Letizia Bolzani
Astrid Lindgren: Pippi Calzelunghe
Edizione 80 anni, Salani (Da 7 anni)
Quest’anno compie ottant’anni ed è sempre una bambina. Certo, lei ha preso le pillole Cunegunde, «per non diventare grunde», e ciò le conferisce una fissità clownesca, come acutamente sottolineò Antonio Faeti, un’imperturbabilità ben diversa da ciò che rappresentano, invece, Tommy e Annika, i due comprimari «umani» del mirabile classico che è Pippi Calzelunghe. Un romanzo molto celebrato quest’anno, il romanzo sicuramente più noto di Astrid Lindgren, che pure ci ha offerto altri capolavori altrettanto mirabili (penso in particolare a Vacanze all’isola dei gabbiani o a Ronja) e potremmo chiederci il motivo di questo successo esclusivo. Sicuramente ha influito la serie televisiva del 1969, vivacemente interpretata dall’(allora) piccola Inger Nilsson, ed è tuttora una hit la mitica canzoncina («Pippi Pippi Pippi che nome fa un po’ ridere…»), ma a rendere così iconico il personaggio di Pippi è stata una sua lettura in chiave femminista, lettura a mio parere superficiale e riduttiva, che rischia di offuscare altri valori (letterari e poetici) del romanzo. Pippi è sì un modello femminile controcorrente, ma non è certo il primo né l’unico nella letteratura per ragazzi; Pippi è sì una ribelle, ma la sua ribellione rimane ancorata a quella fissità da eroina fantastica a cui accennavamo prima; Pippi è sì libera e liberatoria, ma la sua è un’anarchia giocosa, animata dal gusto del paradosso che da sempre è connaturato all’infanzia (come quando stende i panni sotto la pioggia). Ciò che rende poetica – e in parte malinconica – la figura di Pippi è proprio la sua «condanna» a non crescere, e quindi a restare sola, un po’ come Peter Pan (e non come Pinocchio, il quale invece diverrà fragile e mortale, ma vivo). La trovata geniale della Lindgren è stata quella di inventare, accanto alla protagonista, due comprimari normali: Tommy e Annika, nei quali i piccoli lettori si possono identificare. Perché se è bello sognare di avere il potere invincibile di Pippi, è rassicurante sapere che ad ogni bambino o bambina è dato di vivere avventure fantastiche, se si è capaci di accoglierle con gioia e senza preconcetti. Proprio come Tommy e Annika accolgono Pippi. Anche l’ultimo capitolo è un’incantevole soggettiva di Tommy e Annika e mette in luce quanto malinconia e solitudine facciano parte della personalità clownesca di Pippi: «Pippi stava seduta al tavolo, la testa poggiata alle palme, e con aria sognante fissava una piccola candela dalla fiamma tremula. “Ha… ha l’aria di essere così sola” disse Annika. Rimasero così a lungo, in silenzio, con gli occhi fissi nell’oscurità di quella sera d’inverno. Le stelle brillavano sopra Villa Villacolle, e dentro c’era Pippi, ci sarebbe sempre stata. (…) “Se guardasse da questa parte, potremmo salutarla” disse Tommy. Ma Pippi stava fissando qualcosa d’invisibile davanti a sé. Infine spense la candela».
Nathalie Seroux, In riva al mare…Il mio primo album fotografico
Camelozampa (Da 18 mesi)
Il sottotitolo può risultare fuorviante, perché «il mio primo album fotografico» rimanda comunemente all’album di fotografie familiari, personali, con cui si ritrae il proprio bambino nei vari contesti dei suoi primi mesi. Qui invece il focus non è il bimbo, ma ciò che sta fuori da lui, ciò che lui, o lei, può guardare, osservare, nominare. L’originale francese infatti lo definisce «imagier photo», dove imagier è proprio il libro fatto esclusivamente di immagini, che possono essere illustrazioni o appunto, come in questo caso, fotografie. Spesso sono immagini raccolte in base a un ambiente, che qui è il mare, anche se l’editoria per l’infanzia è ricchissima di proposte di imagiers in altri ambienti (la cucina, il parco giochi, il cantiere…), per favorire il riconoscimento e la nominazione. Di questo libro apprezziamo la ricchezza delle immagini; il formato, non troppo piccolo, così da permettere un’osservazione attenta anche dei particolari delle fotografie, ma neanche troppo grande, così da renderlo ben maneggiabile dai bimbi; e soprattutto l’abilità con cui la fotografa riesce a rendere ogni immagine nitida, chiara, e al contempo aperta a tante espansioni discorsive e narrative. Un libro che potrà accompagnare le estati dei più piccini, nelle varie fasi del loro sviluppo linguistico, perché le immagini possono essere molto semplici («il secchiello», «la paletta», «la palla») ma anche ben più complesse («la duna», «la falesia», «la bassa marea»).