Un impegno continuo per la biodiversità

Le zone umide d’acqua stagnante, come pozze, paludi, stagni o lanche, sono degli ambienti pregiati, spesso associati alla riproduzione degli anfibi. La loro importanza per la conservazione della biodiversità è dunque assodata e sono molti gli sforzi profusi nel nostro territorio per recuperare, mantenere o valorizzare questi ecosistemi.

Il Dipartimento del territorio ha appoggiato e promosso (finanziariamente e a livello di coordinamento) diversi progetti in tal senso, al fine di intervenire sui biotopi inventariati nel cantone: «In Ticino, solo per i siti di riproduzione per gli anfibi, si contano attualmente (a marzo 2025) 67 oggetti d’importanza nazionale, 189 cantonale e 185 locale, a cui si aggiungono circa duecento paludi e una ventina di torbiere. Tutti questi biotopi vengono monitorati regolarmente dal nostro ufficio per valutarne lo stato e la qualità», spiega Mirko Sulmoni, responsabile per le zone umide e gli anfibi per l’Ufficio della natura e del paesaggio.

All’impegno di osservazione e monitoraggio si sommano le preziose segnalazioni della popolazione, che possono indicare delle situazioni in cui potrebbero essere necessari degli interventi, poiché, come spiega Sulmoni, «si tratta di ambienti naturali, ma essendo inseriti in un contesto antropizzato, venendo a mancare quei processi che avverrebbero in natura, hanno comunque la necessità di essere “curati”. Penso per esempio ai fiumi incanalati dove la dinamica fluviale non è più presente e la creazione o il rinnovo di zone umide e stagni non sono più possibili in modo naturale. L’uomo deve quindi sostituirsi ai processi naturali, simulandoli tramite degli interventi di gestione. E poi c’è il grande problema delle neofite, la cui lotta è oggi un tema fondamentale anche nella gestione delle zone umide».

Situazioni che si possono constatare pure nei biotopi d’importanza nazionale o cantonale distribuiti tra Croglio, Monteggio e Sessa, nel Malcantone. Qui, in un fazzoletto di territorio e nello spazio di pochi chilometri, sono stati valorizzati, recuperati o ricreati alcuni siti di riproduzione per gli anfibi. Operazioni coordinate e promosse dal Dipartimento del territorio grazie ai crediti concessi nell’ambito dell’attuazione del Piano d’azione della Strategia Biodiversità Svizzera. Un impegno non ancora concluso e per il quale il Consiglio di Stato ha già licenziato a inizio anno un messaggio per un nuovo credito per il periodo 2025-2028 per un importo complessivo di oltre 22milioni di franchi, destinato a vari progetti, in più ambiti e in tutto il cantone. L’intento è proprio di garantire continuità alle misure intraprese nel quadriennio precedente, come per esempio nei biotopi del Malcantone.

Uno dei biotopi è situato in località Ressiga, incastonato tra il fiume Tresa e la strada Cantonale che conduce a Fornasette. Gli interventi, svolti nel 2023 e 2024, hanno permesso di sgomberare e ampliare la pozza, togliendo il materiale in esubero accumulatosi negli anni e contrastando l’evoluzione naturale, emulando quello che accadrebbe per esempio in caso di un’alluvione. Si è inoltre liberato lo stagno dalla vegetazione eccessiva e soprattutto lottato contro le neofite invasive, che avevano colonizzato una buona parte della superficie protetta d’importanza nazionale, distribuita su circa 1,3 ettari e comprendente la zona umida e le zone cuscinetto. Ed è proprio qui, nelle aree «secche» attorno alla pozza d’acqua, che hanno trovato condizioni ideali piante come il Poligono del Giappone, alcune specie di bambù o la Palma di Fortune: «Siamo intervenuti dopo la segnalazione di un’abitante e la bonifica è stata difficoltosa per la massiccia presenza delle neofite. La terra è stata scavata, setacciata e vagliata prima di rimetterla nuovamente sul posto. In futuro sono previsti ulteriori controlli, almeno 4–6 all’anno, per eliminare i giovani germogli sfuggiti alla bonifica e stroncare così sul nascere una nuova proliferazione», spiega Sulmoni. Lo stagno è comunque già tornato vitale, ospitando anfibi e altre specie che, nel periodo di riproduzione, si spostano dal bosco adiacente per depositare le loro uova, sfidando anche strade e altri pericoli. Qui, in zona Ressiga, sono presenti popolazioni di Rana rossa (o temporaria), verde e agile, ma anche di Salamandra pezzata e di Rospo comune. La Raganella italiana è invece stata censita a Sessa, nella Pozza a est di Motto dove, su una superficie di oltre due ettari, le ultime operazioni di valorizzazione sono state effettuate nell’inverno 2022/2023. I provvedimenti hanno interessato principalmente la rinaturazione della riva di uno degli stagni presenti, dalla quale sono state eliminate strutture artificiali come muretti e recinzioni che ostacolavano il normale flusso migratorio degli anfibi.

Decisamente più marcati sono stati i lavori eseguiti nell’autunno 2024 in zona Cava Gere a Croglio, in uno stagno nei pressi di un corso d’acqua e del bosco, costruito una quindicina di anni fa per compensarne un altro esistente in precedenza nei paraggi che, in stato d’abbandono, è stato nel frattempo dismesso. Il fondale del nuovo biotopo, che non garantiva più la presenza costante d’acqua, è stato impermeabilizzato in modo che non rimanga mai a secco, almeno durante il periodo della riproduzione degli anfibi: «Con i cambiamenti climatici, con una tendenza a periodi di siccità prolungata alternati a forti piogge racchiuse in tempi brevi, la gestione idrica diventa un fattore importante nella salvaguardia delle zone umide ma, con i dovuti accorgimenti, si riesce a garantirne per ora la protezione», precisa Sulmoni. Oggi la vegetazione sta colonizzando l’area, dove sono pure stati messi a dimora arbusti e altri vegetali autoctoni, mentre rane, rospi e salamandre hanno già ritrovato da soli la via verso un luogo di procreazione ideale.

Ed è quanto ci si aspetti accada anche per l’oggetto inventariato di Suino (nei pressi di Sessa, in località Suvino), dove dello stagno rilevato nel 1991 restavano solo poche pozze sparse e l’area era stata colonizzata da una fitta vegetazione, autoctona ma anche alloctona come il bambù e il Poligono del Giappone. Le operazioni prioritarie, ultimate a marzo 2025, hanno interessato il ripristino del regime idrico dello stagno (ora garantito principalmente da acqua di falda), la lotta alle neofite e la creazione di una nuova grande pozza.

Oltre a valorizzare, risanare, recuperare e conservare biotopi, specie e ambienti, il credito in consultazione promuove anche l’infrastruttura ecologica, uno dei capisaldi della Strategia svizzera (vedi Azione del 19.6.23). Rientrano nel programma pure l’informazione e la sensibilizzazione dei partner attivi sul territorio, degli enti pubblici e della popolazione, così come il monitoraggio degli interventi e della loro efficacia. Anche la lotta alle specie alloctone invasive, come visto, ha un’importanza sempre maggiore nei progetti di carattere ambientale, influendo in modo considerevole sulla spesa totale di un progetto.

Related posts

Un predatore che difende ferocemente il suo nido

È nato prima l’uovo o la gallina?

Inquinamento da PFAS, attenzione anche in Ticino