Viale dei ciliegi

by Claudia

Luca Azzolini, La battaglia degli elefanti, Il Castoro (Da 9 anni)

Un romanzo storico, su un tema – la seconda guerra punica – poco trattato nella pur ricca letteratura storica per ragazzi; un romanzo che racconta la guerra per parlare di pace; ma anche, e forse prima ancora, un romanzo d’avventura. Perché saper scrivere bene una bella avventura, col giusto ritmo e i giusti ingredienti, è la premessa per trasmettere anche tutto il resto, altrimenti anche i «messaggi» più nobili restano lettera morta. Luca Azzolini padroneggia certamente la sua scrittura, e dosando tempi, descrizioni, dialoghi, colpi di scena, ci porta dentro questo affascinante scenario: dalle rive del Rodano, dapprima nel bosco, poi nel campo e nelle tende dell’esercito cartaginese, quindi alle pendici delle Alpi, lungo le gole, tra tormente di neve, lupi, fatica, poi giù, in Italia, fino al campo di battaglia, dove le legioni romane, schierate compatte, con scudi e lance, tra il fragore dei calzari di cuoio, e lo scintillio degli elmi dai pennacchi rossi, si scontrano con lo schieramento punico, che «è un mare di colori e lingue diverse». I Celti, i Numidi, i Baleari, gli Iberici, gli Oschi, i Sanniti e altri popoli ancora, ognuno con le caratteristiche proprie, descritte con pochi tocchi suggestivi, molto visivi, filmici, senza pesantezza alcuna. Siamo nel 218 avanti Cristo, quando l’esercito cartaginese, guidato da Annibale, superò le Alpi per attaccare Roma. Azzolini immagina una ragazzina, l’undicenne Alisia, appartenente al popolo dei Celti Allobrogi, che dai suoi boschi tra il fiume Rodano e l’Isère, intravvede delle sagome enormi, e ne rimane affascinata. Sono i trentasette elefanti dell’esercito di Annibale, e diventeranno il destino della fanciulla, che non esiterà a raggiungerli, determinata a sfuggire alla vita di sacerdotessa del tempio che suo padre aveva scelto per lei. Alisia implorerà il vecchio Naravas, il custode degli elefanti, di tenerla con sé come aiutante, ma per evitare guai tra i soldati dovrà fingersi maschio, e così, con i capelli tagliati e in abiti maschili, intraprenderà la sua avventura di impavida eroina déguisée, figura peraltro tipica nel romanzo storico per ragazzi. Alisia, in quei mesi cruciali del valico delle Alpi, saprà dimostrare coraggio e senso di giustizia, a partire proprio dal suo grande amore per gli elefanti, in particolare della giovane elefantessa Aua, che stabilirà con lei un rapporto speciale, dandole la forza di cercare, sempre, anche in quei giorni di guerra, la pace.

Nicola Cinquetti (illustrazioni di Alessandro Sanna), Quando la sera la luna ci parla, Lapis (Da 6 anni)

Nel linguaggio poetico significato e suono dovrebbero avere pari valore, il senso dovrebbe sprigionare dall’incontro di entrambi. Questo è ciò che fa di una poesia una poesia, e Nicola Cinquetti ce lo mostra come sempre in modo luminoso: le sue sono davvero poesie che chiamano l’ascolto della viva voce, che implicano un orecchio che sa nutrirsi con meraviglia di suoni. In questa sua nuova raccolta il filo conduttore può essere proprio quello della musica delle cose. Ma non solo e non tanto cose «elevate» come celestiali cinguettii o dolci fruscii di foglie, perché la musica quotidiana delle cose è anche quella della centrifuga della lavatrice, del letto che scricchiola, del sale nello scuotere la saliera, persino dello sciacquone del water. Non tutti sono suoni per forza gradevoli, di alcuni ci si rende conto solo quando si quietano, come la ventola del forno. C’è persino una poesia dedicata al silenzio, perché anche il silenzio è musica, e senza silenzio non c’è ritmo. Ma l’umiltà di questi suoni quotidiani non abbassa, non rende grossolano il tono della scrittura, che resta totalmente intensa, sospesa, evocativa. A volte sono componimenti brevissimi, in grado di renderci in modo folgorante un quadro di interno domestico mattutino, come questo, tutto allitterato in t: «Il mattino tinto di luce/il viso intontito del bambino/i biscotti intinti nel latte/il tintinnio del cucchiaino». Altre volte ci forniscono, in modo altrettanto folgorante, una prospettiva rovesciata, come quella della luna, nella poesia che dà il titolo alla raccolta (interpretando con delicatezza un topos della lirica, non solo leopardiana): «Quando la sera la luna ci parla / io lascio stare i compiti di scuola / e salgo sul balcone ad ascoltarla / così che lei si senta meno sola / allora lei mi dà un saluto e poi / mi chiede come state voi lassù? / ma io le dico guarda che per noi / sei tu che stai là in alto e noi quaggiù».