Gestione del rischio, un secolo di tentativi

by Claudia

La recente catastrofe naturale di Blatten, in Vallese, ha riportato alla ribalta la discussione sul rischio e i modi con i quali esso si può prevenire o almeno, se ne possono limitare le conseguenze negative. Questo rischio si sa che una volta o l’altra provoca catastrofi. Dire che esiste un rischio significa quindi affermare che esiste una probabilità – più o meno elevata – che le cose possano andare male. Se la stessa si concretizza può causare danni, anche enormi, e perdite di vite umane. Il secolo appena trascorso è stato definito dal sociologo tedesco Ulrich Beck, per le catastrofi che ha conosciuto, come il secolo della società del rischio. Noi siamo particolarmente confrontati con i rischi di catastrofi naturali e quelli d’incendio. Da decenni, però, poteri pubblici e privati stanno facendo grossi sforzi per cercare di impedire queste catastrofi o almeno per limitarne i danni. Così il ventunesimo secolo potrebbe diventare il secolo della gestione del rischio. Prima di tutto rendendo il rischio meno imprevedibile. Per far questo sono state sviluppate negli ultimi decenni, grazie soprattutto ad applicazioni del digitale, strumenti e tecniche di anticipazione dei rischi sia per le aziende del settore privato sia per intere comunità.

Questo non significa che in futuro non ci saranno più catastrofi. Significa solamente che, grazie a una migliore gestione del rischio, una parte delle stesse potranno essere contenute nei loro effetti nocivi. Il Cantone Ticino ha una lunga storia di come si può gestire il rischio. Più che nel resto della Svizzera il suo territorio fu da sempre, e continua ad essere, minacciato da catastrofi naturali come inondazioni, valanghe e slavine, da smottamenti e da incendi. Al momento della sua creazione, nel 1803, il Cantone si trovava completamente indifeso davanti a questi pericoli. Che gli stessi dessero luogo a disgrazie, con morti e danni materiali, lo si può rilevare scorrendo per esempio l’elenco delle catastrofi naturali in Alta Leventina stabilito dal Patriziato di Airolo. Nell’Ottocento, ad esempio, ogni 5-6 anni le disgrazie si succedevano, specialmente in seguito alla caduta di valanghe. Quando queste colpivano un villaggio l’unica misura che si poteva prendere era quella di organizzare una colletta per venire in soccorso delle famiglie maggiormente colpite. A partire dalla metà del secolo diciannovesimo, non da ultimo anche per l’intervento della Confederazione, cominciò a svilupparsi a livello politico cantonale il discorso della prevenzione. Così il villaggio di Fontana, distrutto da un incendio nel 1868, fu ricostruito in modo da limitare i possibili danni del fuoco, separando per esempio la zona abitabile da quella destinata a ospitare fienili e stalle. La Confederazione fece dipendere il suo aiuto finanziario alle famiglie colpite dal rispetto di queste misure antincendio.

Altro intervento importante per contenere i pericoli naturali, nella seconda metà dell’Ottocento, furono le misure destinate a contenere il taglio dei boschi protettivi. Le stesse, unite agli importanti investimenti per l’incanalamento dei corsi d’acqua e la costruzione di dighe e ripari, contribuirono a ridurre notevolmente il pericolo di inondazioni e a ridurne i danni. Anche rispetto al problema della protezione e della rigenerazione del bosco, della costruzione di ripari per contenere le piene di torrenti, fiumi e della realizzazione dei ripari valangari l’intervento federale (sotto forma di divieti e sussidi) fu decisivo. Ricordiamo ancora che, in Ticino, la classe politica rimase per lungo tempo divisa in due, rispetto alla necessità dell’intervento pubblico per le misure di protezione. Soprattutto c’era chi pensava che la protezione dai disastri naturali fosse compito dei proprietari e si opponeva quindi al fatto che Cantone e Comuni si assumessero parte della spesa. Ancora oggi il Ticino è tra i pochi Cantoni (sono 7 in tutto) che non ha un’assicurazione obbligatoria a protezione degli immobili nonostante che a livello politico, dalla metà del XIX secolo, si siano succeduti più di un tentativo per introdurla. I pericoli di catastrofi naturali e di incendi stanno aumentando in seguito al riscaldamento dell’atmosfera e alle conseguenze che questo fenomeno potrà avere in particolare sul permafrost. Ma la gestione del rischio, in particolare in fase di prevenzione, continua a migliorare. Occorre però anche assicurarsi contro le conseguenze negative delle catastrofi. È da stolti il non essere assicurati perché, anche in futuro, il rischio si potrà gestire solo fino a un certo punto.