Sognare per migliorare il mondo

Da dove vengono i sogni? E in che luoghi ci portano? Da sempre i sogni sono stati usati per aiutare gli esseri umani a immaginare il futuro e a comprendere il passato. Non sono, però, soltanto un’esperienza individuale, che viviamo nel privato, ma possono diventare rivelatori di preoccupazioni condivise all’interno di una comunità. E permettono di accedere a una dimensione inconscia collettiva. Tiziana Liccardo, psicologa e psicoterapeuta all’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha scritto un manuale tra teoria e pratica sul tema, intitolato Social Dreaming Matrix (FrancoAngeli).

Tiziana Liccardo, perché i sogni sono importanti?
Il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, ha definito i sogni «la via regia» per accedere all’inconscio. I sogni sono importanti perché ci aiutano a entrare in contatto con parti profonde di noi stessi, spesso fuori dalla coscienza. Freud li definiva una sorta di «ponte» perché possono fare riemergere pensieri, emozioni o ricordi che durante il giorno tendiamo a mettere da parte o a rimuovere. Oggi, grazie al contributo delle neuroscienze, abbiamo anche conferme biologiche di questo processo. Quando cerchiamo volontariamente di non pensare a qualcosa, il cervello «attiva» certe aree e ne mette in «stand-by» altre. Nei sogni si accendono le zone legate alla memoria e si «disattivano» quelle del controllo razionale. Sembra, quindi, che il sogno favorisca il ritorno di ciò che normalmente cerchiamo di tenere lontano. In più, studi recenti suggeriscono che esiste una continuità tra le fantasie che facciamo da svegli e quelle che viviamo quando dormiamo. In altre parole, sognare è un modo naturale e creativo che la mente ha per elaborare ciò che viviamo, anche quando non ce ne rendiamo conto.

Che cos’è il social dreaming e come funziona?
È un metodo innovativo sviluppato da Gordon Lawrence negli anni Ottanta del secolo scorso. Il social dreaming prevede di utilizzare i sogni per esplorare l’inconscio collettivo e comprendere meglio il contesto sociale, culturale o organizzativo in cui viviamo. È una tecnica di lavoro in cui i partecipanti condividono sogni (recenti o passati) in uno spazio chiamato «matrice», il luogo simbolico e fisico dove si svolge la sessione. L’obiettivo di una matrice di social dreaming non è interpretare i sogni in chiave personale, ma scoprire connessioni, simboli e significati che emergono a livello collettivo. I partecipati sono invitati a raccontare liberamente e ad associare immagini e pensieri ai sogni, creando una rete di connessioni che può rivelare temi sociali, emozioni e intuizioni comuni. Conclusa la «matrice» si raccolgono i temi emersi in modo da offrire spunti di riflessione e ipotesi di lavoro dalle quali partire per immaginare nuove possibilità di relazione e di intervento.

Che interventi si possono fare a livello sociale «leggendo» i sogni?
I sogni offrono uno stimolo per la riflessione e il cambiamento e vengono utilizzati come punto di partenza per pensare insieme. Il social dreaming consente di lavorare in contesti istituzionali, organizzativi ed educativi, per favorire la consapevolezza e la creatività. La lettura collettiva dei sogni permette di ricavare spunti preziosi per interventi sociali in diversi ambiti. I sogni sono in grado di rivelare ansie diffuse, desideri collettivi o tensioni nascoste in una comunità, nei contesti di crisi sociale e di cambiamento culturale, per cogliere ciò che le persone sentono ma non sempre riescono a esprimere. In ambito formativo, il lavoro con il social dreaming è utile nelle scuole e nei corsi di alta formazione. Nelle aziende o negli enti pubblici, il social dreaming può essere impiegato per esplorare dinamiche organizzative, conflitti latenti o intuizioni creative. E favorisce il pensiero laterale e la trasformazione culturale interna. I sogni possono essere utilizzati anche nella ricerca sociale e nella progettazione partecipata. Nel mio libro ho riportato un’esperienza interessante a cui hanno partecipato studenti neurodiversi per discutere del complesso e delicato tema della sessualità nelle persone con disturbo dello spettro autistico.

Che cosa ci rivelano i sogni?
I sogni son desideri, diceva una canzone di qualche anno fa, ma sono anche rivelatori di paure, conflitti e angosce. E nel caso del social dreaming, rivelano dinamiche presenti nei contesti in cui siamo costantemente immersi e nella società più ampia. I sogni non sono una cartina tornasole soltanto del sognatore, ma riflettono anche il suo mondo di appartenenza. Condividere in gruppo le proprie visioni notturne individuali, permette agli psicologi di cogliere temi ricorrenti che possono indicare preoccupazioni collettive per crisi ambientali, cambiamenti culturali, conflitti sociali ed eventi bellici. Attraverso i sogni utilizzati in chiave sociale abbiamo accesso all’inconscio collettivo che può contenere intuizioni, simboli e significati che riguardano l’intera comunità, l’organizzazione o l’istituzione a cui si appartiene.

Che benefici porta il social dreaming?
Aiuta a sostenere l’incertezza, favorisce il dialogo libero senza pregiudizio, promuove la conoscenza condivisa e facilita il cambiamento organizzativo e sociale. Ad esempio, può migliorare la comprensione delle dinamiche di una organizzazione lavorativa, aiutare ad affrontare i conflitti latenti e stimolare innovazione nei contesti lavorativi o istituzionali. Nel mio libro ho riportato un’esperienza in un contesto di formazione per medici odontoiatri. Durante quella sessione, i partecipanti hanno condiviso sogni che riflettevano le loro preoccupazioni e ansie professionali soprattutto per la comunicazione della diagnosi di alcuni tipi di malattie. Attraverso la lettura collettiva dei loro sogni, siamo stati in grado di fare emergere prospettive che hanno permesso di superare le differenze individuali e di sviluppare nuove strategie per affrontare le sfide lavorative. Questa è solo una delle applicazioni che ho avuto modo di sperimentare. In un’azienda in crisi, ad esempio, i sogni hanno mostrato le angosce più diffuse dandoci modo di progettare interventi di supporto. E in un team creativo, hanno portato alla nascita di idee nuove e connessioni inaspettate.

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