Il lato nascosto di Harald Szeemann

by Claudia
11 Agosto 2025

La Fondazione Monte Verità omaggia il grande curatore svizzero con un libro e una mostra

Personalità carismatica dallo sguardo sul mondo disinvolto, trepidante e anticipatore, Harald Szeemann ha bisogno di ben poche presentazioni. È con lui che è nata la figura del curatore che abbraccia una nuova concezione di mostra d’arte come forma autonoma di linguaggio capace di innescare energie creative. A guidare Szeemann sono sempre state una profonda sensibilità, l’apertura alla sperimentazione più radicale (si pensi alla memorabile rassegna Live in your head. When attitudes become form organizzata alla Kunsthalle di Berna nella primavera del 1969) e una grande carica utopica.

Osannato e imitato da molti, ma rimasto un unicum nella storia dell’arte, Szeemann riteneva che un’esposizione d’arte dovesse visualizzare un meccanismo dello spirito, un modello di pensiero e di vita, e che gli strumenti in mano a colui che la organizza dovessero essere il sesto senso e la complicità con gli artisti, di cui era fondamentale cogliere «l’intensità delle intenzioni». Egli ha saputo far evolvere ed espandere il ruolo del curatore diventando una sorta di meta-artista il cui lavoro non si limita a scegliere le opere da esporre ma si spinge a focalizzare e rappresentare stati mentali, aspirazioni e riflessioni personali. La sua vera forza, difatti, è stata dare voce all’intima necessità, alimentata dalla propria peculiare esperienza, di mettere in scena la potenza dell’individuo e dell’utopia.

Si comprende bene, dunque, il motivo per cui nel 1978 Szeemann, che aveva fatto del Ticino la sua terra d’adozione, avesse organizzato Monte Verità. Le mammelle della verità, una mostra nata come ricostruzione storica, poetica e mistica di questo luogo magnetico («somma di ideologie innestata in un paesaggio materno», come lo definiva lo stesso curatore) che, all’inizio del XX secolo, era stato un polo di attrazione per pensatori e artisti con ideali utopistici, anarchici e teosofici inclini a un modo di vivere alternativo.

L’intento di questa rassegna, frutto delle sistematiche ricerche che Szeemann portava avanti da anni, era quello di restituire l’impulso vitale dell’esperienza unica del Monte Verità nella speranza che potesse essere d’ispirazione per nuove visioni. E se oggi la storia della collina sopra Ascona è ampiamente conosciuta e avvolta da un’aura quasi mitica lo si deve proprio alla mostra di Szeemann, meritevole di averla condotta al centro dello scenario artistico internazionale.

A vent’anni dalla morte del curatore d’arte, la Fondazione Monte Verità omaggia con due eventi questa figura che ha dedicato tanta passione alle vicende del luogo asconese fortificandone la straordinaria valenza culturale.

Il primo è la pubblicazione del libro Pretenzione Intenzione – Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann, curato da Una Szeemann, Michele Robecchi e Bohdan Stehlik con Elsa Himmer, per le Edizioni Patrick Frey. Il volume si pone come un’opera inedita nel contesto degli studi sullo storico dell’arte svizzero poiché ne indaga e narra il multiforme universo con un approccio non scientifico, bensì, in pieno mood szeemanniano, intuitivo e contemplativo.

Il progetto nasce da una serie di oggetti facenti parte del Museo delle Ossessioni di Szeemann, una sorta di collezione interiore, di Wunderkammer mentale (da lui stesso chiamata «un’unità di energia»), che ha trovato la sua estrinsecazione fisica nello spazio della Fabbrica Rosa, la dimora-archivio situata a Maggia dove il curatore si ritirava per creare e meditare e dove ha collocato nel corso degli anni la sua peculiare raccolta di materiali radunata con instancabile spirito di ricerca.

Proprio qui, dunque, Szeemann aveva costituito un archivio estremamente variegato composto da documenti, opere d’arte, fotografie, lettere, schizzi, libri e oggetti di ogni tipo, ciascuno testimonianza dei suoi viaggi, delle sue relazioni e delle sue esplorazioni artistiche e antropologiche. Dopo la sua morte, tutto è stato catalogato. Una parte di questa collezione è stata acquisita dal Getty Research Institute di Los Angeles mentre un’altra parte, quella relativa alla storia del Monte Verità, si trova oggi all’Archivio di Stato del Canton Ticino.

La cosa interessante è che alcuni oggetti sono sfuggiti a questo censimento: misteriosi e indecifrabili, vuoi per la provenienza ignota o per lo sconosciuto motivo della loro presenza nella raccolta, vuoi per un’errata valutazione, hanno respinto ogni tentativo di inventariazione. È così che, custoditi dalla famiglia, questi materiali dallo statuto incerto sono diventati i protagonisti del libro, ponendosi come spunti inconsueti da cui far riemergere storie e memorie legate a Szeemann e al suo approccio curatoriale. Le narrazioni degli autori del libro, accompagnate dalle belle fotografie in bianco e nero dell’artista Bohdan Stehlik, ne hanno dato letture e interpretazioni originali che, pur partendo da prospettive disciplinari diverse, hanno condiviso l’intento di raccontare il lato più enigmatico di Szeemann.

Questi stessi oggetti sono stati esposti nelle capanne Casa Selma e Casa dei Russi al Monte Verità, i due spazi della collina prediletti da Szeemann, per il secondo evento che omaggia il curatore svizzero. La mostra li rende visibili al pubblico come già era avvenuto dieci anni fa nella citata Fabbrica Rosa, dove era stata allestita una rassegna quale simbolico saluto a quel luogo così significativo che a breve sarebbe stato destinato ad altre funzioni.

Nell’esposizione al Monte Verità i materiali presentati, forti della loro suggestiva interpretazione all’interno del volume, sprigionano oggi una rinnovata energia, ammaliando lo spettatore per la loro condizione di elementi sospesi in una dimensione arcana e per questo aperti a infinite possibilità di decodificazione.

«Reliquie profane», come sono stati definiti nella pubblicazione, questi oggetti ermetici sono frammenti di realtà intrisi di ricordi, di sensazioni e di occasioni, capaci di evocare l’intima e seducente percezione del mondo di una figura unica del panorama storico artistico internazionale.