Il corvo e la corona

Domani, 5 agosto 2025, cade l’anniversario della morte di Re Osvaldo di Northumbria, uno dei più misteriosi santi martiri venerati dalla Chiesa di Roma.

Il suo culto è diffuso in tutto l’arco alpino: a Zugo, dove Sant’Osvaldo è venerato come patrono, gli è dedicata una chiesa in stile gotico che vide le fondamenta inaugurate il 18 maggio del 1478, un anno dopo la fine di quella guerra di Burgundia che dal 1474 al 1477 oppose i cantoni dell’Antica Confederazione ai Duchi di Burgundia nella lotta per l’egemonia territoriale regionale. Altrove nell’arco alpino il culto ha dato il nome ad almeno dodici insediamenti che portano il toponimo Sankt Oswald. È diffuso ad Est fino a Sauris/Zahre, nelle Alpi Carniche, dove gli è stato dedicato un intero museo. Almeno sei insediamenti sul versante italofono delle Alpi venerano Sant’Osvaldo come patrono. Fra questi anche la frazione Borsoi del comune di Tambre, nelle Dolomiti Orientali, oggi peraltro più conosciuta urbi et orbi per essere il luogo di residenza del vostro Altropologo preferito, noto localmente come el profesor mat.

Nato nel 604, Osvaldo fu re del Northumberland, una regione dell’Inghilterra settentrionale, all’epoca in cui la Gran Bretagna veniva evangelizzata. Convertitosi al Cristianesimo durante un periodo di esilio nella Scozia, già cristianizzata da monaci irlandesi celto-gaelici, ed in seguito alle vicissitudini che avevano portato in quei decenni turbolenti alla perdita del trono del padre, Osvaldo guidò la riscossa cavalcando la Nuova Religione per radunare un piccolo ma agguerrito esercito le truppe scelte costituite da cristiani. Nel 634 ebbe luogo la battaglia finale contro Cadwalla, re pagano della metà meridionale del Regno di Northumbria, noto per la sua ferocia. La sera prima della battaglia Osvaldo fece erigere una croce di legno attorno alla quale i suoi soldati – fossero o meno cristiani – furono invitati a pregare. Dopo la battaglia, che vide Cadwalla finire ingloriosamente, divenuto Re di un Northumbria riunificato, Osvaldo era determinato a convertire l’intera popolazione del regno – ancora largamente pagana – alla religione che gli aveva fatto vincere un Regno.

Come narra Beda il Venerabile nella sua Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum (731), Osvaldo chiese dunque ai suoi contatti scozzesi di mandargli un vescovo predicatore per convertire i suoi sudditi. Questi – giudicato posteriormente come molto severo e intollerante – avendo certificato i residenti del Northumbria come particolarmente cocciuti e ostinati, dette le dimissioni. Arrivò dunque Sant’Aidano (morto nel 651): pacifico, soave e tollerante, Aidano ebbe grande successo di pubblico e critica. Al punto che i re degli staterelli vicini riconobbero la leadership di Osvaldo: il Re del Wessex gli fece sposare la figlia Cineburga. Era questa giovanissima poiché sappiamo che Osvaldo era stato il suo padrino di battesimo – pratica strategica di politica matrimoniale presto bandita dalla Chiesa perché considerata incestuosa.

Osvaldo morì in battaglia nel 642, a soli 38 anni, per mano del Re pagano Penda di Mercia. Vista la mala parata, giunto all’epilogo della battaglia di Maserfield, nello Shropshire, si inginocchiò a pregare coi suoi soldati per poi subire una morte da martire. Il suo corpo fu smembrato, le varie parti appese agli alberi del regno di Mercia in monito perpetuo ai nemici di Penda. Il braccio destro – quello che portava la spada – fu invece cristianamente salvato per farne una reliquia: l’albero disseccato sul quale era stato appeso rinverdì rigoglioso, inaugurando così la serie leggendaria dei miracoli del Re Guerriero. Nel corso del Medioevo il resoconto di Beda si arricchì di nuovi elementi. In un manoscritto del XII secolo la figura di Osvaldo acquistò i lineamenti ideali di un cavaliere medievale: bellezza d’aspetto, vigore fisico, eroismo, saldezza nella fede. La sua vicenda assunse altri risvolti leggendari nei racconti sviluppatisi nei Paesi germanici. In un poema del XV secolo Osvaldo è l’eroe che riesce a conquistare e sposare la figlia di un re pagano con l’aiuto di un corvo parlante, che porta alla principessa i messaggi di Osvaldo e l’anello di fidanzamento.

È qui, come si dice, che casca l’asino. Il corpo smembrato e poi misticamente resuscitato, il palo ovvero croce, il culto che si afferma attorno a fonti sacre meta di pellegrinaggi ed altri dettagli – e soprattutto il corvo parlante messaggero d’amore che accompagnano l’agiografia di Osvaldo – tradiscono il debito della sua leggenda alla mitologia di Odino/Woda/Wotan, divinità suprema dei popoli nordici che ne fa da modello.

Come? Quando? Perché successe? Questa è un’altra storia…

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