Chi è la nuova capa delle spie britanniche

by Claudia

Potentissime, Blaise Metreweli sarà la prima donna a guidare i servizi segreti o MI6 in un contesto sempre più complesso

Fino a poco tempo fa Blaise Metreweli si occupava del reparto tecnologia dell’MI6, i servizi segreti esterni di sua maestà britannica. Per gli appassionati di James Bond, era Q, responsabile dei favolosi gadget in grado di origliare, registrare, trasmettere, esplodere in qualunque contesto. Dal 30 settembre Blaise – come il filosofo Pascal, nome maschile, che in francese equivale al nostro Biagio – sarà la prima donna a guidare l’MI6 nel suo secolo e passa di storia, dopo che l’MI5, servizi interni, e il GCHQ, cybersicurezza, hanno già aperto da un po’ alla leadership femminile. Diventerà quindi C, che rimanda al modo in cui il primo capo, Mansfield Smith-Cumming, aveva scelto di firmarsi, usando solo e sempre inchiostro verde per le sue comunicazioni. Ora anche Blaise Metreweli userà solo il verde, anche sul computer, come da tradizione, e come da tradizione sarà l’unica dipendente dell’MI6 con un’identità pubblica e la possibilità di rilasciare dichiarazioni. La prima è stata la seguente: «Sono fiera e onorata di essere stata chiamata a guidare il mio servizio. MI6 gioca un ruolo vitale – con MI5 e GCHQ – nel garantire la sicurezza dei cittadini britannici e promuovere gli interessi britannici all’estero. Non vedo l’ora di continuare questo lavoro insieme ai coraggiosi funzionari e agenti dell’MI6 e ai nostri numerosi partner internazionali».

Nata il 30 luglio del 1977, di lei si sa pochissimo, se non che ha fatto Westminster, una scuola privata del centro di Londra, che ha studiato antropologia al Pembroke College di Cambridge, che è stata nella squadra di canottaggio e, forse, continua a remare di tanto in tanto, che è entrata nei servizi nel 1999, che ha lavorato come operativa in Medio Oriente e in Europa, che parla arabo, che ha una famiglia e che ha degli amici talmente fedeli che nessuno, ma proprio nessuno ha voluto rivelare qualcosa su di lei. Il suo predecessore, Sir Richard Moore, l’ha definita «una delle nostre menti più avanzate sulla tecnologia». Le lascerà la sua scrivania il 30 settembre. Le poche foto – una ufficiale, recente, e un paio di quando era nella squadra di rowing – mostrano una donna alta e atletica con gli occhi azzurri e i capelli biondi corti, che in alcune interviste date sotto falso nome ha raccontato di aver sempre voluto fare questo mestiere e di aver rubato il manuale della piccola spia al fratello già da bambina. Sir Alex Younger, ex capo dell’MI6, l’ha descritta come «un’agente operativa incredibilmente esperta, credibile ed efficace».

Il lavoro della spia consiste nel «fare cose straordinarie» continuando a «sembrare normale», aveva spiegato al «Financial Times» qualche anno fa, quando già era una delle donne più importanti nel grande palazzo di vetro verde sulla riva sud del Tamigi. Un’altra volta aveva detto che la bellezza del suo lavoro sta nel cercare «da mattina a sera, di capire dove possiamo fare del nostro meglio per evitare il male». Poi, forte dei suoi studi antropologici – è una geek (ovvero una persona che possiede un estremo interesse e una spiccata inclinazione per le nuove tecnologie) ma non ha una formazione scientifica – si è detta «veramente affascinata dal comportamento umano e dal come e dal perché la gente agisce». Anche perché «non sono gli Stati a farsi certe cose, ma sono gli individui». Gente, persone, esseri umani: questo vale sia per gli avversari che per le vittime, «ed è molto importante vedere le cose da questo punto di vista». Non solo, per Blaise Metreweli è importante sapere cosa si difende: «Per tutta la carriera ho vissuto in Paesi in cui i principi democratici e le libertà talvolta scompaiono da un giorno all’altro o in cui la stampa libera viene schiacciata, e questo ti fa pensare a quanto sia speciale il Regno Unito. È davvero raro e merita di essere protetto». Questo non impedisce che ci siano state «esperienze difficili, sia professionali che personali», o «periodi traumatici» da cui è venuta fuori anche grazie all’aiuto dei servizi.

Il mondo non è mai stato così pericoloso, così pieno di sfide, come hanno messo in evidenza sia Moore che il premier Keir Starmer. «Facciamo fronte a minacce su una scala senza precedenti», ha commentato quest’ultimo, «e so che Blaise continuerà a fornire l’eccellente guida necessaria per difendere il nostro Paese». Che la priorità sia la Cina, o l’Iran – dall’MI5 hanno fatto sapere che dal 2022 Teheran è stata dietro una ventina di tentativi di uccidere, rapire o prendere di mira oppositori politici – quello di Metreweli si preannuncia come un compito erculeo, e non certo perché è una donna. I tempi sono ormai maturi, le candidate al posto erano tre e Barbara Woodward, ambasciatrice alle Nazioni Unite, non ce l’ha fatta soprattutto perché giudicata troppo tenera verso Pechino. L’MI5 è stato guidato già da Stella Rimington, colei che per prima si mise a scrivere libri sulla sua esperienza da spia e che, dicono, ispirò la figura di M interpretata da Judi Dench in James Bond, e da Eliza Manningham-Buller tra il 2002 e il 2007. Da un paio d’anni il GCHQ è diretto da Anne Keast-Butler, ex vice direttrice generale dell’MI5. Se da una parte sono organizzazioni tradizionaliste e maschiliste, dall’altra lo spionaggio si nutre della diversità di sguardi, e quello femminile negli anni è sempre stato un asset.

Certo, le donne nei servizi segreti devono vedersela con una serie impressionante di stereotipi, che vanno dalla Mata Hari di turno alla donna geniale ma disturbata, come Carrie Mathison di Homeland. Per creare contatti evitando ogni forma di equivoco, Metreweli ha un trucco: usare paragoni famigliari. «Mi sembra di essere tua sorella», «immagino che tu sia mio fratello», «ti rispetto come un padre» sono frasi che possono fare molto per evitare che l’interlocutore fraintenda una confidenza che, in molti Paesi, continua a essere rara con le donne. Ma non è una debolezza, anzi, essere sottovalutati è sempre un atout. Anche se poi bisogna essere forti, lucide e tessere «relazioni incredibilmente vicine con un numero di agenti che rischiano al loro vita per poter condividere segreti con noi».