Da dimora privata a Casa della Cultura

by Claudia

Palazzo Branca Baccalà a Brissago è stato totalmente restaurato ed è già un punto di riferimento per la comunità locale

Arte, socialità, istituzioni, cultura. Lasciato alle spalle il travagliato percorso per giungere al suo completo restauro, da poco ultimato, il Palazzo Branca Baccalà di Brissago si presenta già come un punto di riferimento per la locale comunità con l’auspicio di diventare attrattivo nella nuova veste di Casa della Cultura anche in un contesto più ampio. L’elegante e imponente edificio seicentesco spicca nel nucleo a poca distanza dal lago circondato da spazi esterni fruibili. Tre piani offrono numerosi locali ai quali si aggiungono un loggiato e un piano seminterrato affacciato su una piazza. Racchiude la storia di famiglie patrizie, dell’impegno del Comune per acquisirlo e restaurarlo e in quest’ultimo secolo anche la storia di due donne benefattrici grazie alle quali oggi il Palazzo, oltre a essere utilizzabile in tutte le sue parti, ospita il Museo Ruggero Leoncavallo e l’esposizione Bhutan-Tibet.

Il primo ha sede al piano terra del Palazzo Branca Baccalà dall’inizio degli anni Duemila a seguito appunto di una donazione e della convenzione fra il Comune di Brissago e la Fondazione Ruggero Leoncavallo. Sempre al pianterreno (restaurato all’inizio di questo secolo) è ora possibile visitare una sala dedicata al Regno del Bhutan, Paese da dove provengono gli oggetti esposti e al quale è molto legata la mecenate residente a Brissago che ha finanziato circa un terzo dei lavori di restauro del Palazzo. Temporanea invece – fino a fine anno – la mostra fotografica dedicata alla storia di Brissago allestita da Marco Garbani Nerini con le immagini aeree catturate dall’ex sindaco Giancarlo Kuchler.

Ma torniamo al Palazzo Branca Baccalà per il quale il sindaco Veronica Marcacci Rossi esprime a nome del Comune grande fierezza. «Giungere a questo risultato non era impresa semplice dopo il lungo iter dei diversi progetti di restauro, ma ora guardiamo avanti con l’intenzione di valutare bene i contenuti da affiancare a quanto già proposto all’interno del Palazzo». Dopo la sua inaugurazione, avvenuta a metà aprile, le richieste non si sono fatte attendere. «Non vogliamo necessariamente riempire subito tutti gli spazi – prosegue il sindaco – perché desideriamo sviluppare un progetto coerente a lungo termine. Per il momento in autunno è previsto il trasferimento nella Casa della Cultura della Galleria Amici dell’arte, molto attiva nel Comune. Oltre all’aspetto artistico, c’è quello sociale con il Centro diurno che è stato dotato di una cucina e spostato dal piano terreno al seminterrato in modo da avere accesso diretto alla piazza con il pozzo. All’ultimo piano la sala principale è destinata a ospitare anche le sedute del consiglio comunale, mentre attraverso il loggiato è possibile accedere a una sala di rappresentanza dove sono già stati celebrati alcuni matrimoni».

Il Palazzo, da dimora privata con diversi edifici annessi persi nel tempo – oggi rimane sul davanti un giardino chiuso da mura accessibile al pubblico – è stato trasformato in un luogo che riunisce diverse funzioni legate alla comunità brissaghese. Veronica Marcacci Rossi invita nella presentazione dell’esposizione Bhutan – Tibet a lasciarsi «ispirare dalla bellezza dell’arte, dalla ricchezza della storia e dall’energia di un luogo che appartiene a tutti noi».

L’edificio stesso, oltre alla sua pregiata struttura architettonica, è caratterizzato da ornati esterni e interni come i soffitti decorati. I lavori di restauro, durati due anni, sono stati realizzati su progetto dell’architetto Stefano Garbani Nerini che ci ha guidato nella visita assieme a Cristiana Perlini, già curatrice del Museo Ruggero Leoncavallo. Va ricordato che il Palazzo, acquistato dal Comune nel 1976, ha conosciuto diversi interventi di risanamento e ristrutturazione parziali fra i quali quello più incisivo firmato dall’architetto Livio Vacchini negli anni Ottanta del secolo scorso. Bocciature a livello di Consiglio comunale e in votazione popolare hanno successivamente impedito per molti anni di giungere a un restauro completo e a una chiara destinazione. L’architetto Garbani Nerini ha completato il restauro conservativo, uniformando il risultato finale con la supervisione dell’Ufficio dei beni culturali essendo l’edificio protetto quale bene culturale di interesse cantonale. Spiega Stefano Garbani Nerini: «Gli spazi sono rimasti quelli originali con numerosi locali di piccole e medie dimensioni e due sale più ampie al primo e al secondo piano ricavate già con l’intervento di Livio Vacchini. I nuovi contenuti saranno quindi chiamati ad adattarsi alla struttura dell’edificio». Le sale più grandi si prestano a un utilizzo polivalente, da mostre a conferenze, ad altre iniziative. «I pavimenti sono ora uniformati con lastre di granito della Vallemaggia – prosegue l’architetto – mentre i soffitti lignei sono stati conservati con interventi di pulitura e rinforzo. Le decorazioni presenti su alcuni di essi sono state oggetto almeno in parte di un restauro. Meritano di essere menzionati il soffitto della Sala Caldelli (opera del decoratore brissaghese Giovanni Antonio Caldelli) e le tre grandi tele che ricoprivano il soffitto del salone del Museo Ruggero Leoncavallo occultando una decorazione valorizzata nel precedente intervento di restauro interno. Depositate per oltre vent’anni nella grande sala al secondo piano (quella del Consiglio comunale), dopo il restauro sono state collocate sul soffitto della medesima. A causa della loro delicatezza, non hanno mai lasciato questo spazio nemmeno durante i lavori».

Fino alla recente totale riapertura, Palazzo Branca Baccalà era conosciuto soprattutto quale sede del Museo Ruggero Leoncavallo. Cristiana Perlini, membro della Fondazione che porta il nome del compositore, ne è stata la curatrice per dieci anni e conosce ogni dettaglio delle due sale ricche di testimonianze della vita di Leoncavallo, autore dell’opera I Pagliacci, che visse a Brissago all’inizio del Novecento nella Villa Myriam (demolita nel 1978) che si era fatto costruire dall’architetto Ferdinando Bernasconi, pure progettista del Teatro di Locarno. Se gli spazi riservati al Museo nella Casa della Cultura restano i medesimi, Cristiana Perlini rileva che «ora si può pensare di sfruttare anche gli spazi esterni per i concerti. Al momento li organizziamo nel salone che ricostruisce la sala di lavoro di Leoncavallo con al centro il suo pianoforte Erard del 1841». Il Museo ha riaperto il 2 maggio (lunedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 18 e dal primo giugno invece martedì, giovedì e venerdì nei medesimi orari). Maggiori informazioni sul Museo e sul Palazzo saranno disponibili a breve sul sito del Comune di Brissago in fase di aggiornamento.

Un investimento importante da parte del Comune (circa due milioni di franchi), il contributo cantonale (mezzo milione) e una generosa donazione (un milione) hanno permesso a Brissago di ridare vita a un bene culturale essenziale della sua storia. Per il Municipio l’immobile «merita una definitiva concretizzazione quale opera identitaria del paese» (Messaggio municipale no. 1522 del 4 maggio 2022 con la richiesta del credito per i lavori), aprendosi nel contempo «alla componente turistica della regione». Veronica Marcacci Rossi, in Municipio dal 2021 e sindaco dal 2024, sottolinea che l’obiettivo è stato raggiunto grazie anche all’impegno di Ivo Storelli e Roberto Ponti che si sono adoperati a lungo per portare a buon fine il progetto.

Concludere il restauro dell’importante edificio storico per metterlo a disposizione di attività culturali a favore della popolazione e dei visitatori è quindi un’opera corale che ora proseguirà con la consapevolezza di doverlo gestire al meglio anche dal punto di vista della sostenibilità finanziaria. Per il sindaco Palazzo Branca Baccalà deve però prima di tutto vivere: «Sono spazi pregiati che vanno valorizzati, vissuti e conosciuti».