Anatomia sonora di una distorsione consapevole

by Claudia

Dagli esordi negli anni Novanti al tour mondiale che, di recente, li ha visti passare da Zurigo, scopriamo la storia dei Nine Inch Nails e del suo leader indiscusso Trent Reznor

Per spiegare il processo attraverso cui nascono le sue canzoni, Trent Reznor, compositore polistrumentista, cantante e leader dei Nine Inch Nails – band nata a Cleveland (Ohio) sul finire degli anni Ottanta e protagonista, attualmente, di un tour mondiale passato da Zurigo lo scorso 26 giugno –, dice una cosa molto semplice. Trent parte da una melodia, da qualcosa di chiaro, orecchiabile, e poi inizia a sporcare la melodia. Un po’ come un pittore alle prese con una tela, la ricopre di molteplici strati, producendo l’inconfondibile suono robusto e composito che gli appassionati di musica hanno imparato a riconoscere nel corso degli anni.

Questa formula, che riunisce il punto di partenza e l’esito di un processo creativo, spiega non solo l’unicità e la riconoscibilità di un sound che non ha eguali nel panorama musicale contemporaneo, ma ci svela anche un segreto: quello del successo commerciale di un musicista i cui brani, pur mantenendo una traccia melodica, sono decisamente più ruvidi e sofisticati delle canzonette pop che dominano le classifiche di mezzo mondo.

Per semplificare le cose, potremmo incasellare i Nine Inch Nails in un genere, quello dell’industrial rock, a cui vengono comunemente associati sin dal loro esordio nell’ormai lontano 1988. L’industrial rock è il risultato di una serie di sperimentazioni sonore, maturate nell’Inghilterra e negli Stati Uniti della fine degli anni Settanta in cui convergono, inizialmente, esperienze eterogenee come la musica concreta, il punk, e la musica elettronica. Negli anni Ottanta alcuni musicisti danno a queste sperimentazioni un’impostazione decisamente più rock, contribuendo di fatto alla nascita dell’industrial rock, un sottogenere particolarmente popolare e relativamente autonomo dell’industrial music.

Per raccontare la nascita dei Nine Inch Nails, bisogna però fare una premessa. Quando l’arrivo sulla scena musicale della band alla fine degli anni Ottanta è accompagnato dalle prime foto, tutto lascia intendere che si tratta di un complesso convenzionale. Sin dall’inizio, però, il nome Nine Inch Nails significa principalmente una cosa, ovvero Trent Reznor, che ne è il fondatore, l’anima, e la travolgente forza creativa. Non è certo un caso se l’album d’esordio, Pretty Hate Machine, sia composto e registrato interamente da Reznor che, in un secondo tempo, ingaggia dei musicisti per valorizzare la sua musica sul palco, davanti a un pubblico.

Nato il 17 maggio 1965 a Mercer, nella Pennsylvania rurale, fin da piccolo Reznor coltiva la passione per la musica, imparando molto presto a suonare il piano. Alle medie, dove fa parte della banda della scuola, inizia a suonare anche la tuba e il sassofono. Un giorno il nonno gli compra un moog, e Trent sviluppa una vera e propria ossessione per la musica elettronica, avvicinandosi anche al rock e all’heavy metal. In tarda adolescenza si trasferisce a Cleveland, dove inizia a collaborare a diversi progetti musicali e, grazie alle sue doti, viene ingaggiato come arrangiatore in uno studio di registrazione. Musicalmente, sono gli anni della New wave, genere a cui Trent si appassiona e che sarà di grande ispirazione quando, stanco di arrangiare la musica degli altri, decide di mettersi in proprio e di fondare i Nine Inch Nails.

Nell’intento di rielaborare le sonorità elettroniche che dominano la scena pop degli anni Ottanta , Trent esplora il lato oscuro della New wave mescolandola a suoni più metal e industrial. Ecco perché, nel primo album, a tratti si ha la sensazione di ascoltare i Depeche Mode nel contesto di un sound ruvido e metallico. La volontà di Reznor di integrare influenze eterogenee si manifesta anche ad altri livelli: in Head like a Hole, il brano che apre il primo album, Reznor per esempio inserisce sonorità tribali ripetendole sull’arco del pezzo, facendo dell’iterazione – l’inserimento di un elemento che poi viene ripreso sull’arco di una composizione – uno degli ingredienti delle sue sperimentazioni sonore. I procedimenti iterativi si manifestano anche in ottica più diacronica, tanto che alcuni motivi elettronici presenti nei primi album vengono ripresi, e parzialmente reinterpretati, in alcune colonne sonore di film che Trent compone molti anni dopo.

Ciò che più conta è che la critica accoglie positivamente le sonorità ruvide dei Nine Inch Nails, consacrando la band come una delle realtà più interessanti della scena alternativa degli anni Novanta. Nel 1994 esce anche il secondo album, The Downward Spiral, da molti considerato il disco più riuscito della band. Il meritato successo coincide però anche con l’inizio di una lunga crisi per Trent, che si sente alienato e fatica a gestire la dipendenza da alcool e droga. Purtuttavia, la produzione musicale di Reznor non si arresta ma raggiunge nuovi traguardi.

Nel 1997 contribuisce, assieme a David Bowie, Lou Reed, The Smashing Pumpkins e ai Rammstein, alla colonna sonora di Lost Highway di David Lynch con il brano The Perfect Drug. La partecipazione al soundtrack di Lost Highway come interprete ma anche come produttore dell’album, segna l’inizio di un nuovo percorso che vede Reznor sempre più impegnato – assieme ad Atticus Ross, dal 2016 anche suo collaboratore ufficiale nei Nine Inch Nails – nella realizzazione di colonne sonore. Negli anni, Reznor collabora con registi del calibro di David Fincher (The Social Network, Girl with the Dragon Tatoo), Pete Docter (Soul) e Luca Guadagnino (Bones and all, Challengers, Queer) dimostrando ancora una volta tutto il suo talento, la sua sensibilità, e la sua impareggiabile versatilità.

Se dunque, come abbiamo detto, le sperimentazioni sonore dei Nine Inch Nails vanno ricondotte essenzialmente alla persona di Trent Reznor – e, a partire dal 2016, di Atticus Ross –, la spinta creativa di Reznor non si esaurisce certo nella parabola di una band che, dopo gli inizi travolgenti degli anni Novanta, ha continuato a realizzare album con una regolarità disarmante e, non dimentichiamocelo, nel 2025 si è imbarcata in un tour mondiale che la vedrà impegnata fino alla seconda metà di settembre. Il percorso di Reznor e quello dei Nine Inch Nails procedono, in fondo, come strade parallele, ma mai distinte: a volte si incrociano, si intrecciano e, inevitabilmente, si contaminano.