Stefanie Höfler – Philip Waechter, Ada e le formiche nella pancia, Uovonero (da 6 anni)
Di Stefanie Höfler abbiamo potuto apprezzare finora due romanzi, Il ballo della medusa e Lucciole per lanterne, con protagonisti adolescenti alle prese con l’immagine di sé rispetto al gruppo dei pari. Nel primo la «diversità» del protagonista era prevalentemente legata all’immagine fisica, mentre il secondo metteva a fuoco una «diversità» sociale, costituita dalla povertà. Con questo terzo romanzo (o per meglio dire raccolta di piccoli istanti di vita quotidiana, sotto forma di brevi racconti), l’autrice tedesca – sempre ben tradotta in italiano da Anna Patrucco Becchi – si rivolge invece a lettori più piccoli, mettendo in scena non l’adolescenza ma l’infanzia (anch’essa peraltro con le sue ombre, fatte di paure, di grandi interrogativi, di momenti di malinconia). E tuttavia anche qui lo sguardo della Höfler si posa con acutezza (e tenerezza) sui concetti di «diversità» e «normalità», che poi rimandano all’unicità di ognuno di noi: «Ada non è coraggiosa. Ada è normale. Ada, appunto.». Unicità che si esprime anche nelle apparenti contraddizioni, in cui chiunque potrà rispecchiarsi: Ada va all’asilo, dopo l’estate andrà a scuola, non ne vede l’ora ma ne ha anche paura; Ada è curiosa, ma «parla troppo piano per fare domande»; Ada vuole bene al suo fratellino Max, ma a volte è così arrabbiata con lui che vorrebbe picchiarlo. Insomma, la gamma di emozioni che agitano il cuore dei bambini è raccontata con empatia in questi intensi quadretti, a loro volta racchiusi in capitoli che si rifanno a variazioni metereologiche («Sole», «Nuvole», «Pioggia», «Temporale», «Spunta di nuovo il sole»), in cui è evidente il rimando alle variazioni dello stato d’animo della piccola protagonista, e a quanto siano significativi i momenti, anche minimi, della vita di una bimba.
A uno sguardo superficiale non sembrerebbe accadere granché, Ada vive l’estate che la separa dall’ingresso a scuola facendo cose apparentemente ordinarie, contornata dalle sue figure di riferimento, familiari, amici, maestre, vicini. Ma lo sguardo dell’autrice non è superficiale, e sa rendere luminoso ogni istante. Da quei pomeriggi in cui Ada è seduta con la mamma sul tappeto a giocare, magari a Uno o a Memory, ma «poco importa quello che fanno» perché «in un pomeriggio del genere tutto ciò che si fa è bello e basta e tutto quello che si possiede è sufficiente». Sono attimi impalpabili, intimi, che alla bimba richiamano sensazioni belle, come mangiare «una torta al cioccolato», o sentire il calore di una chiazza di sole sul pavimento. Oppure ci sono quei momenti di ansia per le farfalle, che sotto la pioggia potrebbero affogare; c’è la gelosia perché la sua migliore amica improvvisamente passa tanto tempo con un altro bambino; o la paura di mettere la testa sott’acqua, nella piscina comunale dove tutti convergono d’estate; o il disagio per aver fatto qualcosa di riprovevole (come aver messo in tasca uno dei pupazzetti dello scatolone nella sala d’aspetto dell’oculista). Il punto di vista è sempre quello di Ada, ossia dell’infanzia, e ciò rende magica ogni descrizione, come quando ci viene raccontato il cortile, con da una parte un muretto, dall’altra un rododendro, e «in mezzo c’è un mare». Come un mare? «Il mare naturalmente non c’è sempre, ma soltanto oggi e forse anche domani o comunque finché non pioverà di nuovo», perché il mare lo hanno fatto i bambini con i gessetti, ma per loro, in quel momento, è un mare vero. È un libro che si presta particolarmente alla lettura ad alta voce da parte di un adulto, proprio per condividere con i bambini tutta la grandezza del loro mondo emotivo. Contribuiscono all’intensità delle storie le vivaci, belle illustrazioni di Philip Waechter.
Beatrice Masini – Giulia Tomai, Fate. Le storie e gli antichi miti, Rizzoli (da 10 anni)
Non pensate a un libro luccicante di dolci fatine: questo è una sorta di atlante in cui le fate sono raccontate in tutta la loro potente malia. Non sempre gentili, spesso feroci e vendicative; non sempre femmine, ma anche creature maschili; non sempre abbigliate con cappello a punta e bacchetta magica, ma scapigliate, scomposte, metamorfiche; non sempre provenienti dalle fiabe europee, ma dalle storie di ogni continente, le fate rivivono nella scrittura sapiente e concisa di Beatrice Masini, che attinge a miti e leggende di tutto il mondo, e nelle illustrazioni affascinanti di Giulia Tomai, che ha ideato il volume.