«Todo cambia» cantava Mercedes Sosa, una tra le voci più riconoscibili della musica latinoamericana. Soprattutto nel turismo, aggiungerei io. Un esempio? «Fate come la Costa Rica!». Per molti anni il Paese centroamericano è stato il mio esempio virtuoso per eccellenza, perché ha puntato per tempo sull’ecoturismo, valorizzando la foresta tropicale e la biodiversità. Un quarto del Paese è parco nazionale e quelle regioni attirano da sole metà dei turisti internazionali; inoltre gli ecoturisti hanno di solito una buona capacità di spesa e non sono perennemente alla ricerca del prezzo più basso.
E così nell’ultimo quarto di secolo il turismo è diventato il pilastro dell’economia (al posto dell’agricoltura), generando l’8% del prodotto interno lordo e il 25% dell’occupazione. A partire dagli ultimi mesi dello scorso anno tuttavia gli arrivi internazionali sono calati, specie dai Paesi europei (-44% dalla Germania, -32% dalla Francia e -29% dalla Spagna). La principale causa del declino è la crescente criminalità. Un tempo considerata una delle mete più sicure dell’America Latina, la Costa Rica ha visto un preoccupante aumento degli episodi di violenza, con un record negativo di oltre novecento omicidi nel 2023. Le cause sono diverse e complesse: il narcotraffico, le difficoltà delle forze dell’ordine, le incerte prospettive dei giovani reclutati dalle gang locali. Nessuna di queste cause è direttamente legata al turismo, ma alcuni Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, hanno alzato il livello di allerta, invitando i viaggiatori alla cautela, con conseguenze facilmente immaginabili.
Nel frattempo, più a nord, i turisti internazionali sembravano aver riscoperto New York, anche in occasione dei quattrocento anni dalla fondazione della città. Era infatti il 1624 quando la Compagnia olandese delle Indie occidentali trasportò a bordo della nave «Nieuw Nederland» trenta famiglie, in gran parte ugonotti francesi, per fondare uno dei primi insediamenti olandesi in America, sull’isola di Nutten (oggi Governors Island). L’anno successivo, nel 1625, fu costruito il Forte Amsterdam sull’isola di Manhattan. Infine nel 1626 Peter Minuit negoziò con gli indigeni il diritto all’uso di Manhattan, stabilendo un insediamento permanente. Quando la colonia di Nuova Amsterdam fu conquistata dagli inglesi nel 1664, la popolazione era cresciuta fino a novemila abitanti, mescolando insieme olandesi, inglesi, gallesi, irlandesi, scozzesi, tedeschi, ugonotti francesi, ebrei sefarditi, africani e molte altre nazionalità.
Ma proprio mentre la Grande mela (lo slogan turistico più azzeccato di sempre) celebra le sue origini in chiave multiculturale, le scelte politiche del presidente Trump hanno provocato un netto calo dei turisti stranieri. È vero che questi rappresentano solo il 20% del totale, ma il loro contributo alla spesa turistica sfiora il 50%. Per questo ci si aspetta ora una diminuzione di ben 4 miliardi di dollari, una sfida per tutte le attività che ruotano intorno al turismo, dagli spettacoli di Broadway ai piccoli commerci di quartiere. Il calo dei turisti stranieri provocato dalla retorica ostile dell’amministrazione Trump, così come dalle sue politiche commerciali e migratorie, è particolarmente evidente nel caso dei visitatori canadesi e francesi, ma riguarda tutta l’Europa occidentale, nonostante il cambio favorevole con il dollaro e la tendenza alla crescita del turismo su scala mondiale (nel 2025 solo gli Stati Uniti sembrano destinati a registrare una flessione). Per ironia della sorte, New York è una Blue City, ovvero una città storicamente e saldamente democratica. Nessun candidato repubblicano alla presidenza ha vinto in città dal 1924 e anche nelle elezioni del 5 novembre 2024 Kamala Harris ha largamente battuto Donald Trump.
Queste vicende apparentemente remote insegnano qualcosa anche a noi. Il turismo è influenzato da infiniti fattori (relazioni internazionali, politica, economia), spesso al di fuori del controllo degli operatori. Inutile dunque fare troppi progetti e piani strategici dettagliati, meglio seguire la propria inclinazione naturale e puntare sull’elasticità, la capacità di adattamento e di reazione.
Chi vivrà vedrà.