Trump: un mondo di complotti e bugie

by Claudia

Nel 2005 la polizia di Palm Beach, in Florida, bussò alla porta di Jeffrey Epstein, cinquantenne molto noto nel mondo della finanza e della mondanità americana: la madre di un’adolescente di 14 anni lo aveva denunciato per abuso sessuale. Seguì un’indagine durata undici mesi – le ragazze che, in cambio di denaro, dovevano fornire prestazioni sessuali divennero cinque, con 17 persone che testimoniarono contro Epstein rivelando una rete di sfruttamento sessuale che coinvolgeva decine di minorenni – e finita con un patteggiamento del finanziere, condannato a 18 mesi di carcere, poi ridotti a 13. Nel luglio del 2019 Epstein è stato arrestato all’aeroporto di Teterboro, in New Jersey, di ritorno da un viaggio in Francia con l’accusa di traffico sessuale e associazione a delinquere con finalità di traffico sessuale. I fatti risalivano sempre ai primi anni Duemila ma riguardavano altre ragazze, dai 14 anni in su, reclutate sia a Palm Beach sia a Manhattan. Epstein si è dichiarato non colpevole e poco dopo, il 10 agosto, è stato ritrovato morto nella sua cella: il medico ha stabilito che si fosse impiccato.

Da allora attorno a Epstein è stata costruita una delle teorie del complotto più appiccicose e durature di sempre, basata sulle frequentazioni mondane del finanziere: politici, imprenditori, principi che erano saliti sul suo aereo privato e che erano stati ospiti nella sua villa sulle Isole Vergini. Poiché Epstein era un pedofilo parte di una rete di adescatori e adescatrici enorme e fitta, chiunque si fosse imbattuto in lui – ed era impossibile essere famoso e non incontrarlo – è diventato in qualche modo parte di quella rete. E così è nata la teoria, finora non confermata, che esista una «lista dei clienti» di Epstein, in possesso delle autorità che non vogliono pubblicarla, perché il sistema si protegge e si assolve sempre. Donald Trump, che di Epstein era amico – anche se nel 2019, l’anno della disfatta e del suicidio (i complottisti non credono al suicidio, dicono che è stato ammazzato), ha dichiarato che erano 15 anni almeno che non lo vedeva più dopo un litigio – ha alimentato l’idea che fosse l’establishment di sinistra a voler insabbiare la lista e la morte in carcere. La retorica anti-élite che ha fatto la fortuna politica dell’attuale presidente degli Stati Uniti si è saldata in modo inestricabile ai presunti segreti sul caso Epstein, cosicché il cosiddetto mondo «Maga» – da «Make America Great Again» – è diventato il più chiassoso nel volere trasparenza su questa vicenda. Trump, tornato alla Casa Bianca per la seconda volta, ha assecondato la richiesta: l’Fbi e il Dipartimento di giustizia hanno rivisto tutta la documentazione ma non hanno trovato nulla di quello che pensavano di trovare. Così hanno dovuto ammettere che i presunti video i quali immortalano i politici di sinistra fare sesso con le minorenni non ci sono e che non esiste nemmeno la «lista dei clienti». Che per i trumpiani è come dire: non c’è nessun complotto su Epstein, è tutto falso.

I «Maga» non ci hanno visto più: per loro questa vicenda è simile all’assalto del 6 gennaio al Campidoglio, è intrinseca alla fiducia che ripongono nella capacità di Trump di ribaltare il sistema, di fare giustizia per loro. «Se è falsa questa allora cos’è vero?». Trump, che ha contribuito a fare diventare popolari teorie che prima vivevano soltanto in ambiti ristretti e allucinati, si è ritrovato incastrato dal suo stesso complottismo e da quel momento in poi ha tentato di uscire dall’assedio o fornendo nuovi complotti in cui credere – «è tutta una bufala inventata dalla sinistra, questa di Epstein», ha detto – o elargendo contentini – «saranno pubblicate le testimonianze pertinenti del processo» – oppure ancora creando altre grandi distrazioni, come quella che sostiene che Barack Obama si sia inventato il «Russiagate» e le interferenze russe nelle presidenziali del 2016. Nel frattempo «The Wall Street Journal», un giornale conservatore, ha pubblicato uno scoop che descrive il biglietto d’auguri che Trump avrebbe mandato a Epstein per il suo 50esimo compleanno, con il disegnino di una donna nuda e allusioni a segreti stupendi tra i due. Il presidente ha querelato il giornale conservatore di proprietà di Rupert Murdoch, negando di aver scritto quel biglietto e negando anche il fatto di aver mai disegnato qualcosa. Poco dopo sono stati trovati e pubblicati dei suoi disegni di New York…

Poiché la menzogna è lo strumento di Governo di Trump e del trumpismo, è difficile capire se esista una teoria del complotto che possa ora saziare il mondo «Maga» privato della teoria madre su Epstein. Ma più passa il tempo più sembra che la rivolta si stia quietando, che il credito concesso a Trump dai suoi sostenitori non sia esaurito, che il complotto nel complotto – «i liberal stanno cercando di incastrarmi su Epstein» – batterà anche la più semplice delle spiegazioni, quella sostenuta anche dall’ex amico Elon Musk: Trump non vuole rendere pubblica la «lista dei clienti» perché là dentro c’è anche lui.