parlamento e il Consiglio degli Stati in dieci Cantoni. Considerando il voto fino all’aprile 2025, il principale vincitore a livello di legislativo è stata l’UDC, che ha guadagnato seggi in quasi tutti i Parlamenti cantonali, in particolare sette seggi in più a San Gallo e cinque sia a Svitto che ad Argovia. Il PLR, invece, fatta eccezione per Sciaffusa e Argovia, ha sempre perso, con un totale di undici seggi in meno. Secondo Golder non si tratta di «sconfitte drammatiche, ma che confermano la costante erosione dell’elettorato che il partito sta vivendo da decenni». Nel 1919 l’allora Partito radicale democratico contava sul sostegno del 28,8% dell’elettorato; nel 2023 la sua base si è praticamente dimezzata, scendendo al 14,3%. A preoccupare il PLR è soprattutto il risicato margine di vantaggio, di soli 0,2 punti percentuali, sull’Alleanza del Centro. «Un distacco di pochi decimi – sottolinea Golder – che potrebbe però rimettere in discussione la legittimità del secondo seggio del PLR in Consiglio federale».
Dopo il cambio di nome e la fusione con il Partito borghese democratico, l’Alleanza del Centro è riuscita ad arrestare la sua decennale emorragia di consensi, senza però riuscire a innescare un vero e proprio rilancio. Negli ultimi mesi, inoltre, il partito guidato da Gerhard Pfister – che lascerà la presidenza a giugno – ha avuto difficoltà a Berna. La gestione della successione di Viola Amherd, la cui uscita di scena dal Dipartimento federale della difesa è stata accompagnata da scandali e polemiche, non ha trasmesso l’immagine di una forza politica coesa e pronta a raccogliere la sfida della nomina di un proprio rappresentante in Consiglio federale.
In generale, lo scivolamento verso destra dell’elettorato in Svizzera prosegue, come già emerso nell’ottobre 2023. Da allora l’UDC ha conquistato 26 seggi nei Parlamenti cantonali. I Verdi si trovano invece in una fase di riflusso: per restare nell’immaginario marino a loro caro, la loro ondata verde si è trasformata in risacca, con una perdita di 17 seggi. «L’eco negativa delle elezioni nazionali continua a farsi sentire per il partito ecologista», osserva Golder. «Ma la storia delle prossime elezioni nazionali non è ancora scritta». Il momento di difficoltà dei Verdi, tuttavia, non ha rafforzato il «fratello maggiore»: il Partito socialista non avanza né arretra, tranne nel Canton Neuchâtel, dove ha compiuto un balzo in avanti, conquistando sei seggi in Gran Consiglio. Secondo Lukas Golder, «il PS ha consolidato la sua posizione, soprattutto nei grandi centri urbani, grazie a una campagna elettorale permanente e una comunicazione particolarmente efficace, soprattutto sui canali online».
Se volgiamo l’attenzione sulle elezioni dei Governi cantonali che, a differenza dei Parlamenti, si svolgono secondo il principio maggioritario, emerge un fenomeno molto interessante: la destra ha individuato nelle donne le nuove locomotive elettorali. «L’UDC sta imparando che, con candidate donne, ha decisamente maggiori possibilità di successo nelle elezioni per il Consiglio di Stato», indica il co-direttore dell’Istituto gfs.bern, ricordando che i Governi cantonali, insieme alla Camera dei Cantoni, restano uno degli ultimi baluardi non ancora conquistati dalla destra conservatrice. L’analisi nasce dall’esito del ballottaggio nel Canton Soletta, dove la democentrista Sibylle Jeker ha strappato un seggio a un esponente del PLR. «Le elettrici e gli elettori di altri partiti sono più propensi a votare una candidata UDC rispetto a un uomo dello stesso partito che difende posizioni più intransigenti», osserva Lukas Golder.
Un’evoluzione che potrebbe impensierire il PLR? «L’attuale programma, incentrato sul liberalismo economico, sulla riduzione delle tasse e sui tagli alla spesa pubblica, non riesce a conquistare il voto femminile», afferma il politologo. Al PLR mancherebbe un messaggio capace di conquistare le donne, ad esempio la conciliabilità tra famiglia e lavoro o una visione moderna del ruolo femminile nell’economia e nella società. Inoltre, sottolinea Lukas Golder, il partito di Thierry Burkart avrebbe un problema strutturale: fatica a motivare le giovani donne ad aderire al PLR, preferendogli l’UDC. Un’altra elezione esemplare, che evidenzia il crescente potenziale femminile, si è svolta in marzo nel Canton Vallese, dove Franziska Biner dell’Alleanza del Centro ha ottenuto il miglior risultato tra i candidati eletti, superando nettamente Christoph Darbellay, Consigliere di Stato in carica. «Anche in questa elezione cantonale è emerso chiaramente che una donna, pur non essendo ampiamente conosciuta, riesce a raccogliere consensi anche tra l’elettorato di altri partiti», afferma Golder.
Sul rapporto tra PLR e voto femminile, Golder riconosce però infine che il partito vanta una lunga tradizione nella promozione di donne in politica. «Basti pensare alla consigliera federale Karin Keller-Sutter o a Petra Gössi, ex presidente del partito, che è riuscita a conquistare un seggio al Consiglio degli Stati per il Canton Svitto». Le elezioni nazionali del 2027, e con esse la difesa del secondo seggio in Consiglio federale – probabilmente quello di Ignazio Cassis – si vinceranno anche grazie ai volti nuovi e femminili. Per scovarli e farli emergere restano poco più di due anni: basteranno al PLR?