Notizie dall’interno dell’IA

Avrete sentito parlare, nelle scorse settimane, della nuova ondata di licenziamenti decisa da Microsoft, che colpiscono suoi collaboratori attivi nelle sue sedi americane e nel mondo. Il colosso di Redmond ha comunicato l’iniziativa con il solito distacco formale. Si tratta di «cambiamenti necessari per posizionare al meglio la società per il successo». I mercati finanziari hanno reagito positivamente, con un leggero rialzo delle quotazioni, poi stabilizzatosi. Uno «stiamo a vedere», più o meno, che mostra gli investitori fiduciosi: 9000 licenziamenti bastano a tranquillizzarli, pare. La notizia ci tocca relativamente, è una delle molte che si accavallano sui media attorno al «costo», in senso economico ma anche umano, che ha la ricerca nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Caso vuole che, uno di quei 9000,… sia un nostro amico. Una persona in carne ed ossa che conosciamo. Abbiamo provato a chiedergli cosa stia succedendo, come si vede la faccenda da dietro le quinte.

«Lavoravo lì da quattro anni, in un settore dell’azienda in cui si fa veramente ricerca, si fanno pubblicazioni di tipo accademico che non hanno necessariamente immediato riscontro nel prodotto. Il mio campo di lavoro era a cavallo tra IA e data science». Luigi (il nome è fittizio) è finito nelle maglie del nuovo provvedimento. Non sa bene cosa aspettarsi. Se gli si chiede «ti hanno licenziato per colpa dell’IA?» è dubbioso. «È difficile a dirsi con certezza, vista la mancanza di trasparenza, in parte anche dovuta ai tipi di contratti at will tipici degli Stati Uniti, che non richiedono di fornire spiegazioni quando si terminano. Le ragioni “ufficiali” che hanno fornito erano di ristrutturazione dell’azienda, che è una tautologia priva di informazione (come dire “licenziamo persone perché cambiamo il personale”). Si possono fare tante speculazioni sulle motivazioni, e personalmente penso che gli enormi investimenti che hanno fatto sull’IA, in particolare per l’infrastruttura (ad esempio le costosissime GPU, processori che elaborano le immagini grafiche) possano essere uno dei motivi per cui abbiano bisogno di più cash. Considera anche che sui licenziamenti c’è totale silenzio da parte di tutti». Ma, visto dall’interno, il settore dell’IA è davvero la gallina dalle uova d’oro? Molti segnalano problemi e difetti ancora evidenti nel meccanismo. «È un discorso molto ampio, ed è difficile spiegarlo in poche parole. L’IA è un nuovo tool, molto potente, che ancora non conosciamo appieno. Ha sicuramente i suoi pregi e i suoi difetti, e molti degli (enormi) investimenti sono in effetti atti ad esplorare e comprendere meglio questi pregi e difetti. La stessa cosa si può dire della maggior parte delle nuove tecnologie, anche di quelle a cui ora siamo totalmente abituati a diamo per scontate. Per me ha senso che si investa per questa esplorazione: abbiamo bisogno di capire come usare l’IA, ma anche come non usarla. Se ci si può “fidare” dell’IA, è un altro discorso. Sicuramente la tecnologia non è arrivata al punto tale che puoi prendere qualsiasi cosa dica l’IA senza controllarne la correttezza, l’etica, ecc. L’essere umano è ancora necessario. Se verrà mai totalmente rimpiazzato, non lo so, ma al momento questi tool IA sono pensati per essere piuttosto un supporto all’essere umano. Ad esempio Copilot scrive codice ma un ingegnere deve comunque controllare ed eventualmente aggiustare il codice scritto dall’IA».

Luigi con l’IA ci ha lavorato comunque, fino ad oggi, quotidianamente. Che impressione ne ha ricavato? «La usavo (e la uso) massivamente, sia nel lavoro che nella vita privata. Ha di gran lunga migliorato la mia vita in vari aspetti. Ma non la uso alla cieca, non credo a tutto quello che dice senza filtrare le sue risposte criticamente. Anzi, penso che usare queste tecnologie possa anche essere un modo per sviluppare il proprio senso critico e di leadership. Non capita spesso di avere un “servetto” che produce tutto quello che gli chiedi, anche se spesso produce errori. Più che fidarsi dell’IA, tramite l’uso dell’IA puoi imparare a fidarti del tuo senso critico e del tuo istinto, o perlomeno svilupparli». Grazie Luigi. Un abbraccio, e in bocca al lupo.

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