Il medico Pietro Majno-Hurst: «È peggiodella guerra, Berna non può rimanere inerte»
Un bimbo che guarda nel vuoto mentre suo padre agita le sue braccine scheletriche e afferma: «Se le cose continueranno così mio figlio presto morirà, e noi non possiamo fare niente per lui». Il piccolo abbassa appena lo sguardo alle parole «presto morirà». È una delle tante immagini atroci che arrivano da Gaza. Una prigione a cielo aperto zeppa di macerie e di fame (un quarto dei bambini tra i 6 mesi e i 5 anni è malnutrito, afferma l’organizzazione Medici senza frontiere, come del resto il 25% delle donne incinte o che allattano). «Un luogo di sterminio», l’ha definito anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. «Anche in caso di conflitto – mi appello al diritto internazionale umanitario – bisogna assicurare il rispetto della dignità umana e delle persone più vulnerabili. Ma qui siamo oltre: non si tratta di una guerra, è molto peggio». A parlare Pietro Majno-Hurst – medico illustre nel campo della chirurgia del fegato, tra i firmatari di un nuovo appello al Consiglio federale contro lo scempio che si consuma in Medio Oriente, «e questo nella sostanziale inerzia del nostro Governo, sulla base di argomenti inaccettabili e fallaci». Il documento, sottoscritto da una quarantina di personalità di spicco nel campo sanitario, accademico, politico ecc., chiede alla Svizzera di intervenire affinché Israele apra subito le frontiere di Gaza per permettere l’accesso agli aiuti e «di accogliere vittime civili nei nostri ospedali». Il nostro interlocutore aggiunge: «È necessario anche l’ingresso dei giornalisti che raccontino davvero cosa sta capitando».
«Vengo da una famiglia italiana di origine ebraica», continua. «Mio padre e mio zio sono stati accolti come rifugiati in Svizzera nel 1943 (potete leggere la loro storia sul sito https://majno.ch); ho ancora dei parenti in Israele. Sono insomma cresciuto all’ombra dei racconti della Shoah che è stato un crimine contro l’umanità – non solo contro gli ebrei – e che non conferisce nessun credito a Israele: sterminiamo noi così siamo pari; ma chi si stermina poi? È assurdo». Abbiamo superato la legge del taglione. «Quello che sta succedendo è inconcepibile: Israele si proclama l’unica democrazia del Medio Oriente e nel contempo mette in pratica azioni genocidarie, perché così vanno chiamate: disintegrare il sistema sanitario e il sistema di istruzione, affamare dei bambini nei primi anni di vita… Il loro potenziale cognitivo non sarà quindi mai raggiunto, con tutte le conseguenze del caso». Intanto molti israeliani restano paralizzati dalla propaganda. «Noi umani abbiamo due superpoteri», commenta Majno-Hurst, «credere in quello in cui abbiamo voglia di credere, cosa che ci ha permesso cose straordinarie ma che ha un rovescio della medaglia estremamente pericoloso, e chiudere gli occhi quando non vogliamo vedere la realtà. Credevamo di aver imparato la lezione del Ghetto di Varsavia e dei campi di concentramento, dei dati emersi dal rapporto Bergier. “Non sapevamo cosa stava succedendo”, “eravamo circondati da Hitler”, la giustificazione della Svizzera. In Israele sta accadendo di nuovo e il nostro Governo non sta facendo niente per evitarlo. Se si verificasse un terremoto a Tel Aviv partirebbero giustamente navi da tutta Europa per portare aiuti. E il terremoto sarebbe meno grave, non disintegra il sistema sanitario, non provoca una carestia di proporzioni inaudite. Come possiamo non agire con tutti i mezzi a nostra disposizione? E di mezzi ne abbiamo».
Il nostro interlocutore si riferisce alle sanzioni, al blocco dei conti dei cittadini e delle società legati al regime, all’esercito (perché alla Russia sì e a Israele no?). «Non abbiamo nemmeno riconosciuto lo Stato di Palestina. La Svizzera ha partecipato al vertice di New York con l’idea dei due Stati, ma che Berna cominci a riconoscere lo Stato di Palestina, come fa la Francia di Macron, finalmente! Un gesto simbolico importante». Come importante è sostenere con donazioni le ong attive sul campo e far sentire il proprio sdegno in ogni occasione. Nel mondo si osservano però reazioni non sempre costruttive, vedi attacchi antisemiti. La spirale di odio e violenza continua insomma. Uscirne si può? «L’antisemitismo è un odio razziale e come tale va condannato, punto», osserva Majno-Hurst. «Purtroppo la popolazione può manifestare dei sentimenti brutali che i loro leader hanno il compito di arginare, elevando il sentimento della Nazione. Sembra però che non si riesca più a portare in posizioni di potere personalità in grado di farlo. Bisogna dunque riflettere sul meccanismo di selezione dei nostri leader perché oggi questi sono spesso inadeguati ai veri compiti urgenti, ovvero la pace e il riscaldamento climatico, per i quali bisogna agire al più presto». Majno-Hurst infine torna su Gaza: «Ci teniamo ad essere neutrali, ma neutralità non significa passività davanti all’ingiustizia. Un arbitro deve essere neutrale, ma se non fischia un fallo, fa male il suo compito. Adesso in campo ci sono un bullo e un criminale e non fischiamo i rigori: siamo pazzi o incompetenti! Questa non è solo la partita di Gaza, è la partita di tutti i valori dell’Occidente. Non possiamo voltarci dall’altra parte».