Verscio, atto cinquantesimo

by Claudia

Teatro: è lo spettacolo di fine anno a sottolineare il Giubileo dell’Accademia Dimitri

Quando si spengono le luci la magia di uno spettacolo non è mai del tutto conclusa. Partono gli applausi e la scena si illumina nuovamente, escono tutti gli attori e ringraziano il pubblico: è il segnale della promessa di continuare a sorprendere e far sognare.

È la sensazione che accompagna ogni anno lo spettacolo che sigla la fine della formazione triennale degli studenti dell’Accademia Dimitri di Physical Theater, come nel caso di Everything is going to be fine andato recentemente in scena a Verscio, che verrà replicato al LAC di Lugano il prossimo 3 giugno. La produzione è una delle prove d’esame conclusivo che l’istituzione delle Terre di Pedemonte organizza ogni anno sotto la guida di una regia professionale proveniente da diversi ambiti culturali e teatrali chiamata a confrontarsi con le capacità dei giovani studenti.

Il carattere dello spettacolo può cambiare a seconda degli orientamenti creativi della regia mettendo comunque alla prova la dimensione comunicativa del teatro fisico. Questa volta la prova collettiva è stata affidata alla compagnia Juksta con sede ad Atene e fondata da Christine Gouzelis e Paul Blackman per realizzare un progetto originale per linguaggio e atmosfere stratificate, fra caos e armonia. Un omaggio all’avventura umana intrecciata con tutta la sua ricchezza e fragilità, dalla danza al teatro, in un racconto fra personalità diverse riunite in un unico grande affresco colorato.

Lo spettacolo è un ulteriore tassello che compone il variopinto scenario di eventi disseminati nel corso dell’anno per caratterizzare il giubileo della scuola fondata nel 1975 dal clown Dimitri con la moglie Gunda e l’attore e pedagogo ceco Richard Weber. È interessante ricordare a grandi linee quelle che sono le sue caratteristiche, a partire dall’idea dei suoi fondatori di riunire in maniera inedita diverse tradizioni dell’arte teatrale e circense, dalla Commedia dell’Arte ai numeri comici del clown, dalla pantomima alla danza. Un approccio che voleva rispondere a quella tendenza nata negli anni Sessanta che si prefiggeva il superamento degli steccati che dividevano il teatro di prosa da quello di movimento ingabbiandolo in discipline come la pantomima, il mimo, la danza, la clownerie, l’acrobazia o il jonglage considerate come delle categorie minori.

C’è voluta tutta la tenacia di Dimitri e dei suoi collaboratori per superare certe reticenze e conquistare credibilità, sia dalla comunità locale con cui instaurare un dialogo sia nei confronti delle istituzioni cantonali e federali nell’affermare la validità di un progetto. Un percorso lungo e tortuoso lungo il quale ancora oggi si celano le insidie dell’economia, spesso avara nei confronti del teatro, e della precarietà di un settore da salvaguardare.

Su questi aspetti vigila costantemente la struttura dell’Accademia, mantenendo vivo e innovativo un luogo dove ancora oggi vengono curate sia la maturazione artistica sia la crescita personale con l’obiettivo di proporre un’esperienza attenta all’evoluzione della scena e dei suoi linguaggi.

È una sfida continua per questa scuola universitaria professionale di teatro, soprattutto nel voler tenere alta l’asticella dell’approccio multidisciplinare dei programmi per l’ottenimento del Bachelor e del Master, percorsi che ogni anno attirano decine di giovani provenienti da Svizzera ed Europa e che in Cinquant’anni ha laureato oltre settecento artisti.

L’Accademia dedica anche molta attenzione ai progetti di ricerca e alla loro divulgazione. L’esempio più recente è costituito da un’indagine realizzata in collaborazione con la SUPSI volta a ricostruire l’identikit di una parte sensibile della nostra scena culturale, una sorta di censimento realizzato per meglio conoscere e analizzare il mondo del lavoro, la sicurezza sociale e gli aspetti legali legati all’universo delle arti della scena nella Svizzera italiana dove, tra l’altro, un terzo degli artisti contattati risultano usciti dall’Accademia.

Un aspetto importante che sottolinea il ruolo di un’istituzione che è parte integrante della nostra ossatura sociale e culturale, una realtà di cui tener conto.