Sono nato nel 1964. Tecnicamente sono un Boomer, sia pure di misura, ma forse sarebbe meglio dire che mi trovo sul confine tra due generazioni: Baby Boomer (1946-64) e Generazione X (1965-80). Ecco perché, mi sono detto, lungo tutta la mia vita per me era sempre troppo presto (il ’68 per esempio) o troppo tardi. Strada facendo «ho visto cose che voi umani non potreste immaginare», per citare un film molto amato dalla mia generazione (Blade Runner, 1982, nel quale peraltro la trama è proiettata in un lontanissimo… 2019, che nel frattempo è già passato da un pezzo).
Ho visto l’uomo sulla Luna e presto potrei ritrovarlo su Marte. Ho ascoltato la voce di sei papi, ho visto cadere il Muro di Berlino e le Torri Gemelle, ricordo quando Maradona segnò un gol con la mano. Non solo i grandi eventi, anche gli oggetti della mia vita quotidiana sono cambiati continuamente. Sono cresciuto con la TV di Stato in bianco e nero, l’ho vista diventare a colori, infine moltiplicarsi in mille canali. Sono figlio del vinile, poi ho comprato le prime musicassette (e il Walkman!), infine i CD (dopo l’effimero MiniDisc); oggi sono abbonato a una piattaforma di streaming audio digitale. In gioventù ho scritto ancora lettere a mano, poi ho faticosamente imparato a digitare con due dita sulla macchina da scrivere e sui primi computer; ma quando mi sono affacciato al mondo digitale ero già un giovane adulto, e dunque non ce la farò mai a competere con i nativi digitali della Generazione Z (1997-2012).
Potrei continuare quasi all’infinito, ma avete capito cosa intendo. Una generazione non è solo un’indicazione temporale, come il segno zodiacale, ma condivide nella memoria grandi eventi storici, personaggi, consumi, esperienze. Anche così la generazione non è un destino, certo, piuttosto un orizzonte di senso.
Naturalmente questo vale anche per i viaggi. Restando al mio caso personale, ho viaggiato da giovane con l’Interrail, senza Wi-Fi. Ho usato guide cartacee e carte geografiche, quando Google Maps e Trip Advisor non esistevano; ho avuto un album rilegato di fotografie, prima di Instagram. Sono tutte caratteristiche dei Baby Boomer in viaggio, mi spiega Rachele Focardi, italiana prestata a Singapore e Londra, esperta di dialogo tra generazioni. Altri aspetti? I Baby Boomer, spesso pensionati con qualche risorsa, amano viaggi comodi, magari organizzati, come le crociere; da soli muovono l’80% dei viaggi di lusso e buona parte del turismo culturale nelle città d’arte.
La Gen X (1965-80) ha meno certezze di lavoro e carriera; inoltre deve occuparsi dei figli e spesso anche di genitori sempre più longevi. Per questo sono viaggiatori molto pragmatici e attenti ai costi. Sarebbero curiosi, ma poi spesso, tutto considerato, un buon villaggio turistico resta la scelta preferita. Invece i Millennial (1981–1995) sono stati la generazione più innovativa, sia nel lavoro, dove hanno ridefinito spazi, ruoli e priorità, sia nei viaggi. Sono focalizzati sui propri bisogni e desideri, cercano esperienze autentiche, uniche e l’incontro coi locali; privilegiano la sostenibilità ambientale. Spesso organizzano da soli i loro viaggi, anche appoggiandosi a social media e influencer. I più giovani Gen Z (1997-2012) naturalmente stanno ancora definendo il loro stile di viaggio, quasi diviso tra mondo reale e spazio della rete, con frequenti passaggi dall’uno all’altro.
Come sempre poi la realtà è piacevolmente complicata. E così emerge anche una domanda crescente per viaggi multigenerazionali. Già ora metà dei Boomer e Gen X viaggia soprattutto in famiglia e il 40% di questi viaggi comprende tre generazioni. I nonni Baby Boomer sono quasi sempre i finanziatori occulti, mentre i nipoti presidiano il versante tecnologico. L’organizzazione non è facile: bisogna combinare attività adatte a tutte le età e livelli di energia, alternando cultura, avventura, relax, con un occhio all’accessibilità per chi si muove con più fatica. Specie dopo l’isolamento della pandemia, e il ritorno ai molti impegni quotidiani, si cerca di passare più tempo di qualità assieme, almeno durante le vacanze, per rafforzare i legami familiari, meno scontati che in passato, attraverso esperienze condivise che diventeranno poi ricordi. Gettando ponti preziosi tra generazioni diverse.