Cambiamento di sesso:«Interventi sui minorenni da vietare»

Il tema è delicato e divisivo: le operazioni chirurgiche per chi è intenzionato a cambiare sesso, e a farlo già da minorenne. Un argomento che in questo mese di luglio è tornato ad animare il dibattito politico e anche scientifico in Svizzera. A riaprire le discussioni ci ha pensato la consigliera di Stato del canton Zurigo Natalie Rickli, che in una conferenza stampa ha sollecitato Berna a vietare questo tipo di operazioni, una misura voluta «per proteggere questi giovani minorenni, visto che si tratta di interventi irreversibili», come ha sottolineato la stessa Rickli. Un divieto nazionale che può essere introdotto solo dalla Confederazione, da qui l’esortazione della ministra zurighese, che nel suo cantone dirige il Dipartimento della sanità dal 2019, dopo essere stata per dodici anni consigliera nazionale a Berna. Rickli è considerata una delle figure di spicco dell’UDC e sul tema in questione ha deciso di intervenire anche perché in questi ultimi anni diversi genitori di bambini e ragazzi transgender si sono rivolti al suo Dipartimento per esprimere le loro perplessità sul modo in cui i loro figli erano stati seguiti a livello medico e psicologico, con cure decise e realizzate «in modo precipitoso», come si legge nel comunicato sul tema pubblicato lo scorso 7 luglio dal Dipartimento della sanità zurighese. Segnalazioni che hanno spinto Rickli e i suoi servizi a voler approfondire la questione. Ed è proprio sulla base di questi accertamenti che Zurigo fa ora pressione sul Governo federale. In questo ambito non si tratta della prima mossa della responsabile della sanità zurighese, che già all’inizio del 2024 era intervenuta chiedendo di limitare il più possibile questo tipo di interventi su minorenni e di farlo solo con il consenso dei genitori. Un primo provvedimento, limitato al solo canton Zurigo, che a detta della stessa Rickli ha già portato ad alcuni risultati, «a tal punto che nel 2024 il numero di questi interventi è diminuito in modo significativo».

Le cifre zurighesi in questo ambito ci dicono che dal 2020 al 2023 il numero totale di questi interventi è praticamente raddoppiato, passando da 67 a 133, mentre per i minorenni c’è stato un aumento da 8 a 14 operazioni, ma con un calo significativo per quanto riguarda il 2024, anno in cui se ne sono registrate soltanto 4. Da notare che nel canton Zurigo prima del 2020 non c’erano mai stati interventi di riassegnazione del sesso su minorenni. La perizia voluta dal Dipartimento della sanità zurighese su questo tema non ha comunque messo in evidenza lacune particolari nella presa a carico di questi pazienti, per Rickli è però necessario introdurre «nuovi standard di qualità». Per questo motivo gli ospedali del suo Cantone che effettuano questi interventi dovranno ora dotarsi di una commissione interdisciplinare di esperti, anche per migliorare la trasparenza e la comunicazione nei confronti delle famiglie. Zurigo mira inoltre a una pratica più restrittiva anche per quanto riguarda la somministrazione di bloccanti della pubertà, farmici utilizzati per rallentare lo sviluppo di alcune caratteristiche sessuali, come lo sviluppo del seno. La presa di posizione della responsabile della sanità zurighese ha subito portato a diverse reazioni. Da quelle soddisfatte del suo partito a quelle molto critiche della sinistra e delle associazioni che si muovono in difesa dei diritti delle persone transgender. È stata promossa anche una petizione online, che in poco tempo ha già raccolto oltre dodicimila sottoscrizioni. Per il partito socialista le misure previste a Zurigo limitano la libertà di autodeterminazione dei giovani e non tengono conto della sofferenza che pesa su questi giovani in transizione.

Sulla stampa d’Oltralpe ha preso posizione anche la consigliera di Stato vodese Rebecca Ruiz, socialista e alla guida del Dipartimento della sanità del suo cantone. Ruiz ha fatto riferimento ad un recente rapporto pubblicato dalla Commissione nazionale di etica in medicina umana, in cui si affronta anche la questione delle operazioni di riassegnazione del sesso per chi è minorenne. Per questo gruppo di esperti è «inammissibile» privare una persona, anche se minorenne, di accedere alle cure mediche richieste e necessarie al suo benessere. La decisione che porta ad un intervento chirurgico di questo tipo deve essere presa in modo «partecipativo», coinvolgendo anche il contesto sociale in cui vive il giovane in transizione, nel rispetto comunque della sua capacità di decidere in modo autonomo. Da questo punto di vista il divieto su scala nazionale richiesto dal canton Zurigo non sembra avere molte possibilità di essere accolto, anche se l’UDC si è già detta intenzionata a presentare anche degli atti parlamentari su questo argomento. E qui va detto che diversi altri Paesi, che avevano in passato permesso operazioni trans anche su minorenni, hanno di recente introdotto misure di segno opposto. È il caso di Finlandia, Svezia e Gran Bretagna. Una frenata che nel Regno Unito è legata a filo doppio alle conclusioni a cui è giunto il cosiddetto «Cass-Report», redatto su mandato del Governo britannico dalla pediatra Hillary Cass. Un’analisi ad ampio raggio, durata ben quattro anni, in cui si giunge alla conclusione che le basi scientifiche per questi tipi di interventi sono al momento «fragili». Il Cass-Report sottolinea che per la maggior parte dei giovani minorenni che vivono in una situazione di incongruenza di genere «un percorso medico potrebbe non essere il migliore». Un rapporto che comunque non fa l’unanimità nella comunità scientifica britannica.

Il tema ha avuto di recente dei riverberi anche in Ticino, con il Consiglio di Stato che ha risposto lo scorso 4 giugno ad una interrogazione presentata dal partito del Centro e che chiedeva una moratoria cantonale sia sull’utilizzo dei bloccanti della pubertà, sia sugli interventi chirurgici di transizione su pazienti minorenni. Il Governo ticinese ha bocciato questa proposta e nella sua risposta ha citato anche quanto affermato dal Consiglio federale su questo argomento, in risposta a due interpellanze parlamentari: «Il quadro normativo e le linee guida attuali, costantemente rivisti alla luce delle nuove evidenze scientifiche, garantiscono un approccio responsabile e sicuro». Ora il Governo federale dovrà comunque rispondere alle sollecitazioni del Canton Zurigo, simili del resto a quelle adottate di recente anche dal Canton Berna. Due cantoni di peso e un braccio di ferro in vista con il Consiglio federale, su un tema estremamente delicato.

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