Lavorare ovunque, faticare sempre

by Claudia

In vacanza non si lavora. Se nel turismo c’era una sola certezza, era questa. Poi una ventina d’anni fa sono arrivati i primi nomadi digitali a scombinare le carte e da allora sono sempre aumentati: nel 2021 erano più di 15 milioni soltanto negli Stati Uniti (fonte: MBO Partners).

Il nomade digitale è prima di tutto un lavoratore da remoto, che sfrutta la sua libertà dal posto fisso per viaggiare, di regola tutto l’anno; se ha casa nel Paese d’origine, spesso l’affitta per pagare le spese e sostenere il suo nuovo stile di vita, accatastando tutti i suoi averi in un magazzino. Molti nomadi digitali sono giovani esperti di informatica con un buon reddito; altri sono imprenditori, ma c’è anche chi campa di lavoretti (lezioni di lingua, traduzioni).

Dietro la varietà di condizioni individuali (e un poco di scena), sono quasi tutti dei privilegiati, bianchi occidentali con un passaporto forte e un Paese ricco e potente alle spalle in caso di bisogno.

Naturalmente prima di tutto il nomade digitale ha bisogno di una buona connessione alla rete. In effetti, negli ultimi anni quasi tutti i Paesi, anche nell’Africa subsahariana, offrono servizi adeguati. Senza contare che da qualche tempo è possibile accedere a Internet via satellite, a costi ragionevoli, con una parabola personale. Molti nomadi digitali, per esempio negli Stati Uniti, la installano sopra il loro van e si muovono on the road, lavorando da luoghi anche impensati. Ma la connessione è solo una premessa.

Dimenticate le immagini ricorrenti di nomadi digitali al lavoro dalla spiaggia, con il portatile sul tavolino del bar e un aperitivo accanto. Per essere produttivi in luoghi sempre diversi serve soprattutto concentrazione e tanta disciplina. Anche se il nomade digitale è quasi sempre in fuga dall’ufficio, ha comunque bisogno di ricreare una routine quotidiana. Per questo, dopo essere giunti a destinazione, molti affittano uno spazio in un coworking, ovvero uno spazio di lavoro condiviso; e a volte il coworking diventa anche coliving, un edificio dove è possibile vivere e lavorare al tempo stesso.

Un aspetto decisivo, spesso sottovalutato, è il fuso orario. Per qualche tempo può essere divertente passare la giornata al mare per poi dedicarsi sino a tarda ora alle riunioni online. Ma presto la fatica, fisica e psicologica, si fa sentire. Per questo le destinazioni preferite sono di solito sincronizzate sull’ora di Europa e Stati Uniti. Per esempio il Centro o Sud America (Costa Rica, Colombia) sono perfetti per lavorare con clienti statunitensi la mattina ed europei il pomeriggio o la sera; in Africa corrispondono a Capo Verde o Ghana, senza contare molte isole, come le Canarie spagnole o la portoghese Madeira.

Una volta sistemati questi fondamentali aspetti tecnici, molto resta ancora da definire. Dopo tutto il nomade digitale lavora per viaggiare, quindi cerca Paesi con un clima piacevole, se possibile il mare, sicurezza diffusa (in particolare per le donne), una comunità locale amichevole, servizi efficienti (specie sanitari), una vita sociale divertente e varia. Requisito essenziale è un costo della vita favorevole; a Malaga con 3500 CHF vivi come a Zurigo con 9000. Di solito per fermarsi basta un visto turistico, ma già 54 Paesi rilasciano un Digital Nomad Visa che consente di rimanere legalmente più a lungo.

Diversi siti web specializzati aiutano nella scelta, mettendo a confronto le principali destinazioni e integrando anche i giudizi dei viaggiatori. Per esempio nomads.com consiglia Bangkok, Kuala Lumpur, Tokyo, Lisbona, o celebri luoghi di vacanza come Bali. Quando si cresce, e magari si forma una famiglia, servono maggiore stabilità e soggiorni più lunghi. Infatti se nei primi anni di vita dei figli è possibile educarli attraverso homeschooling (insegnamento diretto dei genitori) o worldschooling (si imparano storia, geografia, lingue grazie ai viaggi), col tempo emerge il bisogno di studi più strutturati, frequentando i propri coetanei.

Tenuto conto di tutti questi aspetti, al di là delle apparenze, la vita del nomade digitale si rivela piuttosto faticosa e impegnativa, costellata di sfide e incertezze. Dopo tutto che sia meglio starsene tranquilli in ufficio, aspettando le ferie?